Rinnovabili: in gioco c’è mezzo punto di Pil
L’Italia, con 203 operazioni mappate nel 2010 e 12,3 miliardi di euro di investimenti, è uno dei mercati più attraenti al mondo per le rinnovabili. Un dato, in particolare, balza agli occhi: il totale degli investimenti del 2010 nelle energie pulite equivale allo 0,4% del Pil Italiano che - nello stesso anno - è cresciuto dell’1%.
Sono questi alcuni dei punti chiave del nuovo Rapporto Irex sulle energie rinnovabili che Althesys ha presentato a Milano e a Roma, in coincidenza con la “Sustainable energy week”. Nel rapporto il bilancio costi-benefici delle energie rinnovabili, gli scenari legati agli incentivi, la mappatura analitica degli investimenti nel 2010, l’evoluzione delle strategie degli operatori, il ruolo degli investitori e un’analisi comparata dei costi d’investimento in Europa.
“Nel 2010, il settore delle energie rinnovabili ha confermato di essere assai dinamico, nonostante la congiuntura economica sfavorevole - spiega Alessandro Marangoni, Ceo di Althesys e capo del team di ricerca -. L’analisi ha rilevato 203 operazioni industriali, per un totale di 5.165 MW e investimenti stimati in circa 12,3 miliardi di euro”. Il maggior numero di investimenti in nuovi impianti è stato effettuato nel fotovoltaico, tuttavia è l’eolico che presenta le maggiori dimensioni in termini di megawatt, grazie anche alle operazioni all’estero, in crescita rispetto agli anni precedenti.
In aumento anche il numero delle acquisizioni rilevate (+30%), a conferma della tendenza al progressivo consolidamento del settore. In calo la presenza degli investitori finanziari, in particolare nelle operazioni di finanza straordinaria. Inoltre, l’analisi costi-benefici condotta da Althesys alla luce degli scenari politici e regolatori attualmente in discussione mostra un beneficio netto per l’Italia compreso tra 24,3 e 32,3 miliardi di euro.
Gli effetti degli investimenti in rinnovabili si possono misurare anche in termini di indotto occupazionale e conseguenti ricadute positive sul Pil. Le fonti da energia rinnovabile potrebbero produrre 90 mila posti di lavoro aggiuntivi per un valore tra i 28,6 ed i 42,3 miliardi di euro entro il 2020. A deciderne il futuro saranno le politiche energetiche nazionali ed internazionali e gli incentivi che gli stati membri adotteranno.
Sulla riduzione degli incentivi alle rinnovabili il commissario europeo Guenter Oettinger ha appena bacchettato l’Italia per l’instabilità normativa che mette a rischio gli investimenti già fatti dagli operatori internazionali e proprio per il rischio occupazione oggi a Roma ci sarà la prima manifestazione dei lavoratori del comparto fotovoltaico (solar day).
A parere di Paolo Frankl – responsabile settore rinnovabili dell’IEA agenzia internazionale dell’energia – “nelle rinnovabili la gran parte della catena del valore, dall’installazione in poi, è ancora italiana e genera numerosi posti di lavoro. La stessa cosa non si può dire dei combustibili fossili che vengono lavorati in varie parti del mondo e solo dopo trasportati in Italia. Nonostante questo la riduzione degli incentivi è da fare il prima possibile per allinearsi ai livelli internazionali”.
Nel rapporto, infine, è stata condotta un’approfondita analisi cross-country per determinare la convenienza degli investimenti in rinnovabili in Europa. L’adeguatezza delle misure incentivanti per ciascun Paese è stata valutata alla luce dei costi diretti e indiretti che gravano sugli operatori. La ricerca evidenzia un ampio divario tra i Paesi, dovuto soprattutto ai costi delle tecnologie e del capitale. In Italia vi sono i costi e i ricavi più alti, ma lo spread percentuale è allineato alla media europea.
Althesys: www.althesys.com
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