Energia termica, soluzione per lo sviluppo sostenibile
Con le Fer termiche si spenderebbero 120 mld di euro producendo 175 mld di kWh/anno, con un abbattimento dei costi del 60-80%
Secondo il dossier Enea, gli obiettivi europei dettati dalla direttiva 20-20-20, che impongono all’Italia un raggiungimento della quota del 17% di fonti rinnovabili nella domanda finale di energia nel 2020, sarebbero più facilmente realizzabili con un maggiore utilizzo di energia da fonti rinnovabili termiche. Queste comportano oneri di incentivazione e costi di investimento del 60-80% inferiori a quelli che si avrebbero applicando il Position Paper 2007 del Governo italiano, che punta in particolare sulle rinnovabili elettriche. In concreto, con gli attuali incentivi la spesa è di 140 mld di euro per produrre 58 mld di kWh all’anno, mentre con le Fer termiche si spenderebbero 120 mld di euro producendo 175 mld di kWh/anno. È quanto è emerso dalla tavola rotonda “Usi termici delle energie rinnovabili”, organizzata a Milano a cura del Cisert (Comitato Italiano Sviluppo Energie Rinnovabili Termiche) e svoltasi nell’ambito della Mostra Convegno Expocomfort. Un’occasione d’incontro fra i rappresentanti governativi e delle principali realtà coinvolte nella produzione di energia da fonti rinnovabili termiche (solare termico, geotermia, biomasse), per analizzarne le potenzialità in termini di risparmio e di sviluppo.
Punto di partenza della tavola rotonda, il dossier Enea “Usi termici delle fonti rinnovabili” del novembre 2009, che ipotizza un sistema produttivo di energia maggiormente efficiente rispetto a quello attuale elettrocentrico, un panorama in cui le risorse esistenti possono essere ottimizzate ottenendo il triplo di energia con investimenti minori.
Le tecnologie per gli usi termici delle rinnovabili sono molteplici, a partire dal solare termico. L’Italia è in forte ritardo nell’utilizzo di questa tecnologia: in Europa Paesi come Austria, Cipro, Grecia e Germania vantano una maggiore quota di solarizzazione e, per colmare il gap che la separa dall’obiettivo del 17%, l’Italia dovrebbe raggiungere un rapporto di 1:6 tra il numero di impianti solari termici e quello abitazioni entro il 2020. Estendendo l’uso di impianti per acqua calda sanitaria ai nuclei familiari si produrrebbero come effetti immediati un risparmio sulla bolletta, l’abbattimento delle emissioni di CO2 prodotte dalle caldaie e un ottimo potenziale occupazionale di migliaia di nuovi posti di lavoro.
Un’interessante soluzione per lo sfruttamento delle rinnovabili termiche è il sistema di teleriscaldamento geotermico. Con l’uso dell’energia geotermica nelle applicazioni a bassa entalpia, ancora trascurata sul territorio nazionale, si potrebbero ottenere notevoli risultati: in particolare, l’applicazione integrata di pompa di calore e motore a gas, permetterebbe di ricavare il doppio di energia termica rispetto alla tradizionale caldaia.
Il dossier Enea evidenzia alcuni ulteriori risvolti positivi che si potrebbero ottenere dallo sfruttamento delle energie rinnovabili termiche, in primis dal punto di vista occupazionale: la filiera delle rinnovabili termiche è infatti per la quasi totalità italiana, dalla produzione alla messa in opera, mentre le rinnovabili elettriche contano molto sull’importazione di manufatti dall’estero ed in particolare dall’Oriente.
Cisert: www.cisertermiche.it
Enea: www.enea.it
Mostra Convegno Expocomfort: www.mcexpocomfort.it
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