Chimica, Life Cycle Analysis (Lca) e Green Economy
La ricerca ha evidenziato come, senza le tecnologie e i prodotti dell’industria chimica, nel 2005 sarebbero state emesse nell’atmosfera 5,2 miliardi di tonnellate (Gt) di gas serra in più, pari all’11% della quantità totale di CO2 emessa.
Lo studio riguarda oltre 100 prodotti chimici, divisi in otto categorie di applicazione: trasporto, riscaldamento, edifici, agricoltura, imballaggio, beni di consumo, energia elettrica e illuminazione.
Per ciascun prodotto sono stati considerati il ciclo di vita e le emissioni a esso collegate, valutando le possibili tecnologie alternative e i vantaggi, in termini di riduzione delle emissioni, che l’utilizzo di questi prodotti comporta in altri settori industriali.
Le analisi Lca sono state validate da un noto, autorevole e indipendente think-tank come l’Öko Institut, una delle istituzioni indipendenti leader in Europa in ricerca e consulenza ambientale.
È emerso come l’industria chimica contribuisca significativamente alla riduzione delle emissioni di gas serra, da una parte perché le tecnologie alternative comporterebbero emissioni maggiori, dall’altra perché tecnologie e prodotti risultano utili anche ad altri utilizzatori, amplificando così l’entità delle riduzioni. È stato infatti calcolato che ogni tonnellata di CO2 equivalente emesso dall’industria chimica nel 2005 ha permesso di ridurre di 2,6 di tonnellate la quantità di gas serra emessi da altre industrie o dagli utilizzatori finali.
I risultati mostrano che oggi, mentre le emissioni mondiali di gas serra dell’industria chimica ammontano a 3,3 miliardi di tonnellate (Gt) di CO2 equivalente, le emissioni evitate dall’uso dei prodotti chimici (anziché alternative non chimiche) sono comprese tra 6,9 e 8,5 Gt all’anno. Ciò equivale, per ogni tonnellata emessa, a emissioni evitate per 2,1 – 2,6 tonnellate.
I risparmi derivano da quattro principali canali: isolamento termico in edilizia, 2,4 Gt (conta per il 40% dei risparmi individuati); fertilizzanti e fitofarmaci, 1,6 Gt; illuminazione, 0,7 Gt; imballaggio, 0,22 Gt.
In particolare, i valori relativi all’isolamento sono da paragonare con circa 8,6 Gt annue di emissioni dagli edifici, considerando che il 14% del totale delle emissioni europee di gas serra proviene dal riscaldamento.
Lo studio presenta anche due possibili scenari per il 2030.
Se poco o nulla cambierà, considerando la crescita del volume produttivo, i guadagni di efficienza previsti e l’effetto della delocalizzazione verso paesi meno efficienti, le emissioni di CO2 legate all’attività produttiva delle industrie chimiche raddoppiano: sono stimate infatti emissioni pari a 6,5 Gt di CO2 (o gas serra equivalenti), contro le 3,3 Gt del 2005.
Anche in questo caso, le tecnologie dell’industria chimica permettono comunque una complessiva riduzione delle emissioni di 11,3-13,8 Gt di CO2.
Se la lotta alle emissioni avrà successo, cioè se saranno prese nuove misure di regolamentazione per l’abbattimento delle emissioni, ci sarà un maggiore uso dell’isolamento termico, una migliore efficienza dei sistemi di illuminazione, un maggiore utilizzo delle fonti rinnovabili di energia e sistemi Ccs (carbon capture and storage), le emissioni di CO2 previste sono di circa 5 Gt, cioè il 50% in più rispetto alle emissioni del 2005, a fronte però di una produzione industriale più che raddoppiata. In questo caso, l’abbattimento globale delle emissioni reso possibile dall’industria chimica è di 16-18,5 Gt di CO2.
La differenza nella riduzione delle emissioni di gas serra nei due scenari è di 4,7 Gt di CO2, una quantità rilevante che conferma l’importante ruolo che l’industria chimica può avere nella de-carbonizzazione dell’economia.
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