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RMO 261 – Giugno-Luglio 2024

RISCHIO DI IMPATTO NEGATIVO DALLA MOBILITÀ ELETTRICA

La diffusione delle motorizzazioni elettriche sulle automobili potrebbe avere un impatto negativo sia per il settore della componentistica sia per quello delle macchine utensili. È lo scenario che nel 2030 le nuove regole imposte dalla UE, con lo stop alle immatricolazioni delle vetture a motorizzazione endotermica dal 2035, potrebbe determinare. La riduzione di utilizzo di alcune tipologie di prodotti dovrebbe essere in parte bilanciata dall’incremento di utilizzo di altre e da un ri-orientamento verso altri settori applicativi come l’aerospazio e l’energia. Il quadro lo delinea uno studio condotto da AlixPartners, commissionato da Ucimu e ICE. L’automotive rappresenta per il settore delle macchine utensili il principale comparto di sbocco, stimando che assorba il 45% della produzione totale, poco meno di tre miliardi rispetto ai 6,5 complessivi (dati 2022), con un peso maggiore legato all’export. L’analisi stima una possibile perdita, per la macchina utensile, nell’ordine dei 270 milioni di euro e 2.400 posti di lavoro a rischio. Le proiezioni vedono maggiormente colpiti gli impianti ad asportazione, direttamente coinvolti nella lavorazione dei componenti dei motori tradizionali, in parte compensata dai progressi nelle vendite di tecnologie non convenzionali e di quelle a deformazione, più direttamente coinvolte nelle nuove produzioni, in grado di aggiungere nel complesso al settore 210 milioni di vendite. Nel saldo finale, i tre miliardi di vendite dirette al settore automotive dovrebbero scendere nel 2030 di 268 milioni a quota 2,75 miliardi, frenata (per la parte legata all’auto) del 9%. Nella filiera della componentistica che realizzano direttamente parti per veicoli a combustione interna il quadro si presenta decisamente più complesso. La riduzione di fatturato si concentrerà in particolare nelle parti legate alla combustione con un calo previsto del 50%, che vale 7 miliardi di euro da qui al 2030. Solo in parte compensata dall’aumento del 63% stimato per i ricavi dei componenti elettrici che, nel passaggio dal 2023 al 2030, passeranno da tre a cinque miliardi di controvalore. Il totale della filiera passerà così da 58 a 51 miliardi.

l.rossi@lswr.it