Pagina 75 - Energie & Ambiente n. 7

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n.7 settembre 2012
IMPRONTE
stesso fiume o per avere accesso al mare
hanno occupato superfici sempre più estese
degli spazi che, fino allora, le acque si erano
assicurate per il proprio libero movimento.
Nello stesso tempo gli abitanti nelle nuove
comunità hanno modificato la superficie del
suolo circostante tagliando alberi per trarne
fonti di energia e materiali da costruzione e
per ricavarne spazi coltivabili.
Il processo dapprima lento si è accelerato
a mano a mano che le comunità umane
primitive diventavano villaggi e poi città,
sempre più grandi.
Nello stesso tempo si sono perfezionate le
conoscenze tecniche e sono stati modificati i
corsi naturali dei fiumi per far andare l’acqua
dei fiumi non più dove voleva lei, ma dove
faceva comodo agli abitanti.
Al restringimento dello spazio disponibile per
il moto naturale delle acque corrispose ben
presto un aumento della loro velocità a causa
del diboscamento e dell’erosione del suolo; le
frazioni più leggere dei prodotti dell’erosione
non hanno più avuto la forza di arrivare al
mare e si sono depositate sul fondo dei fiumi,
soprattutto nelle zone urbane, restringendo la
sezione disponibile per il libero scorrimento
delle acque di piena. I Romani in età
repubblicana e imperiale hanno ben presto
dovuto fare i conti con le conseguenze di
questi effetti combinati; le acque delle piene
hanno trovato sempre meno spazio per il loro
moto e hanno scavalcato gli argini naturali
espandendosi nella città.
Tevere contro Romani
per la conquista del suolo
Il caso del Tevere a Roma, la cui storia è
testimoniata per oltre duemila anni, mostra
bene come da una parte la ricerca di spazi
abitabili ha spinto le costruzioni sempre
più vicine al fiume, il cui letto è andato
restringendo. Un dettagliato studio
delle
piene del Tevere e delle alluvioni di Roma si
estende nel periodo dal 400 avanti Cristo a
oggi, con informazioni sulle cause geologiche
e climatiche che hanno fatto di Roma una
città ancora oggi fragile.
Ho scelto il caso di Roma perché, a mio
parere, nel basso corso del Tevere si
manifestano e sono riconoscibili tutte insieme
le principali cause delle alluvioni. Gli stessi
fenomeni hanno però sfortunatamente
caratterizzato praticamente tutte le città
del Nord e del Sud d’Italia: solo per citarne
alcune, ci sono testimonianza medievali di
alluvioni a Milano, Ravenna, Bologna.
Le alluvioni del Po
Particolare importanza nella storia d’Italia
hanno avuto le alluvioni del Po il cui corso
si è andato modificando negli ultimi duemila
anni in seguito al diboscamento collinare
e montano, all’abbandono dell’agricoltura
collinare, alla conseguente crescente
erosione che ha portato a valle detriti che
hanno modificato l’alveo del grande fiume e
agli interventi di “bonifica”. La prima piena
che ha fatto migliaia di vittime sarebbe
avvenuta nel 108 avanti Cristo. Nel 702 i
soldati di Federico, arcivescovo di Ravenna,
si difesero dall’esercito di Teodorico
provocando una rotta dell’argine del Po,
un primo esempio di uso delle alluvioni
provocate artificialmente come strumento
militare di distruzione di un nemico. Altri
esempi si ebbero durante la seconda guerra
mondiale in Olanda, quando alcune delle
dighe furono distrutte per allagare le zone
in cui avrebbero dovuto passare le truppe
nemiche.
Successivamente la combinazione della
crescente erosione, del crescente trasporto
solido dalle valli negli affluenti e nello stesso
Po, la conseguente diminuzione dello spazio
disponibile per il moto delle acque e la
graduale occupazione umana delle golene
hanno provocato una serie continua di
allagamenti.
Si ricorda la piena del 1705, considerata più
terribile di ogni altra precedente, che arrecò
danni, desolazione e rovine e provocò la fame
in tutta la pianura Padana. Nell’Ottocento le
piene più gravi avvennero nel 1801, nel 1839
- questa è ricordata nel bel libro di Riccardo
Bacchelli, “Il mulino del Po” - nel 1846, 1868,
1872. Nella prima metà del Novecento le
maggiori piene con allagamenti si ebbero nel
1907, 1917, 1926, 1928 e nel 1951, la grande
alluvione del Polesine ricordata all’inizio. Altre
alluvioni si ebbero nel 1968 e nel 1994.
Le catastrofi dell’acqua: dal diluvio
ai nostri giorni
Ovunque si siano verificate le stesse
condizioni, l’esistenza di grandi fiumi e la
vicinanza di agglomerati urbani, si sono
registrate alluvioni con morti e danni
economici.
Si può scrivere una storia dell’umanità sulla
base delle alluvioni, cominciate con il mitico
diluvio universale descritto nella Bibbia e
continuate in tutti i paesi, dall’India al Sud
Est asiatico, alla Cina, al Sud America, alla
stessa Europa, agli Stati Uniti; si ricorda la
grande alluvione del Mississippi del 1927,
che sollecitò le opere di regolazione del corso