RMO 251 – Aprile 2023
L’Italia nella morsa della fuga dei talenti
Mentre l’industria manifatturiera si interroga sulla carenza di tecnici specializzati, quindi a livello di istituti tecnici superiori, emerge invece un quadro allarmante su un’altrettanta carenza di figure di livello universitaria. La Commissione UE ha recentemente elaborato una mappa di tutte le regioni europee sulla base di quattro indicatori (tasso migratorio netto di giovani, variazione percentuale del numero di laureati, percentuale dei laureati in età lavorativa e variazione della popolazione in età lavorativa). Dal quadro emerge come l’Italia fatichi a formare giovani fino alla laurea che poi rimangono nel Paese. E la problematica non riguarda solo il Sud. Tredici regioni italiane su ventuno non solo sono in declino demografico in questo senso, perché molti giovani vanno via, ma fanno fatica a formare i pochi che rimangono. Nella mappa della UE spiccano Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta al Nord Ovest, Friuli Venezia Giulia a Nord Est, ma anche le Marche, l’Umbria e l’Abruzzo al Centro. A queste si aggiungono Sardegna, Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata e Molise. Fa eccezione la Campania che soffre meno delle altre questa fuga e ha percentuali di laureati più alte. La Lombardia è di gran lunga la regione italiana che attrae di più i giovani: il saldo migratorio segna +10,8 ogni mille abitanti. La regione, però, perde popolazione attiva e ha una percentuale di laureati che non va al di là del 21,7%, meno della peggiore regione tedesca (Sachsen-Ahnalt). In questo senso, meglio della Lombardia fa il Lazio dove ci sono più laureati (27%) e il loro numero cresce al ritmo di tre punti percentuali all’anno, nonostante l’evidente calo demografico. Nel confronto tra Paesi, l’Italia si colloca appena sopra la Romania con meno del 20% di laureati tra 25 e 64 anni contro il 18,78% della Romania, il 50,8% dell’Irlanda o il 40% di Francia e Spagna e il 30% di Portogallo e Germania. Fuori dalla UE, i termini di paragone ai due estremi sono il Canada (62%) e il Messico (18%). Le previsioni dell’analisi europea indicano l’Italia tra i Paesi in cui continuerà il declino demografico, insieme all’area dell’Est e alla Grecia. Al contrario, aumenterà in Danimarca, Irlanda, Cipro, Lussemburgo, Malta e Svezia.
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