Il successo industriale presuppone la possibilità di aggiungere “valore” (monetario) ai mezzi di produzione impiegati. La chimica fa i conti alla rovescia; qualsiasi processo si svolge con perdita di “valore”, in termini materiali. Questo è abbastanza ovvio per il principio di conservazione della massa, ma da alcuni anni si stanno sviluppando metodi di analisi della contabilità fisica dei processi chimici. Roger Sheldon dell’Università olandese di Delft ha proposto di identificare un “fattore-E” definito come la massa di tutte le materie che entrano in un processo (compresa acqua, gas dell’aria, solventi ecc) necessari per ottenere una unità di massa, per esempio 1 kg, di prodotto vendibile.
Ovviamente il fattore-E è un numero maggiore di uno; la differenza fra il fattore E e uno (in uguali unità di misura) è la massa dei rifiuti e sottoprodotti ed è un indice della efficienza ecologica: un numero che deve essere reso minimo con innovazioni. Sul fattore-E è in corso un dibattito; non tutti i rifiuti sono uguali; i rifiuti possono avere una massa molto grande (come chili di acqua, per esempio) e una massa molto piccola di gas o residui nocivi e quindi la contabilità fisica va corretta sulla base dell’effetto ambientale negativo di ciascun residuo. Un ragionamento simile è alla base della contabilità che porta alla valutazione del “ciclo vitale” delle merci. Il fattore-E è abbastanza piccolo (10-50, sempre chili per chilo di prodotto) per molti cicli produttivi abbastanza semplici” e molto grande (decine di migliaia) per molti processi dell’industria biochimica e farmaceutica, alle quali originariamente è stata applicata l’analisi.