Page 25 - Energie & Ambiente n. 5

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Tabella 1 - Consumi idrici domestici in alcune città europee (in litri/abitante/giorno, anno 2007)
Bristol
294
Goteborg 173
Hannover 125
Parigi
287
Berlino 163
Aarhus
120
Patrasso 285
Helsinki
162
119
Stoccolma 210
Grande
Londra
159
Barcellona 118
Lione
209
Vienna 152
Anversa 108
Oslo
200
Nicosia 143
Bruxelles 108
Tampere 190
Madrid 140
Saragozza 104
Aalborg 179
Turku
139
103
Riga
176
Praga
127
Fonte: Istituto Ambiente Italia - Dexia (Ecosistema Urbano Europa - Rapporto 2007).
Tabella 2 - La partecipazione alla campagne Wataclic
Campagna
Iscritti
Partecipanti
Attesi
Successo
Acqua e regole (9
eventi)
345
256
450
57%
Acqua e denaro (2
eventi)
33
115
40
288%
Acqua e cittadini (1
evento)
40
30
30
100%
Acqua e energia (1
evento)
20
40
15
267%
Acqua e innovazione
(1 evento)
-
12
20
60%
TOTALE
438
453
555
82%
23
n.5 marzo 2012
significativa l’incidenza delle denunce di
irregolarità nella fornitura, in particolare nel
Mezzogiorno. In altre parole: la quantità
d’acqua al giorno che soddisfa pienamente
le necessità di una famiglia Bavarese o
Catalana è insufficiente a una famiglia del
Sud Italia, che tende a consumarne di più
causando così, nei periodi di scarsità di
risorsa, l’interruzione del servizio. Viene alla
luce, quindi, un problema spesso trascurato
nel dibattito sulla gestione delle acque a
uso civile: lo spazio di miglioramento del
servizio idrico non riguarda solo la rete di
distribuzione e la sua gestione, dove le
politiche dovrebbero puntare a dimezzare
la differenza tra acqua prelevata e acqua
effettivamente erogata, riducendola entro
il 15-20%, ma anche la diffusione delle
tecnologie e delle buone pratiche di uso
responsabile dell’acqua, che permettono di
portare i consumi civili urbani entro i 150 litri
per abitante al giorno e quelli domestici entro i
120 litri per abitante al giorno, mantenendo la
regolarità della fornitura.
Gli scarichi civili e l’inquinamento
delle acque
Gli scarichi urbani costituiscono oggi il
principale carico inquinante che grava sulle
acque italiane: le ultime stime dell’Istat infatti
attribuivano agli scarichi urbani un carico
inquinante pari a quasi 100 milioni di “abitanti
equivalenti” (AE), mentre il carico inquinante
attribuito all’industria – in ipotesi sottoposto
a trattamento di depurazione direttamente
nelle aziende – ammontava a circa 70 milioni
di abitanti equivalenti. A questo carico va
aggiunto quello di origine zootecnica che, in
particolare in alcune regioni del Nord, assume
valori significativi: in Lombardia, Veneto ed
Emilia Romagna il carico di origine zootecnica
è dello stesso ordine di grandezza di quello
urbano dovuto agli abitanti residenti.
L’ingente carico inquinante di origine civile è
oggi in gran parte trattato attraverso la rete
depurativa.
Secondo l’Istat, nel 2008 erano in esercizio
impianti per 75,8 milioni di abitanti equivalenti
complessivi, con percentuali di copertura del
servizio che in alcuni casi risultano superiori al
100% (in Provincia di Bolzano e in Toscana) e
in alcune regioni meridionali sono ancora al di
sotto del 50%.
Alla capacità effettiva vanno aggiunti circa
3 milioni di abitanti equivalenti residenti in
piccoli centri e case sparse che sono serviti
da sistemi di trattamento solo primario (privo
di trattamento biologico). Complessivamente
la situazione del sistema depurativo appare
abbastanza buona con percentuali di
copertura del servizio che a oggi si avvicinano
all’80%.
L’ingente sforzo compiuto nella realizzazione
di fognature e impianti di depurazione ha
certamente contribuito a un miglioramento
della qualità dei corsi d’acqua che, negli anni
’70, erano in condizioni drammatiche. Tuttavia
la situazione attuale è ancora lontana dal
pieno recupero della qualità: secondo l’Ispra
(Conviri 2009) più del 50% delle stazioni
di monitoraggio della qualità delle acque
mostra condizioni ancora lontane dal “buono
stato” che dovrebbero raggiungere entro il
2015 secondo quanto previsto dalla Direttiva
Quadro sulle acque (2000/60).
È sempre più evidente che il completamento
della rete depurativa non permetterà di
raggiungere gli obiettivi di qualità dei corpi
idrici previsti dalla Direttiva 2000/60. Da oltre
un decennio, agli esperti di tutto il mondo, è
risultato sempre più chiaro che il modello di
gestione delle acque nelle nostre città non è
sostenibile [4].
Non lo è il ’modello urbano’, basato su
”prelievo, distribuzione, utilizzo, fognatura,
depuratore, restituzione al corpo idrico!”.
Questo perché comporta un uso eccessivo
di risorse idriche di altissima qualità,
produce inquinamento che può essere
solo parzialmente ridotto ricorrendo alla
depurazione e perché non si cura di
riutilizzare risorse preziose come l’azoto e
il fosforo contenute nelle ’acque di scarico’.
Come del resto non è sostenibile nemmeno
il ’modello domestico’, perché basato su
una serie di pratiche come minimo rozze,
se non completamente illogiche. Una di
queste è l’approvvigionamento idrico delle
nostre case attraverso un’unica fonte (acqua
dall’acquedotto pubblico), anche quando
sarebbe possibile, utile e conveniente
raccogliere e usare acqua piovana. Se a
questo aggiungiamo il consumo indiscriminato
di acqua potabile, usata in grandi quantità
per scaricare il WC, e l’eliminazione di tutti
i nostri scarti attraverso un unico sistema di
scarico, siano essi escrementi con carica
batterica altissima, urine ricche di prezioso
azoto, o acqua praticamente potabile usata
per sciacquare la frutta, otteniamo un modello