Emile Martin (1794-1871)
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n.8 novembre 2012
ricchi di idrogeno solforato. La scoperta del
processo Chance-Claus determinò l’inizio
della crisi dell’industria solfifera siciliana, in
coincidenza, per inciso, con l’esaurimento dei
giacimenti di zolfo italiani.
Esempi di riciclo in siderurgia
Mentre l’industria chimica della soda era alle
prese con l’inquinamento dovuto al solfuro
di calcio, gli industriali della soda cercavano
un’altra materia prima alternativa allo zolfo
siciliano per la fabbricazione dell’acido
solforico e lo trovarono nelle piriti, solfuri
di ferro di cui esistevano grandi giacimenti
in Spagna e altrove. L’acido solforico si
ottiene dall’anidride solforosa che si forma
nell’‘arrostimento’, il trattamento ossidante ad
alta temperatura, delle piriti; come residuo si
forma un ‘rifiuto’ di ossido di ferro impuro che
fu ben presto riciclato come materia prima in
siderurgia.
È anzi in siderurgia che si ebbero i più
rilevanti esempi di riciclo dei rifiuti. Il primo
processo di successo capace di trasformare
la ghisa, il ferro greggio ottenuto nell’altoforno
in acciaio, fu inventato dall’inglese Henry
Bessemer (1813-1898) nel 1856 ed ebbe un
enorme successo. La diffusione di crescenti
quantità di acciaio a prezzo accettabile e
la conseguente diffusione delle macchine,
dalle locomotive, alle rotaie ferroviarie,
alla navi con scafo di ferro, ai cannoni,
alle macchine tessili, ecc., fece sì che ben
presto cominciarono a formarsi grandi
quantità di rottami di ferro che venivano a
costituire un ingombrante rifiuto. Il riciclo
di tali rottami in nuovo acciaio fu reso
possibile dall’invenzione di forni fusori
capace di trattare insieme i rottami, la ghisa e
eventualmente il minerale di ferro, in modo da
ottenere acciaio e leghe di acciaio.
Wilhelm Siemens (1823-1883) in Inghilterra
aveva inventato, nel 1857, un forno dotato
di un recuperatore di calore costituito da
una massa di mattoni scaldati dai gas di
combustione. Il forno Siemens era stato
pensato per la fusione del vetro, ma
l’industriale francese, Emile Martin (1794-
1871)
pensò che avrebbe potuto essere
applicato anche alla fusione dei rottami
ferrosi e mise a punto il forno che porta il
nome Martin-Siemens per la produzione
dell’acciaio.
È vero che il processo richiedeva energia
ottenuta bruciando carbone, ma la formazione
dell’acciaio avveniva più lentamente, poteva
essere tenuta sotto controllo, si potevano
aggiungere altri metalli per ottenere le leghe
richieste dall’industria meccanica, e, infine,
i forni Martin-Siemens erano molto grandi e
permettevano di ottenere, per unità di tempo,
più acciaio di quanto non consentissero i
convertitori Bessemer. I primi forni entrarono
in funzione in Francia nel 1863 e si rivelarono
un successo e con essi l’acciaio passò dalla
sua infanzia alla maturità industriale.
Nel frattempo si era visto che il convertitore
Bessemer, con le sue pareti interne rivestite
di mattoni refrattari a base di silice, non era
adatto a trattare le ghise contenenti fosforo
come quelle ottenute da alcuni minerali
inglesi e della Lorena, la zona della Francia
che era stata annessa alla Germania dopo la
guerra franco-tedesca del 1870. Per utilizzare
le ghise contenenti fosforo Sidney Gilchrist
Thomas (1850-1885), col cugino Percy
Gilchrist (1851-1935), nel 1878 brevettò
la sostituzione del rivestimento refrattario
acido siliceo del convertitore Bessemer con
un rivestimento refrattario basico di calcare;
il fosforo veniva fissato dal rivestimento
calcareo sotto forma di fosfato di calcio; il
rivestimento era periodicamente rimosso,
macinato e utilizzato commercialmente come
concime fosfatico sotto il nome di ‘scorie
Thomas’.
XX secolo: cresce l’industria del riciclo
Il riciclo dei materiali usati si diffuse ancora
di più dall’inizio del Novecento, aiutato anche
Henry Bessemer (1813-1898)
Wilhelm Siemens (1823-1883)