Chimica, un 2009 nero. Ripresa (timida) solo nel 2010

A livello mondiale, le previsioni indicano per il 2009 un calo della produzione intorno al 9%, seguito da un +4% nel 2010 L’Italia è in media con i valori europei e cala a due cifre

Pubblicato il 3 agosto 2009

Niente di nuovo sul fronte della chimica. Dopo un 2008 non certo brillante, i cui presagi di calo si erano già manifestati con evidenza in chiusura d’anno, il 2009 riserva a livello mondiale piena conferma delle difficoltà che il comparto sta attraversando. A maggior ragione per il fatto che due dei fattori scatenanti la crisi mondiale hanno un legame molto forte con la chimica: stiamo parlando dell’edilizia, importante settore cliente, e il prezzo del petrolio, materia prima fondamentale.
A livello mondiale, nei mesi centrali dell’anno la produzione di chimica sembra essersi stabilizzata: un dato questo se vogliamo positivo, ma a cui fa da contralto il livello piuttosto basso raggiunto, -13%. Tale stabilizzazione è fondamentalmente frutto del rimbalzo che ha caratterizzato i Paesi emergenti e di un rallentamento della caduta nei Paesi avanzati. Globalmente, le previsioni lasciano intravedere per il 2009 un calo della produzione chimica intorno al 9%, seguito da un parziale recupero nel 2010 a +4% circa.

La chimica europea, ahimè, è stata quella che nel suo complesso ha subito la caduta più marcata, pari a -21% nella prima parte dell’anno: e lo ha fatto senza distinzione di area alcuna. Tale risultato ha infatti coinvolto nella stessa misura sia i mercati più maturi dell’Europa occidentale, sia l’Europa centro-orientale.
Se il calo in Europa è stato omogeneo, differenze anche sostanziali hanno caratterizzato i differenti comparti. La chimica di base ha mostrato un crollo pari al 26%. La chimica fine e specialistica (-17%) vede soffrire particolarmente i settori legati alle costruzioni, ai beni durevoli e a quelli di investimento. Nelle fibre il calo è pesantissimo, pari al -34%, soprattutto perché la parte tessile della filiera ha bloccato gli acquisti pur in presenza di un calo non eccezionale dei consumi finali.

E l’Italia? La performance della chimica italiana può sostanzialmente dirsi in linea con l’Europa: Federchimica registra valori pari a -22% per quanto riguarda la produzione nei primi 5 mesi e -26% per ciò che concerne l’export in volume.

Nel secondo trimestre 2009 la domanda ha vissuto un momento di risalita soprattutto perché, complice anche il calo dei prezzi, i clienti hanno optato per una ricostruzione, sia pur parziale, delle scorte. Ciò si è però sortito un effetto solo temporaneo e, in ogni caso, la produzione, pur in presenza di un miglioramento, si è assestata su livelli estremamente depressi. Durante i mesi di giugno, luglio e agosto l’incertezza dei clienti permane forte. Pertanto molti allungano la chiusura estiva e rinviano di fatto ogni decisione a settembre. Di conseguenza, il tenore degli acquisti di chimica è ancora molto debole e non sta consentendo un significativo aumento dei livelli produttivi.

Come già sta accadendo in altri settori (esempio l’elettronica e la meccanica) anche la chimica sta assistendo a un forte allungamento dei tempi medi di pagamento della clientela che, ad esempio nei settori di adesivi, inchiostri e vernici, sono arrivati a superare i 140 giorni (+10% rispetto al 2008). Senza dubbio il fenomeno coinvolge anche gli altri Paesi europei, ma pesa maggiormente sulla chimica
italiana dove i tempi medi di pagamento sono strutturalmente molto più elevati (quasi 100 giorni contro i 28 della Germania, 41 degli USA e 69 del Belgio).

www.federchimica.it


 



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