Metalli? Pesanti, ma meno che in passato

Si è chiusa a settembre la sedicesima edizione dell’Ichmet (Conferenza internazionale sui metalli pesanti nell’ambiente), coorganizzata dall’Istituto sull’inquinamento atmosferico (Iia) del Cnr

Pubblicato il 2 ottobre 2012

Quest’anno è stata l’Italia a ospitare l’Ichmet. La Conferenza internazionale sui metalli pesanti nell’ambiente, giunta alla sedicesima edizione, presso il centro Angelicum di Roma, è stata coorganizzata dall’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (Iia-Cnr) in collaborazione con università ed enti di ricerca internazionali.

“Le emissioni di metalli pesanti sono significativamente diminuite nel corso degli ultimi vent’anni, grazie alla messa al bando del piombo dalle benzine e a miglioramenti tecnologici nel controllo delle emissioni in atmosfera e rilascio nelle acque reflue industriali”, spiega Nicola Pirrone, direttore dell’Iia-Cnr.

“In Europa – continua Pirrone -, le emissioni in atmosfera di cadmio ammontano oggi a circa 75 tonnellate annue (dato del 2010), con una riduzione di circa il 60% dal 1990, e giungono prevalentemente da impianti di produzione siderurgici ed energetici. Nello stesso arco temporale si sono registrate riduzioni di circa la metà delle concentrazioni in atmosfera, mentre le emissioni di piombo sono scese da 25.000 a 6.000 tonnellate circa, una riduzione dell’87% cui ha fatto riscontro quella di circa il 60% delle concentrazioni in aria”.

Dati confortanti anche dall’Osservatorio mondiale sull’inquinamento da mercurio (Gmos), per quanto riguarda un metallo pesante fra i più pericolosi per l’uomo: “Le emissioni in Europa ammontano oggi a circa 70 tonnellate annue, con una riduzione di circa il 60% dal 1990”, prosegue Pirrone, che però avverte: “Il rischio per la popolazione aumenta in funzione della prossimità ai siti contaminati. In Italia contiamo una cinquantina di questi Sin (Siti di interesse nazionale), per i quali sono stati riscontrati fattori di inquinamento ambientale particolarmente significativi, anche con riferimento alla contaminazione da metalli pesanti”.

Nonostante i dati incoraggianti, è insomma opportuno non abbassare la guardia. “Alcuni di questi metalli sono soggetti a bioaccumulo, cioè permangono nell’organismo per tempi lunghi, e biomagnificazione, per cui la quantità di inquinante aumenta all’aumentare della massa corporea - ricorda il direttore dell’Iia-Cnr -. Gli alimenti rappresentano la principale fonte di esposizione ad alcuni metalli pesanti come cadmio, mercurio e arsenico. Per questo l’autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha ridotto la dose settimanale ammissibile (Twi) per il cadmio a 2,5 microgrammi per kg di peso, basandosi sull’analisi di nuovi dati epidemiologici e tossicologici”.

Ichmet: ichmet16.iia.cnr.it
Iia – Cnr: www.iia.cnr.it



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