Investire sul ‘capitale naturale’ per evitare la bancarotta del pianeta

Pubblicato il 20 giugno 2012

Un mondo sull’orlo della ‘bancarotta economica ed ecologica’, dal 2008 preda di una drammatica crisi finanziaria, ambientale e sociale, nonostante la ricchezza mondiale prodotta negli ultimi 20 anni sia aumentata del 40%, con un Prodotto Interno Lordo (Pil) globale passato, dal 1992 ad oggi, da 36 a oltre 63.000 miliardi di dollari e, nello stesso periodo, con uno spietato consumo di risorse naturali passato da 42 a 60 miliardi di tonnellate di materie prime (+40%) che, se si considerano anche i cosiddetti ‘flussi di materia nascosti’ (consumo di suolo, materiali inerti ecc.), arrivano fino a 100 miliardi di tonnellate (per un consumo procapite in media di 14 tonnellate nel mondo e circa 15 nell’Unione Europea).

È il quadro, presentato nel dossier del Wwf “Verso Rio+20”, che i Grandi della Terra dovranno affrontare al Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile ‘Rio+20’, che si terrà dal 20 al 22 giugno a Rio de Jainero, 20 anni dopo lo storico Earth Summit del 1992, con l’intento di riprogrammare l’economia mondiale dei prossimi decenni nell’ottica di uno sviluppo sostenibile che garantisca maggiore tutela ambientale ed equità sociale.

Un appuntamento cruciale, quello di Rio+20, che rivelerà quanto i Governi mondiali siano davvero disposti a rispondere all’attuale crisi economica in un modo più equo e sostenibile per i sistemi naturali del Pianeta e i suoi abitanti, assumendosi le proprie responsabilità nei confronti delle politiche economiche e finanziarie finora adottate e ‘investendo’ sulla valutazione del ‘capitale naturale’, ovvero il valore economico delle risorse naturali utilizzate, prevedendone la tracciabilità nei bilanci degli Stati e delle imprese all’interno del proprio quadro normativo.

“La crisi economica e finanziaria in atto dal 2008 e della quale non riusciamo ad intravedere la fine, ci dimostra che l’epoca basata su una crescita economica illimitata, senza regole, che inficia la giustizia sociale e l’equità, che pesa sulle generazioni future e incrementa, in maniera ormai drammatica, il deficit ecologico, è insostenibile e non può proseguire nel futuro”, afferma Gianfranco Bologna, Direttore scientifico del Wwf Italia.

“La cosa preoccupante è che i testi negoziali di Rio+20 elaborati finora non indicano impegni vincolanti. Le proposte per cambiare rotta non possono essere basate da ‘impegni volontari nazionali’ che non impegnano i Paesi a raggiungere target e tempi precisi. Per far sì che Rio+20 non si concluda in un’operazione ‘di facciata’ occorre che i Governi si accordino su obiettivi significativi, indicando i tempi entro i quali devono essere raggiunti e i mezzi di implementazione necessari per ottenerli, compresi quelli finanziari”, ha aggiunto Mariagrazia Midulla, Responsabile Policy Clima e Energia del Wwf Italia.

Il Wwf è presente al summit con una delegazione del Wwf internazionale che oltre a seguire il percorso negoziale organizzerà una ricca serie di “side events” e iniziative per rafforzare le proprie richieste ai grandi del pianeta.

In particolare il Wwf promuove per Rio+20 una serie di proposte, sotto il titolo “Food, water and energy for all. For ever”(“Cibo, Acqua ed Energia per tutti, per sempre”), che vanno dalla ‘Dichiarazione del Capitale naturale’ – grazie alla quale l’associazione del Panda e tre istituzioni finanziarie sue partner, entreranno a far parte di un gruppo impegnato nella futura integrazione del capitale naturale nei processi decisori, di rapporto e di contabilizzazione del settore privato – fino a sistemi di produzione, consumo, finanziari e di gestione delle risorse naturali volti a ridurre l’Impronta ecologica delle nostre società e delle nostre economie.

Oltre che con le proprie proposte a sostegno della ‘Green economy’ come strategia vincente per uscire dalla crisi economica, il Wwf approda al tavolo di ‘Rio+20’ con il bilancio dei 20 anni dall’ultimo Summit Mondiale sulla Terra, svoltosi sempre a Rio de Janeiro nel 1992.

Dal 1990 al 2010 le emissioni da combustibili fossili sono aumentate del 5,9% per un totale di 33,4 miliardi di tonnellate di CO2 (+49%). Il contributo alle emissioni totali provengono, nell’ordine, dai seguenti stati: Cina, USA, India, Federazione Russa e Unione Europea. I serbatoi naturali rappresentati da suolo, foreste e oceani sono riusciti a rimuovere il 56% di tutto il biossido di carbonio emesso dalle attività umane nel periodo tra il 1958 ed il 2010. Le emissioni di carbonio dovute a deforestazione e ad altre modificazioni di uso del suolo hanno contribuito per altri 900 milioni di tonnellate al bilancio globale e mostrano un declino dovuto a qualche modesto passo in avanti sul fronte della deforestazione e di nuove politiche per l’utilizzo del suolo.

L’area ricoperta da foreste sin dal 1990 risulta ridotta di 300 milioni di ettari. Attualmente le foreste nel mondo coprono il 31% della superficie terrestre (più di 4 miliardi di ettari per una media pro capite di 0,6 ettari). Le 5 nazioni più ricche di foreste (Federazione Russa, Brasile, Canada, Stati Uniti e Cina) coprono per più della metà il totale delle aree forestali mondiali. La deforestazione mondiale, dovuta soprattutto alla conversione delle foreste tropicali in terre agricole, è decresciuta negli ultimi 10 anni, anche se prosegue ancora, ad un tasso allarmante, in molti Paesi del mondo. Ogni anno, in quest’ultimo decennio, circa 13 milioni di ettari di foresta sono stati convertiti ad altri usi o perduti a fronte dei 16 milioni di ettari di foreste scomparsi ogni anno dal 1990 al 1999.

Il consumo di carne pro capite è passato da 34 kg nel 1992 a 43 kg nel 2012, mentre i capi di allevamento sono passati dai 9 miliardi del 1970 ai 26,7 miliardi attuali. A tale proposito il Wwf ricorda che uno sviluppo eccessivo degli allevamenti e un consumo di carne in grandi quantità ha un forte impatto ambientale sia per la biodiversità trasformata in prati di allevamento sia per l’impronta idrica e di carbonio legata a questa filiera industriale.

Wwf presenterà al tavolo di ‘RIO+20’ le proprie proposte in 11 punti che vanno dall’importanza da focalizzare sul capitale naturale all’uso di energia pulita, dagli approcci integrati alla gestione del suolo e dell’acqua alla tutela degli oceani. Il punto cruciale è la governance: coordinare gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio indicati nel 2000 con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che dovrebbero essere indicati a Rio, in un quadro di sviluppo delle nostre società dopo il 2015

Rio Social: www.wwf.it/rio 



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