Wwf: chiudere con il carbone

A La Spezia ambientalisti, scienziati e amministratori hanno fatto il punto con Wwf per salvare il clima, chiudere con il carbone, aprire a nuove opportunità in vista della COP21 di Parigi.

Pubblicato il 29 settembre 2015

‘La difesa del passato – e il carbone è passato remoto – è una perdita di tempo inutile e molto dannosa per il clima per la salute delle persone e per l’economia; impiegate tutte le vostre energie per investire nel futuro’. Questo l’appello a tutti i decisori, politici ed economici sia locali sia nazionali, lanciato dalla Conferenza “Parigi chiama La Spezia: salvare il clima, chiudere con il carbone, aprire a nuove opportunità” che si è tenuta a La Spezia, organizzata da Wwf Italia e Comitato SpeziaViaDalCarbone, in piena coerenza con la enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco per la cura della casa comune. Scrive il Papa che i combustibili fossili, in particolare il carbone, devono essere sostituiti senza indugio. Gli effetti del cambiamento climatico diventano sempre più chiari e allarmanti e il summit sul clima COP21 di Parigi è una tappa importante per prendere decisioni incisive.

Come ricorda il documento distribuito alla conferenza “Parigi chiama La Spezia: salvare il clima, chiudere con il carbone, aprire a nuove opportunità”, lo scorso mese di luglio è stato il più caldo mai registrato a livello globale: il 2015 si avvia a essere l’anno più caldo della storia e già il MetOffice britannico annuncia che anche il prossimo anno sarà bollente. Che occorra agire lo sanno tutti, che sia necessario farlo subito lo dicono in molti, ma manca una strategia concreta.
 In Italia le centrali a carbone in attività sono 12 e pesano per il 40% delle emissioni dell’intero comparto termoelettrico pur contribuendo alla produzione di elettricità per il solo 13,5%.

L’Italia ha una sovrabbondanza di centrali termoelettriche. A fronte di un picco massimo mai raggiunto di 59,126 GW (record del 21 luglio 2015), abbiamo una capacità di produrre energia pari a circa 122 GW, cioè oltre il doppio. C’è dunque tutta la possibilità di tagliare, e infatti si sta andando verso la chiusura di un certo numero di centrali, anche a carbone.

Per questo il Wwf, in Italia e in Europa, ha chiesto che si definiscano degli standard di emissione per le centrali e che oltre un certo livello di emissioni per kWh prodotto le centrali vengano chiuse. Tra le centrali a carbone, quelle che vanno chiuse subito sono quelle che stanno producendo maggiori danni, essendo anche le più obsolete. Tra queste, spiccano quelle di Vado Ligure e di La Spezia, all’interno dei centri abitati, vecchie e con enormi problemi ambientali. Vado Ligure è stata chiusa dalla Magistratura mentre a La Spezia, invece, ancora si tergiversa, non si sono ancora adottate le Migliori Tecnologie Disponibili per la riduzione delle emissioni al camino e non c’è alcun progetto di copertura dei carbonili. Si vuole continuare ad usare l’impianto per l’intero periodo che separa dalla scadenza dell’Aia, vale a dire fino al 2021. È inaccettabile tenere aperta una centrale tra le più vetuste e inquinanti, inserita in un quartiere molto popoloso, con il pontile di scarico del carbone a 50 metri da una scuola dell’infanzia. Così facendo, inoltre, si blocca la possibilità e la capacità del territorio di pensare e promuovere alternative occupazionali, non solo per assorbire la manodopera dell’indotto (quella della centrale non sarebbe comunque licenziata) ma per offrire nuove possibilità di occupazione.

Per ogni milione di dollari investito, il carbone produce 1,9 posti di lavoro. Riconvertire con l’efficienza energetica gli edifici ne porta ben 7, il trasporto pubblico 11.

Proprio sulla necessità di tagliare il carbone in Italia il Wwf ha lanciato la campagna “Save the Climate, Save the Humans” dove si chiede a tutti di firmare la petizione al Presidente del Consiglio perché realizzi un piano di rapida uscita dal carbone che preveda tappe precise e standard ambientali davvero efficaci, che impediscano agli operatori di privilegiare l’uso delle centrali a carbone che emettono più CO2.

“La chiusura di ogni centrale a carbone è per noi non un obiettivo locale o regionale, ma nazionale e globale. Ci auguriamo che l’Enel, gli amministratori locali e quelli regionali divengano pionieri, affrettando la chiusura di La Spezia (e non solo). E su questo chiediamo ai cittadini di mobilitarsi, con la campagna ‘Save the Climate, Save the Humans’. La Spezia può essere un primo segnale che dimostri che l’Italia tutta vuole fare la propria parte e non si nasconde dietro a scuse”, dichiara Donatella Bianchi, presidente del Wwf Italia e spezzina di origine, che ha aperto il convegno.

Molti degli interventi hanno fornito una panoramica delle strategie in corso alla Spezia per entrare a pieno titolo nella rivoluzione energetica, riducendo l’impatto ambientale, in particolare nella prospettiva post-carbone dopo l’annuncio della chiusura della centrale Enel, prevista al più tardi per il 2021. Sono intervenuti l’assessore al Bilancio Alessandro Pollio, coordinatore del Progetto La Spezia 20.20 del Comune della Spezia, l’assessore all’ambiente della Regione Liguria Giacomo Giampedrone e il Presidente della Cciaa della Spezia Gianfranco Bianchi.

Per le associazioni organizzatrici hanno introdotto Mariagrazia Midulla, Responsabile Clima ed Energia Wwf Italia, che ha parlato della situazione climatica e dell’importanza di fare subito a meno del carbone, e Daniela Patrucco, portavoce del Comitato SpeziaViaDalCarbone e Vice Presidente della Cooperativa Retenergie, che ha fatto il punto sull’evoluzione della situazione spezzina chiudendo il suo intervento con una sorta di agenda per i decisori locali affinché prendano atto delle evidenze scientifiche che provano la nocività della combustione del carbone per la salute umana; pretendano da Enel l’immediata chiusura della centrale e l’avvio delle operazioni di bonifica; valutino il danno ambientale e sanitario causato dalla centrale nel territorio della Spezia, con una apposita indagine epidemiologica, per accertare le eventuali responsabilità e indennizzare le vittime; censiscano le discariche e i siti in cui sono state stoccate le ceneri, verificandone il potenziale di contaminazione per la loro messa in sicurezza; avviino l’immediata riorganizzazione di Arpal e Asl, che diventino più autonome dalla politica, per garantire ai cittadini liguri standard di monitoraggio e comunicazione adeguati a un Paese democratico e alla gravità della situazione.

Moderato da Corrado Ricci, storico giornalista locale della Nazione, il convegno ha affrontato gli impatti della combustione del carbone con Paolo Crosignani, autore delle perizie epidemiologiche commissionate dalle Procure di Rovigo e Savona nei casi delle centrali Enel di Porto Tolle e Tirreno Power di Vado Ligure Marco Cervino – fisico, ricercatore del Cnr, ha presentato uno studio di recente pubblicazione sul particolato secondario nella valutazione dell’impatto sanitario di una centrale a carbone, tra cui la centrale Enel di Brindisi; Mauro Mocci, Medico Isde, è entrato nel merito delle conseguenze per la salute derivanti dalla combustione del carbone. Nella seconda sessione, dedicata alle alternative energetiche e economiche sono intervenuti Gianluca Ruggieri, ingegnere ambientale – ricercatore presso il DiSTA Università dell’Insubria, che ha illustrato i nuovi scenari energetici e i nuovi paradigmi economici che caratterizzano la rivoluzione energetica in corso. Mauro Meggiolaro, giornalista de Il Fatto Quotidiano e responsabile dell’azionariato critico della Fondazione Culturale di Responsabilità Etica, ha infine riportato l’esperienza di otto anni di interventi alle assemblee degli azionisti di Eni e Enel.



Contenuti correlati

Scopri le novità scelte per te x