Un convegno per rilanciare la competitività dell’agricoltura italiana

Pubblicato il 26 gennaio 2017

Tecnologie green avanzate promettono di dare nuovo slancio e competitività all’agricoltura italiana: se da un lato le nuove soluzioni recentemente discusse anche in sede europea aprono a scenari di innovazione e crescita economica, dall’altro porgono il fianco al dibattito in materia di applicazioni della ricerca scientifica e Organismi Geneticamente Modificati. Queste nuove tecniche di miglioramento, invece, potrebbero essere realmente lo strumento per superare una volta per tutte le contrarietà ideologiche in tema di ricerca.

In che modo tradurre queste tecniche in una reale opportunità di crescita per il Paese? Questo il tema del convegno “Biotecnologie che aiutano l’agricoltura” organizzato alla Camera dall’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica con l’obiettivo di superare il dibattuto ideologico in tema di ricerca attraverso un aperto confronto con rappresentanti istituzionali, scienziati e portatori d’interesse in un contesto di dialogo costruttivo.

“Le soluzioni innovative messe a disposizione dalla ricerca scientifica fanno sperare nel superamento delle contrarietà che hanno caratterizzato gli ultimi 20 anni di dibattito sul tema, e nella possibilità di fondare le future valutazioni su dati scientifici e non su posizioni ideologiche”, afferma Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni. “Superare l’attuale paralisi nell’ambito della ricerca pubblica, autorizzando la ricerca attraverso le tecniche di genome editing, favorirebbe la crescita del settore agroalimentare e del sistema-Paese nel suo complesso attraverso il rafforzamento della ricerca pubblica italiana”, aggiunge Filomena Gallo, Segretario dell’Associazione Luca Coscioni.

Oggi la ricerca scientifica ci mette a disposizione strumenti per produrre piante veramente su misura: le cosiddette tecniche di genome editing, in grado di agire in maniera chirurgica sul DNA. Queste tecniche si basano sulla correzione di ‘errori’ identificati nel DNA attraverso una modifica attuata sfruttando il processo di mutazione che avviene spontaneamente in un organismo soggetto a tali input.

Già dal 2015, intravedendone le incredibili potenzialità, alcuni Stati extraeuropei hanno introdotto sul mercato gli organismi risultati dal genome editing. La legislazione europea, però, classifica gli OGM sulla base delle tecniche impiegate per ottenerli – rendendone di fatto vietata la coltivazione sul territorio nazionale e su gran parte del territorio europeo.

“È invece necessario superare questo impasse terminologico per avere l’opportunità di sfruttare i benefici di queste nuove tecniche green anche per l’agricoltura italiana”, afferma Roberto Defez, direttore del Laboratorio di Biotecnologie Microbiche all’Istituto di Bioscienze e Biorisorse del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Napoli.

Proprio per tutelare il patrimonio agricolo italiano, l’anno scorso l’allora Ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina aveva stanziato 21 milioni di euro per attività di ricerca sul miglioramento genetico attraverso biotecnologie sostenibili in attesa di una risposta da parte della Commissione Europea all’ambiguità normativa in tema di OGM – risposta che però non è ancora arrivata.

“È necessario che i prodotti delle nuove tecniche, non contenendo DNA estraneo, non vengano classificati come OGM e non ricadano quindi nell’ambito della legislazione UE in materia” prosegue Roberto Defez – “Dobbiamo cogliere il fortunato momento in cui abbiamo la possibilità di superare le contrapposizioni ideologiche novecentesche a beneficio non solo dell’agricoltura e dell’occupazione per le nuove generazioni, ma anche per la tutela della salute umana, dell’ambiente e della biodiversità nazionale”, conclude.



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