La carta che nasce dal mare

Dalla laguna di Venezia alle coste bretoni: Favini esporta con successo il processo brevettato per la produzione di Alga Carta, carta ottenuta riutilizzando le alghe infestanti degli ambienti lagunari

Pubblicato il 9 maggio 2012

Favini, storica cartiera italiana attiva da oltre un secolo, esporta con successo il brevetto per la produzione di Alga Carta, la carta prodotta grazie all’impiego delle alghe che infestano litorali e zone lagunari.

Negli anni Novanta, il proliferare delle alghe nella laguna di Venezia spinse le istituzioni pubbliche locali a ricercare un utilizzo industriale. Rispondendo all’appello del Consorzio Venezia Nuova e dell’Enea, la cartiera di Rossano Veneto diede il via al progetto Alga Carta, che si rivelò sin dai primi mesi un grande successo. Raccolta delle alghe, essicazione, macinazione e immissione nel processo produttivo: grazie alla farina di alga ottenuta, Favini è ancora oggi in grado di sostituire un chilo di albero con mezzo chilo di alghe fresche per la produzione di carta ecologica.

L’esperienza acquisita in questa particolare produzione ha permesso a Favini la creazione di una linea di carte ecologiche, chiamata Shiro, di cui Alga carta è capostipite e rappresentante autorevole, e la deposizione di un brevetto industriale, tutt’ora proprietà di Favini.

Con gli anni, il problema delle alghe veneziane si è progressivamente risolto, lasciando Favini senza materia prima per la produzione di Alga Carta. Inoltre, in Italia oggi le alghe sono classificate come “rifiuto”, rendendo di fatto impossibile un loro utilizzo industriale. La causa è un impedimento puramente burocratico: non esiste infatti nessun impianto di essicazione (necessario per il trattamento delle alghe) autorizzato a trattare “rifiuti”.

Per questi motivi, Favini ha deciso di rivolgere la propria attenzione all’estero, individuando alcune aree litoranee e lagunari afflitte dal fenomeno di proliferazione abnorme di alghe, tra le quali la Bretagna. Il progetto, nato nell’ottobre del 2009 è tutt’ora in corso.

La proliferazione eccessiva di alghe costituisce una reale minaccia per gli ecosistemi. In particolare, per la Bretagna, che ogni anno vede una vera e propria invasione delle sue coste, l’emergenza è diventata in 40 anni un reale problema sanitario pubblico. Infatti, oltre ai danni economici procurati dall’invasione di alghe (sia per gli effetti catastrofici sul turismo delle zone afflitte, sia per le spese necessarie alla pulizia delle spiagge), si è scoperto che la decomposizione delle alghe produce gas potenzialmente nocivi per l’uomo e per la fauna litoranea.

Le alghe bretoni hanno già conosciuto in questi anni un utilizzo industriale “nazionale”: vengono infatti impiegate per estrarre alginati, un addensante molto apprezzato nell’industria alimentare. Lo scarto di questa lavorazione, opportunamente essiccato e stabilizzato, diventa il “sottoprodotto” impiegato da Favini per la produzione di carta.

Questi i numeri del progetto: nel solo 2012 Favini prevede di utilizzare 20 tonnellate di farina di alga, pari a circa 200 tonnellate di alghe fresche, utilizzate per produrre complessivamente 400 tonnellate di Shiro Alga Carta, pari a circa 16.000 risme di carta.

Il risultato ottenuto è una carta di alta qualità, dalle caratteristiche uniche: al contrario della carta tradizionale, derivata esclusivamente da cellulosa, Alga Carta, grazie alla clorofilla contenuta nelle particelle di alga visibili sulla superficie, diventa più bianca con il tempo.

“Il progetto Shiro Alga Carta riveste per la nostra azienda un’importanza particolare”, dichiara Andrea Nappa, Amministratore Delegato Favini. “Essere riusciti ad esportare il nostro modello di produzione di carta ecologica ci rende particolarmente orgogliosi. Shiro Alga Carta è il nostro miglior biglietto da visita, ma l’attenzione di Favini per ambiente non si esaurisce in questo progetto: in ogni fase del processo produttivo della carta, dalla scelta delle materie prime all’efficienza nel consumo d’acqua ed energia, Favini cerca le migliori soluzioni per ridurre l’impatto ambientale della propria attività”.

Favini: www.favini.com



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