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RMO 233 – Gennaio/Febbraio – 2021

Si apre un anno difficile ma anche di grandi sfide

L’anno che ci siamo lasciati alle spalle è stato uno dei peggiori a memoria. La pandemia da Covid-19 è piombata come un macigno sulle già fragili dinamiche dell’economia mondiale. Ma la ripresa non sarà così immediata: lo indicano tutti i maggiori istituti internazionali e nazionali. Quest’anno assisteremo a una ripresa asimmetrica: alcuni settori ripartiranno da subito e altri vedranno una ripresa a rilento che entrerà a pieno regime nel 2022 o anche oltre. Riprenderanno comparti come quello della meccanica o dell’energia, si verificherà un probabile aumento del prezzo delle materie prime, una possibile indisponibilità nell’immediato della componentistica prodotta nel Far East perché molte linee di subfornitura hanno ridotto drasticamente la loro capacità e la ripresa repentina non consentirà loro di rifornire tutti subito. Aumenteranno i costi dei trasporti, uno dei settori maggiormente colpiti dalla pandemia. L’Italia dovrà probabilmente affrontare una crisi economica delle imprese che, finito il periodo di congelamento della restituzione dei debiti bancari e tributari, si troveranno a gestire una difficile esposizione creditizia. A questo si aggiungerà il tema, molto delicato, dei licenziamenti da parte di quelle imprese che hanno dovuto subire un anno di perdita drammatica. In mezzo a queste dinamiche da montagne russe, vi sono elementi ai quali lo scorso anno ha impresso un’accelerazione a un’evoluzione già in corso, sui quali si può impostare una strategia di rinascita. Il primo tema riguarda la tecnologia: mentre ancora parliamo di Industria 4.0 l’innovazione già si confronta sull’iperconnessione senza limiti il cui impatto caratterizzerà non solo i mercati, il modo di vendere e acquistare, i sistemi di distribuzione, ma anche le produzioni, introducendo molti nuovi mestieri. Altro fattore di accelerazione riguarda la globalizzazione: Cina, Russia e USA stanno rivedendo le strategie di export e l’Italia, che ha compiuto negli anni grandi delocalizzazioni produttive, sta tentando di rimediare con progetti di re-shoring per evitare di restare fuori dalle catene di foranitura globale. Terzo fattore è quello del cambiamento climatico che impone alle economie di portare la sostenibilità al centro dei propri sistemi produttivi. E, infine, il quarto fattore è quello del protagonismo dell’Italia chiamata alla prova del Next Generation EU.

 Luca Rossi