RMO 244 – Maggio 2022
Il grido di allarme delle imprese
I costruttori di macchine utensili lanciano un appello al Governo perché intervenga per evitare che la situazione possa divenire insostenibile. A lanciare il grido di allarme è Barbara Colombo, presidente di Ucimu, che indica come le aziende del settore si ritrovino con un carico di ordini mai visto prima grazie alla raccolta di ordinativi degli ultimi mesi dello scorso anno. I costruttori italiani di macchine utensili hanno, secondo la presidente, circa 10 mesi di produzione assicurata ma, in realtà, tra poco non potrebbero più rispondere alla domanda col rischio che le fabbriche possano chiudere. A pesare è la situazione che sta diventando preoccupante. Il problema non è tanto il rincaro delle materie prime, ma soprattutto la pressoché totale mancanza delle stesse. I rifornimenti di acciaio, ghisa e nichel arrivavano soprattutto da Russia e Ucraina, alle prese con una cruenta guerra. Una situazione che vale anche per altre materie come carbonio, titanio, cromo che sta incidendo su altri comparti della produzione di macchinari. Se il quadro non dovesse trovare una risoluzione, il comparto potrebbe ritrovarsi in difficoltà e, dopo lo stop dovuto allo scoppio della pandemia di due anni fa, ripiombare in una situazione addirittura più grave. Per questo, è l’appello di Ucimu al Governo, occorre da subito mettere in campo misure che evitino l’innesco di una nuova crisi, questa volta economica. L’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili propone al Governo di dotarsi di una commissione che possa mettere in atto misure e azioni straordinarie, esattamente come è accaduto due anni fa con l’esplosione del Covid19. Barbara Colombo va più nello specifico: un organo interministeriale molto operativo che, oltre a essere disponibile a rispondere alle domande delle aziende e della loro rappresentanza su situazione attuale e prospettive, possa operare per individuare rapidamente nuove fonti di approvvigionamento di materie prime nel mondo, calmierare i prezzi e permettere alle aziende di aggirare il blocco che le attuali catene di fornitura stanno subendo a causa del conflitto ucraino.
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