Pagina 74 - Energie & Ambiente n. 7

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IMPRONTE
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n.7 settembre 2012
Quando si parla di alluvioni il pensiero delle
persone della mia generazione va al Polesine,
dove nel 1951 ci fu una della più gravi
alluvioni italiane del Novecento (con immagini
immortalate nel film di Duvivier, “Il ritorno di
Don Camillo”), e a quella di Firenze dove, nel
1966, acqua e fango invasero e colpirono al
cuore una città storica e il suo patrimonio di
opere d’arte e di libri rari.
Ma in tutto il Novecento e in questo Duemila si
può dire che ogni anno, spesso più volte ogni
anno, in Italia e nel mondo una qualche città
viene invasa dalle acque e ormai ci abbiamo
quasi fatto un’abitudine, tanto da dedicare
all’evento al massimo un breve passaggio
in qualche telegiornale, con al più un breve
sospiro al pensiero, “poveretti”, di quelli che
hanno perduto la vita, le case, i beni.
Il moto delle acque: un fenomeno naturale
Se si guardano le cose in prospettiva, le
alluvioni interessano perché, sul cammino
delle acque irruenti, c’erano delle persone,
delle case, delle strade.
Si pensa meno al fatto che il moto delle acque
sulla superficie terrestre è un fenomeno
naturale e corrisponde al grande ciclo
dell’acqua che si svolge da miliardi di anni, da
quando si sono formati in primi continenti e
mari e il Sole ha tenuto in moto l’acqua con i
suoi cicli di evaporazione dalle zone calde, di
condensazione nelle zone fredde e di flusso
delle acque, condensate sotto forma di pioggia
e di neve sulle terre emerse, nel loro ritorno
agli oceani e ai mari.
Un ciclo che, col passare del tempo, ha
contribuito da una parte alla moltiplicazione
della vita vegetale e animale sulle terre
emerse e nei mari, e dall’altra a modellare
la superficie terrestre e a modificare la
composizione chimica dei terreni e dei mari.
La forza di gravità delle gocce d’acqua
che cadono sul suolo, unita alla forza di
attrazione delle molecole di acqua con quelle
dei minerali del terreno, ha provocato una
graduale disgregazione delle rocce; le acque
hanno perciò in parte disciolto le sostanze
più solubili, in parte portato in sospensione le
parti non solubili ma più sottili dell’erosione
superficiale. In questo modo, lentamente,
l’acqua dei mari si è arricchita dei sali di tutti
gli elementi noti; nello stesso tempo sono
state spianate in parte le montagne e le colline
e sono state trascinate nelle parti basse le
sostanze solide che sono andate a costituire
le pianure.
L’acqua si è scelta, a proprio giudizio, le strade
lungo cui scorrere dalle terre emerse verso i
mari, quelle che chiamiamo torrenti e fiumi,
continuamente modificati sia come direzione,
sia come estensione a seconda dell’intensità
delle precipitazioni e dei corpi che l’acqua ha
incontrato nel suo cammino e che ne hanno
modificato la velocità e la forza erosiva.
Nel loro moto sulla superficie terrestre le
acque hanno predisposto dei confini al proprio
moto, tenendo conto della superficie occupata
nei periodi di magra e di piena.
Si sono così formati quelli che noi umani
abbiamo chiamato argini e golene, come
se l’acqua stessa ci avesse avvertito che
esistevano zone in cui l’acqua non si sarebbe
estesa, neanche nei periodi di piena, che
non sarebbero stati allagati. A questo punto
compaiono, diecine di migliaia di anni fa, le
comunità umane stazionarie alla ricerca di
spazi coltivabili e abitabili in forma stabile:
dapprima villaggi, poi città e metropoli.
Per tale transizione la materia prima
essenziale è stata l’acqua e quindi le prime
comunità si sono insediate vicino ai fiumi,
contando sulla tranquillità, regolarità e
riproducibilità del flusso dei fiumi. Vediamo
così sorgere le grandi civiltà dei fiumi, sul
Nilo, in Mesopotamia fra i due fiumi, in Cina,
sull’Indo in India e, più tardi, nelle città
europee, Roma, Parigi, Londra e più tardi
ancora New York, Washington, Nuova Orleans,
ecc.
Interventi dell’uomo e loro conseguenze
Sfortunatamente a questo punto sono
cominciati due fenomeni che stanno alla base
delle attuali “alluvioni”.
Da una parte le comunità umane, nella loro
ricerca dell’indispensabile acqua potabile, di
corpi idrici in cui scaricare i propri rifiuti liquidi
e di vie di navigazione per spostare merci e
persone fra le comunità insediate lungo lo
Sempre più spesso, dal nostro Paese e dal resto del mondo, giungono
notizie di alluvioni. La storia di queste catastrofi causate dall’acqua è
vecchia quanto la storia dell’uomo: in che modo l’uomo ne è responsabile
e in quale modo può porvi rimedio?
Giorgio Nebbia
Alluvioni
Quando l’uomo e l’acqua
lottano per lo stesso suolo