Energy Manager, figura professionale per l’efficienza energetica

Pubblicato il 19 settembre 2017

Quella dell’Energy Manager è spesso una figura sconosciuta al grande pubblico. A metterla in evidenza è Avvenia, che vuole sensibilizzare l’opinione pubblica sui ruoli e competenze di questa figura professionale che si occupa dell’analisi, del monitoraggio e dell’ottimizzazione dell’uso dell’energia nelle imprese e negli enti, siano essi pubblici o privati. A parlarne è il dott. Alessio Cristofari, Direttore dello Sviluppo Business di Avvenia con delega alle Strategie di mercato, che sintetizza in 5 punti gli ambiti di intervento che caratterizzano l’Energy Manager: 1) gestione dei consumi e degli interventi; 2) creazione delle «best practice»; 3) realizzazione degli «audit» energetici; 4) scelta degli indicatori di «performance»; e 5) predisposizione del resoconto finale.

Gestione dei consumi e degli interventi. L’Energy Manager, basandosi sull’osservazione diretta della modalità dei consumi, è responsabile della prima valutazione degli interventi da doversi implementare. «L’ambito maggiormente ricettivo è quindi di natura gestionale: dall’illuminazione dei locali al controllo dei ricambi d’aria fino alle centrali termiche» puntualizza Cristofari.

Creazione delle «best practice». La gestione dei consumi e degli interventi richiede un continuo aggiornamento professionale e rende necessario sensibilizzare tutti all’interno dell’azienda al fine di coinvolgere il maggior numero di persone nel raggiungimento del risultato finale. «Per fare ciò si rende necessario istituire una serie di procedure e pratiche condivise volte a ridurre le inefficienze» sottolinea il Direttore dello Sviluppo Business di Avvenia. In concreto si tratta di creare delle «best practice» attraverso le quali l’Energy Manager forma ed informa gli utilizzatori primari delle apparecchiature, oltre a consuntivare i centri di costo predisponendo sistemi premianti per favorire una partecipazione creativa «dal basso».

Realizzazione degli «audit» energetici. La diagnosi energetica è il primo passo di un’azienda verso l’efficientamento. A definirla ci pensa la direttiva 2012/27/UE secondo la quale l’audit energetico è «una procedura sistematica finalizzata a ottenere un’adeguata conoscenza del profilo di consumo energetico di un edificio o gruppo di edifici, di una attività o impianto industriale o commerciale o di servizi pubblici o privati, a individuare e quantificare le opportunità di risparmio energetico sotto il profilo costi-benefici e a rife­rire in merito ai risultati». Mentre, più specificamente in Italia, l’articolo 8 del decreto legislativo 102/14 impone le diagnosi energetiche obbligatorie alle grandi imprese ed a quelle energivore.

Scelta degli indicatori di «performance». Il primo strumento di analisi di cui l’Energy Manager può avvalersi è costituito dagli «EnPI» (ENergy Performance Indicator), indicatori di consumo energetico che consentono di realizzare confronti tra varie attività e tra diverse strutture in contesti omogenei e di seguire nel tempo gli effetti degli interventi attuati. «La scelta degli indicatori implica pertanto un’analisi puntuale del processo produttivo da parte dell’Energy Manager» aggiunge il dott. Alessio Cristofari. E, successivamente, è proprio l’Energy Manager ad essere responsabile della realizzazione dei progetti, tenendo conto dei risultati ottenuti dall’elaborazione degli indicatori energetici e delle soluzioni più idonee determinate dalla continua evoluzione delle tecnologie.

Predisposizione del resoconto finale. Responsabilità finale dell’Energy Manager è quella di comunicare i risultati conseguiti e i conseguenti benefici economici che devono essere resi noti ai diversi interessati nell’ambito della filiera produttiva. I dati contenuti nel resoconto finale saranno inoltre utili per incentivare la diffusione delle buone pratiche energetiche.



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