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RMO 221 – Giugno/Luglio – 2019

Un decennio di recupero per la manifattura italiana

Da un decennio l’industria manifatturiera italiana non sarebbe più in ritardo nella crescita della produttività rispetto a quella di Germania e Francia. L’indicazione è contenuta in una analisi uscita recentemente a firma di Sergio De Nardis. Il docente della Luiss riprende, e integra, dei lavori anch’essi recenti elaborati da ricercatori della Banca d’Italia, dell’Istat e del Centro Studi Confindustria basati sulla crescente disponibilità di microdati d’impresa in Italia e in Europa, incluse le revisioni annuali dei dati Istat di valore aggiunto nella contabilità nazionale. Sistematicamente in ritardo rispetto a Francia e Germania, almeno dalla metà degli anni 90, dopo la crisi del 2008-2009 il livello della produttività oraria dell’industria manifatturiera italiana si sarebbe rapidamente allineato a quello dei due maggiori competitor europei. Dal 2008 al 2016 non sarebbe variata in modo significativo la specializzazione internazionale dell’industria italiana rispetto a quella media europea, misurata da indici di valore aggiunto per addetto e di numerosità di imprese su uno spettro di circa 100 settori manifatturieri. Lo studio di De Nardis afferma anche che sono comunque in atto tendenze al rafforzamento di settori a medioalto valore aggiunto (come farmaceutico, chimico, gomma, plastica, elettromeccanico) contro una perdita di peso di settori a minor valore aggiunto. Il citato allineamento della produttività italiana alla performance dei concorrenti europei negli ultimi dieci anni si sarebbe verificato in tutte le classi dimensionali tranne che in quella delle microimprese. La storica anomalia italiana, che vede numero e occupati nelle microimprese e nettamente sovra-rappresentati sul totale, continua a essere la spiegazione dominante della difficoltà dell’Italia nel competere con la produttività media dei nostri concorrenti.

Luca Rossi