Forum Fuels Mobility: il nodo mobilità sostenibile dal punto di vista dei carburanti

Le forti criticità del quadro normativo europeo, e i relativi obiettivi, sono stati al centro del Primo Forum Fuels Mobility – “Trasporti: tra ambiente e sicurezza”, l’evento convegnistico sull’innovazione tecnologica nella mobilità sostenibile e nella rete carburanti, promosso da BFWE – BolognaFiere Water&Energy in collaborazione con Assogasliquidi-Federchimica, Assopetroli-Assoenergia e Unem.
Quello che è emerso dagli interventi è che il trasporto è responsabile di oltre il 20% delle emissioni a livello globale e di conseguenza la mobilità sostenibile è il pilastro della transizione energetica. Tuttavia gli obiettivi europei sono difficilmente raggiungibili nei tempi stabiliti. Questo perché la strategia Ue è impostata su un “approccio ideologico”, che non tiene conto né delle peculiarità di ogni singolo Paese, in particolare dei suoi punti forza, né di tutti i vettori energetici che possono contribuire alla decarbonizzazione dei trasporti. Altri problemi emersi: le infrastrutture che devono essere adeguate ai nuovi veicoli circolanti e le normative Ue che si applicano solo in Europa e non in altri Paesi, con conseguente perdita di competitività.
“La tabella di marcia definita da Bruxelles è ambiziosa ma si tratta di un impianto che pecca di restrittività perché in previsione sarà adottato solo in Europa e non in altri Paesi. Ciò vuol dire una perdita di competitività a livello economico”, ha detto Paolo Borchia, eurodeputato coordinatore commissione ITRE del Parlamento europeo, sottolineando come l’impostazione legislativa europea sia basata su “un approccio ideologico e non concreto” che non tiene conto delle specifiche soluzioni che ogni Paese ha già sviluppato mentre “è invece necessaria una neutralità tecnologica con un mix di vettori”. In particolare soffermandosi sull’Italia, nonostante “siano stati fatti dei passi in avanti con importanti investimenti e sforzi”, la strada è ancora lunga: come spiega Borchia, e come è stato sottolineato in molti interventi successivi – se si parla di elettrico, le infrastrutture di ricarica dovranno crescere al ritmo della diffusione della messa sul mercato di questi veicoli. Se si parla di idrogeno bisogna realizzare le infrastrutture che servono alle autovetture e ai furgoni con reti di collegamento. Se parliamo di marittimo, occorre fornire alle navi in banchina infrastrutture per la ricarica di elettricità. “Tutto questo seguendo le tappe previste entro 2025 ed entro il 2035. Date fissate che diventano richieste difficili da perseguire”, ha commentato Borchia.
In tutte le tavole rotonde è stato quindi messo in risalto il ruolo fondamentale di tutti i vettori che insieme possono contribuire a decarbonizzare il trasporto su strada, ferroviario, marittimo, privato e pubblico: Gpl, Gnl, biometano, efuels, biocarburanti, idrogeno, elettrico. Tutti concordi nel dire che non ci sono soluzioni uniche e ogni segmento ha bisogno della sua soluzione ideale. Multi-energia, è stata la parola d’ordine. Alcune società stanno investendo anche in nuove tecnologie per la miscelazione tra vari carburanti, come metano e idrogeno. Molte altre stanno ampliando il loro core business, ad esempio dall’elettrico si stanno focalizzando anche sull’idrogeno e sui nuovi carburanti “green”.
“Condividiamo il tema dei rischi di scelte univoche. L’industria vuole migliorare le tecnologie esistenti per ridurre le componenti fossili nei carburanti ed arrivare a prodotti decarbonizzati. Per poter fare ciò non bastano il coraggio e le competenze imprenditoriali. Occorre una adeguata legislazione che sia di supporto all’incremento nella produzione di soluzioni bio e rinnovabili e che tenga in considerazione i costi delle tecnologie. Il GPL in questo momento è riconosciuto per le sue qualità ambientali ma anche per un prezzo che lo rende disponibili anche alle famiglie meno abbienti”, ha detto nel suo intervento Andrea Arzà, Presidente di Assogasliquidi- Federchimica.
Anche Andrea Rossetti, Presidente di Assopetroli Assoenergia, ha sottolineato la necessità di una “transizione energetica improntata sul principio della neutralità tecnologica, che viaggi sui binari del realismo e della razionalità. Occorre inoltre un approccio sistemico per sanare lo scollamento tra realtà e politiche pubbliche al quale stiamo assistendo. Una transizione votata esclusivamente e dogmaticamente all’elettrico, infatti, non avrà ripercussioni solo sugli operatori della filiera dei carburanti. Il rischio è di mettere a repentaglio la sopravvivenza di interi settori industriali europei, sacrificando posti di lavoro, expertise e ricchezza, in favore degli interessi dei Paesi del far east, che detengono il monopolio delle supply chain dell’elettrico”.
Marina Barbanti, Direttore Generale Unem, si è invece soffermata sulla decisione Ue rispetto allo stop ai motori a combustione intera, ad eccezione degli efuels. Una decisione che “è stata sempre molto chiara, cioè quella di vietare per legge alcune tecnologie che oggi anzi sono in grado di garantire la transizione nella decarbonizzazione dei trasporti. Decisione incomprensibile che ci espone a diversi rischi, sia industriali che sul fronte della sicurezza degli approvvigionamenti”. Barbanti spiega poi che “l’introduzione degli e-fuel per alimentare un motore a combustione interna dopo il 2035 è positiva a metà perché ci sono anche altri prodotti carbon neutral oggi lasciati fuori, come i biocarburanti e i recylced carbon fuels, che possono dare un contributo decisivo alla decarbonizzazione. Deve valere il principio della neutralità tecnologica”.
La due giorni del Forum Fuels Mobility ha visto una altissima affluenza di partecipanti: circa 500 in presenza e in streaming tra rappresentanti istituzionali, aziendali, delle associazioni di categoria, giornalisti ed esperti del settore. Alle tavole rotonde che si sono susseguite hanno partecipato circa 50 relatori, tutti di altissimo livello.
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