ELEMENTI – Zinco, viale del Quarto Periodo, 30

Circa la metà della produzione mondiale dello zinco viene utilizzata per la zincatura, un procedimento con il quale l’acciaio è protetto dalla corrosione

Pubblicato il 2 novembre 2011

L’umile zinco, simbolo Zn, peso atomico 65, riceve poca attenzione eppure è il quarto metallo importante, dopo ferro, alluminio e rame. Di questo metallo si producono nel mondo circa 12 milioni di tonnellate all’anno. In testa come al solito è la Cina, seguita dal Perù, dall’Australia e da tanti altri paesi. L’Italia ha vari giacimenti di zinco; la storica miniera di Cave del Predil, in provincia di Udine fu chiusa nel 1999 non per esaurimento del minerale, ma per la scarsa convenienza economica; altre miniere e raffinerie sono in funzione in Sardegna. Nel 2000 in Sardegna sono state prodotte 170.000 tonnellate di zinco, ma si tratta di attività esposte alle turbolenze del mercato globale.

La Cina, il maggiore consumatore di zinco, assorbe gran parte della propria produzione e ne esporta sempre meno. I principali minerali di zinco sono il silicato calamina, e il solfuro, la blenda. In genere i minerali di zinco sono insieme a quelli di altri metalli.

Lo zinco è stato ottenuto da tempi antichissimi, anche se non se ne conosceva esattamente la natura. Già nel 1000 avanti Cristo venivano prodotte leghe di zinco e rame, quelle che chiamiamo ottone. Gli alchimisti bruciavano lo zinco, che si ossida facilmente, per ottenere una polvere bianca chiamata la “lana filosofale” o neve bianca. Si attribuisce al chimico Andreas Marggraf (1709-1782) la descrizione, nel 1746, dello zinco come nuovo metallo anche se la storia ha aspetti oscuri.

Lo zinco venne ad avere un ruolo molto importante nella tecnica dopo che Alessandro Volta (1745-1827) ne ebbe scoperto le proprietà elettrochimiche. La prima “pila” di Volta era costituita da dischetti di zinco e rame divisi fra loro di un panno contenente acido solforico. Ancora oggi si usano le pile a zinco-carbone inventate dal francese Georges Leclanché (1839-1882). Si può produrre elettricità attraverso l’ossidazione dello zinco con aria o ossigeno; l’ossido di zinco che si forma viene poi rigenerato, naturalmente consumando più elettricità di quella liberata dalla pila.

Lo zinco metallico si produce principalmente trasformando i minerali di zinco in ossido greggio che viene poi sciolto in acido solforico e sottoposto ad elettrolisi. Circa la metà della produzione dello zinco viene utilizzata per il rivestimento dell’acciaio che viene così protetto dalla corrosione. La zincatura avviene con un procedimento galvanico o per immersione nello zinco fuso. Lo zinco entra in varie leghe; una parte viene ossidata per produrre l’ossido di zinco che trova impiego nelle coperture di autoveicoli, nell’industria ceramica e in prodotti farmaceutici. In quell’appartamentino del Viale del Quarto Periodo abitano quattro fratelli, tutti isotopi stabili dello zinco.

Giorgio Nebbia



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