confezionate in bottiglie a rendere anziché
monouso;
-
l’acquisto di latte crudo (ossia non
pastorizzato né sterilizzato) da distributori
automatici gestiti direttamente dagli allevatori
locali, dove il prodotto prelevato può essere
confezionato in bottiglie riutilizzabili; e infine,
-
l’impiego di borse per la spesa riutilizzabili in
luogo dei sacchetti monouso.
Vi sono poi altre iniziative attuabili per ridurre
la produzione dei rifiuti cartacei che vanno
dall’adozione di semplici buone pratiche per
la razionalizzazione dei consumi di carta
(
quale la stampa fronte e retro e a più pagine
per foglio), allo sfruttamento delle possibilità
di dematerializzazione offerte dalle tecnologie
informatiche (ICT), quali la digitalizzazione
delle comunicazioni e della burocrazia
(
bollette, fatture ecc.) o la consultazione on-
line della pubblicità commerciale e, in alcuni
casi, dei quotidiani.
Anche per i rifiuti organici le iniziative
spaziano dalla semplice adozione di
comportamenti maggiormente responsabili
per limitare lo spreco di prodotti alimentari
(
acquisto sulla base delle effettive esigenze
prestando attenzione alla data di scadenza,
riutilizzo degli avanzi ecc.), allo sviluppo di
un sistema di recupero dei prodotti alimentari
ancora edibili ma non più commercializzabili
presso la grande distribuzione organizzata,
da destinare a mense sociali per la
preparazione di pasti per indigenti.
I neogenitori più volenterosi possono inoltre
ridurre i rifiuti indifferenziati prodotti dalla cura
dei propri neonati scegliendo di utilizzare i
pannolini lavabili in luogo di quelli usa e getta,
mentre gli organizzatori di manifestazioni
che prevedono un servizio di ristorazione,
così come i gestori dei servizi di mensa
scolastica o aziendale, possono contribuire
a ridurre il volume di rifiuti prodotti in seguito
alla consumazione dei pasti sostituendo le
stoviglie monouso con stoviglie lavabili e
riutilizzabili.
Nei servizi igienici di enti pubblici o aziende
private in cui si fa uso di asciugamani
in carta, è possibile invece installare in
sostituzione asciugatori elettrici o distributori
di asciugamani a rotolo in tessuto, in modo
da ridurre un flusso di rifiuti cartacei che
generalmente non è raccolto in modo
differenziato. Infine, è possibile cercare di
prolungare il più possibile la vita utile di beni
quali abiti, arredi e apparecchiature elettriche
ed elettroniche, prediligendo la riparazione
all’acquisto di un nuovo prodotto, cedendo
o scambiando tali beni durante eventuali
“
giornate del riuso” o “mercati per lo scambio”
organizzati periodicamente a livello locale,
oppure vendendoli al mercato dell’usato.
Nello specifico, è possibile contrastare
la rapida obsolescenza tecnologica
dei PC (causata dall’incompatibilità
dei componenti hardware utilizzati con
le esigenze dei software più recenti)
cedendoli ad organizzazioni che si occupino
della loro riqualificazione e successiva
commercializzazione a prezzi competitivi o
donazione a persone appartenenti a fasce di
utenza in difficoltà nell’accedere al mercato
delle apparecchiature nuove.
Prevenzione dei rifiuti
e Life Cycle Thinking
La prevenzione e, più in generale, la
gestione dei rifiuti è strettamente connessa
al concetto di Life Cycle Thinking (LCT),
ossia quell’approccio concettuale che tenta
di minimizzare gli impatti (tipicamente
ambientali, ma, nella sua accezione più
ampia, anche economici e sociali) di beni
e servizi, considerando il loro ciclo di vita
complessivo (dall’estrazione e conversione
delle materie prime coinvolte, al fine vita
dei beni da esse ottenuti) [5]. La direttiva
stabilisce infatti chiaramente (art. 4) che la
gerarchia dei rifiuti non deve essere applicata
rigidamente da parte degli Stai membri, i quali
devono invece identificare ed implementare
la modalità di gestione migliore dal punto
di vista ambientale, e che, a tal fine, può
essere necessario che specifici flussi di rifiuti
se ne discostino laddove ciò sia giustificato
dall’impiego del Life Cycle Thinking. In
particolare, è immediato riconoscere la
necessità di adottare il Life Cycle Thinking
specialmente per quelle attività che non si
basano sulla semplice riduzione del consumo
di un certo bene o servizio, ma sull’utilizzo
di beni e servizi alternativi che comportano
una minore produzione di rifiuti, mantenendo
gli stessi livelli di consumo (attività di
dematerializzazione [2], quale l’utilizzo
dell’acqua di rete anziché confezionata). In
questo caso, infatti, oltre agli impatti evitati
grazie al mancato consumo di un certo
bene o servizio, si verificano degli impatti
aggiuntivi, derivanti dal consumo di beni o
servizi alternativi, che richiedono un’attenta
valutazione. Lo strumento quantitativo
che incorpora i principi del Life Cycle
Thinking è il Life Cycle Assessment (LCA),
una metodologia sviluppata per valutare
quantitativamente le prestazioni ambientali di
un bene o servizio, associando le emissioni
e i consumi di risorse più significativi che si
verificano durante il suo intero ciclo di vita,
a potenziali impatti sull’ambiente e la salute
umana.
Un esempio applicativo: il consumo di
acqua da bere
In uno studio recentemente effettuato
presso il Diiar del Politecnico di Milano [8],
la metodologia LCA è stata applicata alla
valutazione delle prestazioni energetiche ed
ambientali di tre alternative per il consumo
di acqua da bere, che comportano la
produzione di differenti quantità di rifiuti,
ovvero: (a) l’utilizzo di acqua confezionata
in bottiglie monouso, (b) l’utilizzo di acqua
confezionata in bottiglie a rendere e (c)
l’utilizzo dell’acqua di rete. Per ciascuna di
queste tre alternative sono stati analizzati
diversi scenari (Tabella 1), dei quali è stato
valutato il consumo energetico (tramite
l’indicatore Cumulative Energy Demand) e tre
indicatori di impatto ambientale considerati
tra i più significativi per lo studio: consumo di
risorse abiotiche, riscaldamento globale ed
eutrofizzazione. Di quest’ultimi si riporta, a
titolo di esempio, l’indicatore di riscaldamento
globale calcolato per ciascuno scenario
Tabella 1 - Scenari di consumo di acqua da bere analizzati nello studio descritto nel testo
29
n.8 novembre 2012
Scenario
Opzione utilizzata per il consumo di acqua da bere
Scenario base 1
Acqua confezionata in bottiglie monouso in polietilene tereftalato (PET)
vergine
Scenario base 2
Acqua confezionata in bottiglie monouso in PET riciclato per il 50%
Scenario base 3
Acqua confezionata in bottiglie monouso in acido polilattico (PLA)
S
CENARIO
PREVENTIVO
1
A
Acqua di rete di origine sotterranea dal rubinetto (affinata al punto d’uso)
Scenario preventivo 1B
Acqua di rete di origine superficiale erogata da fontanelli pubblici (ed
affinata in corrispondenza degli stessi)
Scenario preventivo 2A
Acqua confezionata in bottiglie a rendere in vetro
Scenario preventivo 2B
Acqua confezionata in bottiglie a rendere in PET