Le PMI italiane accelerano sulla sostenibilità rispetto alle PMI europee

Pubblicato il 29 settembre 2020

EcoVadis ha presentato la quarta edizione del suo report annuale Business Sustainability Risk & Performance Index. Il report offre un’analisi sulla sostenibilità delle catene di approvvigionamento globali di oltre 40.000 aziende valutate da EcoVadis dal 2015 al 2019.

L’indice di EcoVadis esamina le prestazioni delle piccole e medie imprese (organizzazioni con 26-999 dipendenti) e delle grandi aziende (organizzazioni con 1.000 o più dipendenti) in cinque regioni geografiche e nove settori: industria leggera, pesante e avanzata, food and beverage, edilizia, commercio all’ingrosso, trasporti, information and communication technology (ICT), finanza, settore legale e consulenza.

EcoVadis classifica le organizzazioni sulla base di 21 criteri di sostenibilità in quattro ambiti: Ambiente, Diritti Umani e Lavoro, Etica e Approvvigionamento Sostenibile. I punteggi variano su una scala da zero a 100, dove inferiore a 25 corrisponde a un rischio elevato, 25-44 rappresenta un rischio medio, oltre 45 indica una buona prestazione e sopra 64 una performance avanzata.

Nell’indice di quest’anno, il 57% delle aziende ha ottenuto punteggi pari o superiori a 45. Ciò riflette un balzo del sette percento rispetto ai tre anni precedenti, quando questa cifra si aggirava tra il 49% e il 51%, indicando una crescente attenzione ai temi della sostenibilità da parte delle catene di approvvigionamento. A livello globale, le PMI hanno ottenuto risultati migliori delle grandi in ambito Ambiente, Etica e Approvvigionamento Sostenibile, mentre se analizziamo le imprese europee, le grandi aziende superano le PMI ad accezione dell’ambito Approvvigionamento sostenibile.

Lo studio rivela inoltre che nel 2019 le aziende europee hanno ottenuto prestazioni significativamente migliori in tutte le aree tematiche rispetto alla media globale. Il punteggio medio complessivo in Europa è infatti di 50,9 punti per le PMI e di 51,9 punti per le grandi imprese contro rispettivamente i 45,9 punti e 43 punti delle aziende statunitensi.

L’indice di quest’anno include anche un approfondimento sulle emissioni di carbonio e due sotto-rapporti: uno che esamina il rischio di crisi sanitaria e la preparazione delle catene di approvvigionamento al Covid-19 (basato sui dati da gennaio 2018 ad aprile 2020) e uno sull’industry dei prodotti chimici (sulla base dei dati raccolti dal 2015 al 2019).

Le catene di approvvigionamento si sono dimostrate estremamente vulnerabili di fronte alla crisi Covid-19. Le valutazioni di 35.000 fornitori di diversi settori hanno rivelato che l’80% non adotta misure di due diligence nella catena di approvvigionamento, il 57% non controlla le condizioni di lavoro e il 44% non ha una preparazione adeguata in ambito salute e sicurezza.

Le società nordamericane eccellono nella comunicazione sulle emissioni di CO2 mentre l’Europa si dimostra all’avanguardia nell’attuazione. Il 18% delle imprese del Nord America partecipa attivamente alla segnalazione relativa alle emissioni di carbonio, contro il 15% delle organizzazioni in Europa e Amea. Tuttavia, anno dopo anno l’Europa continua a superare le altre regioni in sostenibilità, ottenendo risultati particolarmente positivi sul tema Ambiente. Dal punto di vista della dimensione aziendale, le piccole e medie imprese (PMI) hanno avuto performance notevolmente inferiori nella rendicontazione delle emissioni rispetto a quelle più grandi, evidenziando la necessità di strategie di coinvolgimento che sviluppino la maturità del sistema di gestione.

L’approvvigionamento sostenibile conferma il suo ritardo. Il report mostra un miglioramento significativo in tutti gli ambiti, sia su scala globale che in Europa, con un aumento dei relativi punteggi di almeno il 9% rispetto al 2015, ad accezione dell’Approvvigionamento Sostenibile. Ciò evidenzia che le aziende stanno valutando gli impatti sociali e del lavoro all’interno delle proprie attività, ma trascurano i rischi che esistono tra i loro fornitori – un’opportunità mancata di generare valore e creare resilienza nel livello successivo della supply chain. Sempre nell’ambito dell’Approvvigionamento Sostenibile, le PMI europee hanno ottenuto un punteggio più alto rispetto alla media globale, seguite dalle grandi aziende europee.

I fornitori di prodotti chimici hanno migliorato notevolmente le loro pratiche di sostenibilità. In questa industry, le organizzazioni di tutte le dimensioni hanno mostrato progressi positivi costanti, in particolar modo le piccole e medie imprese. Le iniziative di settore, come Together for Sustainability (TfS), rappresentano un esempio positivo per altri settori.

“La recente pandemia ha messo una lente d’ingrandimento sui rischi e le vulnerabilità delle catene di approvvigionamento”, ha affermato Pierre-Francois Thaler, co-CEO di EcoVadis. “Mentre le organizzazioni cercano di ricostruire le attività di business, devono anche garantire che le pratiche di sostenibilità restino in primo piano, soprattutto quando si tratta di selezione dei fornitori e gestione delle relazioni. La vulnerabilità di un’azienda dipende di fatto dal livello di vulnerabilità di tutti i suoi fornitori; inoltre, senza un sistema di gestione della sostenibilità olistico, le organizzazioni saranno costantemente impegnate a costruire la resilienza per la disruption delle catene di approvvigionamento ma senza contribuire in modo significativo agli obiettivi di sostenibilità globale.”

L’Italia registra un miglioramento delle performance di sostenibilità più alto degli altri paesi europei. Nella valutazione complessiva, le grandi aziende italiane registrano un punteggio di 48,8 mentre le PMI raggiungono il 52,4 pari ad un aumento rispettivamente di 1,9 e 2,6 punti rispetto al 2018 e 2,8 e 4,5 rispetto al 2017.  Per le PMI si osserva un rating medio più alto rispetto alle grandi aziende che per il 2019 aumenta notevolmente con una differenza di 3,6 punti. Inoltre, le PMI italiane hanno superato la media europea di 51,5 dimostrando migliori performance di sostenibilità. Per le grandi aziende, invece, il punteggio medio italiano scende al di sotto della media europea complessiva di 51,5 nel 2019, dove le grandi aziende di Svezia, Paesi Bassi, Francia e anche Regno Unito hanno ottenuto le performance migliori.

Il tema in cui le PMI italiane si sono impegnate maggiormente e hanno ottenuto la valutazione media complessiva più elevata nel 2019 è quello del Lavoro e Diritti Umani (LAB) con il punteggio di 54,1, seguito da Ambiente (52,7), Etica (49,4) e Approvvigionamento Sostenibile (42,2) che rimane al di sotto della soglia di 45 che indica un rischio medio.  Se consideriamo i dati degli ultimi tre anni, l’ambito in cui le aziende si sono impegnate maggiormente è l’Ambiente con un salto di 6 punti nel 2019 rispetto al 2017, fanalino di coda anche in questo caso l’Approvvigionamento Sostenibile con un miglioramento di soli 1,5 punti.



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