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ATTUALITÀ
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n.7 settembre 2012
L’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano
ha pubblicato il Wind Energy Report, uno scenario
della situazione italiana degli impianti eolici sulla
terraferma di medie e grandi dimensioni, degli impianti mini
eolici ed infine degli impianti offshore.
Lo sviluppo del mercato eolico italiano è da sempre influen-
zato dalla normativa e negli ultimi anni i cambiamenti sono
stati numerosi e frequenti: dopo un periodo di “espansione”,
nel 2007 e soprattutto nel 2008, conseguente all’introduzio-
ne dell’obbligo di ritiro da parte del GSE dei Certificati Verdi
invenduti, si sono susseguiti a partire dalla metà del 2009
interventi di contenimento della spesa da parte del legisla-
tore che hanno più volte messo in dubbio dalle fondamenta
il meccanismo dei Certificati Verdi. Sino ad arrivare al 2011,
con l’emanazione del Decreto Rinnovabili (DLgs. 28/11) che
ne ha previsto la definitiva cessazione a partire dal 2013 e il
conseguente rallentamento delle installazioni cui stiamo oggi
assistendo. Il 6 luglio 2012 è stato finalmente firmato il De-
creto Interministeriale che deve dare corso “operativo” alle
linee guida stabilite nel 2011.
In generale questo Decreto, rifacendosi ai principi definiti nel
Decreto Rinnovabili del 3 Marzo 2011, è ispirato a un tota-
le controllo della spesa pubblica destinata all’incentivazione
della produzione da fonte eolica. In particolare, il limite di
costo cumulato complessivo annuo degli incentivi, per tutte
le fonti rinnovabili elettriche non fotovoltaiche, previsto dal
Decreto è fissato in 5,8 mld di euro. Il Decreto utilizza tre
diversi strumenti per ottenere questo obiettivo: la riduzione
delle tariffe incentivanti, la definizione di procedure di acces-
so all’incentivo rigorose e controllate, l’identificazione di un
contingente massimo di potenza incentivabile su base an-
nua. L’analisi svolta mette in evidenza come il legislatore ab-
bia agito introducendo dei limiti molto stringenti per ognuna
di queste tre variabili, il che comporta il rischio di un perico-
loso stallo del settore, quantomeno per gli impianti eolici tra-
dizionali, di grande potenza. Le tariffe incentivanti sono state
riviste al ribasso ma se ne è prolungata l’applicazione (da 15
a 20 anni) garantendo in buona sostanza livelli di redditività,
almeno sulla carta, assolutamente sostenibili. L’entità della
riduzione delle tariffe incentivanti non è infatti l’elemento che
più preoccupa gli operatori del settore, convinti che si pos-
sano ancora realizzare progetti con IRR interessanti in Italia
anche con una riduzione in media pari a oltre il 10% rispet-
to allo schema di incentivazione attuale, selezionando solo
quei siti ancora disponibili e con ventosità interessanti. La
procedura di accesso al Registro per impianti di taglia molto
piccola (a partire da 60 kW) e l’asta al ribasso che si applica
già a partire da sistemi che sono, per le caratteristiche intrin-
seche della tecnologia eolica, di taglia piuttosto limitata (os-
sia con potenza superiore a 5 MW), rappresentano invece gli
elementi più negativi contenuti in questo nuovo Decreto, che
potrebbero costituire un forte freno allo sviluppo del settore
e al raggiungimento degli obiettivi in termini di potenza eo-
lica cumulata al 2020 definiti nel Piano di Azione Nazionale
(PAN) presentato dal legislatore nel corso del 2010. Inoltre,
un altro punto che gli operatori del settore criticano fortemen-
te è il livello estremamente limitato del contingente di poten-
za incentivabile attraverso il meccanismo dell’asta.
In una situazione come questa la previsione sull’installato dei
prossimi 3 anni è pari a 1,5 GW nel caso in cui il settore sia
comunque in grado di adattarsi rapidamente al nuovo mecca-
nismo. Questa quantità è decisamente inferiore al potenziale
di circa 3 GW nel prossimo triennio, che gli operatori ricono-
scevano al settore prima dell’entrata in vigore dei nuovi in-
centivi. A questo potenziale per il nuovo installato andrebbe
poi aggiunto il mercato, sulla carta estremamente interes-
sante, del repowering di parchi eolici già esistenti. L’aumento
possibile della potenza che si otterrebbe sostituendo gli im-
pianti dotati di turbine con potenza inferiore a 1 MW installati
fino al 2001 in Italia è pari a 1,6 GW. Se si amplia l’orizzonte
di analisi considerando gli impianti realizzati fino al 2005, il
potenziale raggiungibile per repowering è di circa 2,7 GW.
Anche in questo caso, però, purtroppo le procedure di incen-
tivazione previste da questo nuovo Decreto penalizzano que-
sti interventi di ri-potenziamento, prevedendovi il medesimo,
e particolarmente complesso, processo di autorizzazione che
si applica ai nuovi impianti. In base alle interviste effettuate,
emerge come siano molto pochi gli operatori disposti a sob-
barcarsi questi oneri burocratici, il che lascerà probabilmente
ampiamente inespresso questo potenziale di repowering.
Wind Energy Report