Clima: cresce impegno UE per aiutare i Paesi in Via di Sviluppo
Soddisfazione della Commissione europea per l'impegno dell'Unione europea ad aumentare nei prossimi anni i fondi pubblici destinati a finanziare i costi generati dai cambiamenti climatici nei Paesi in Via di Sviluppo.
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Nel 2014 l’Unione Europea e gli Stati membri hanno stanziato 14,5 miliardi di euro per aiutare i Paesi più poveri e vulnerabili a ridurre le emissioni di gas serra e adattarsi alle conseguenze dei cambiamenti climatici.
Si deve all’UE e ai suoi Stati membri oltre la metà dei finanziamenti pubblici mobilitati per contribuire ai 100 miliardi di dollari che costituiscono l’impegno preso a Copenaghen nel 2009 dai paesi sviluppati. Tra il 2007 e il 2013 sono stati investiti 25 miliardi di euro in progetti in campo climatico nei paesi in via di sviluppo grazie a strumenti di finanziamento pubblico-privato dell’UE. La Commissione europea ha svolto un ruolo centrale e di coordinamento in questo processo e continua ad essere uno dei donatori principali attraverso i propri fondi per lo sviluppo internazionale. Nel periodo 2014-2020 almeno il 20% del bilancio dell’UE sarà speso nell’azione per il clima.
“L’UE oggi ha confermato il suo ruolo guida a livello mondiale nel finanziamento di azioni sul fronte del clima. Prima dell’appuntamento cruciale rappresentato dalla COP21, stiamo fornendo ai Paesi in Via di Sviluppo un sostegno finanziario significativo e non cesseremo di farlo. Oggi abbiamo anche stabilito alcuni principi chiari per far sì che i finanziamenti siano della massima efficacia: versamento delle quote in funzione dell’evoluzione delle capacità di ciascuno; piena partecipazione del settore privato grazie alla creazione di un contesto favorevole; assegnazione dei fondi ai paesi più vulnerabili” ha dichiarato Pierre Moscovici, Commissario europeo per gli Affari economici e finanziari, la fiscalità e le dogane”
Inoltre, a meno di tre settimane dall’inizio dei negoziati di Parigi sui cambiamenti climatici, i ministri delle finanze si sono impegnati a continuare a erogare anche dopo il 2020 (anno in cui dovrebbe entrare in vigore un nuovo accordo mondiale sul clima) finanziamenti pubblici per i più poveri, bisognosi e vulnerabili.
La Commissione europea condivide l’appello rivolto ai negoziatori di Parigi ad inviare un segnale forte al settore privato perché riorienti i flussi finanziari verso investimenti a basse emissioni di carbonio e resilienti ai cambiamenti climatici. I finanziamenti per il clima hanno bisogno di contesti favorevoli, ossia piani di sviluppo, strategie climatiche, politiche, strumenti, meccanismi e quadri regolamentari opportunamente messi in atto a livello nazionale per spianare la strada all’azione del settore privato.
I ministri delle finanze dell’UE hanno rilevato che occorre aumentare gli investimenti nello sviluppo a basse emissioni e resiliente ai cambiamenti climatici, ridurre gradualmente gli investimenti a elevata intensità di carbonio e non trascurare l’importanza del segnale del prezzo del carbonio, mete che possono essere perseguite mediante una serie di strumenti, da quelli normativi, ai regimi di scambio di quote di emissioni, alle tasse sul carbonio.
L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici (Ocse) e la Climate Policy Initiative (CPI) hanno recentemente pubblicato una relazione dalla quale emerge che i Paesi sviluppati hanno mobilitato nel complesso 62 miliardi di dollari nel 2014 e 52 miliardi nel 2013. È necessario però che compiano ulteriori sforzi per riuscire a erogare collettivamente i 100 miliardi di dollari annui promessi entro il 2020.
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