Agenda 2030, l’Italia arranca sul fronte iniziative per la decarbonizzazione

Pubblicato il 6 novembre 2023
MCE decarbonizzazione 2030

A che punto è il processo di decarbonizzazione in Italia? È la domanda che si è posta MCE e sulle cui risposte ha coinvolto interlocutori istituzionali come Enea, Mase e Anima Confindustria, e politici. Base della discussione lo Zero Carbon Policy Report realizzato dall’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, con l’obiettivo di raccogliere i suggerimenti del mondo industriale che si è incontrato all’evento di MCE con quello istituzionale per elaborare una Agenda da proporre al Paese per il raggiungimento dell’obiettivo di riduzione del 55% entro il 2020 rispetto al 1999 dei gas serra.

“Le emissioni di CO2 in Italia nel corso del 2022 sono calate di un solo punto percentuale se confrontate con il 2019, ossia escludendo la parentesi pandemica, portando le riduzioni totali ad appena il 30% dal 2005. – ha sottolineato il professor Davide Chiaroni, Co-fondatore e Vice-Direttore dell’Energy& Strategy Group – Di questo passo è evidente che la strada per raggiungere l’obiettivo del 55% di emissioni in meno entro il 2030 è sempre più impervia e richiede di procedere con una diminuzione di quasi il 4% l’anno, cioè ben 8 volte ciò che è stato fatto nell’ultimo trentennio.”

Il gap da colmare per l’Italia da qui a otto anni resta enorme, pari a 125 milioni di tonnellate di CO2 equivalente – ben 15 milioni di tonnellate in più rispetto alle stime dello scorso anno – sul target prefissato, e i settori che dovrebbero contribuire maggiormente sono proprio quelli più in difficoltà: i trasporti e l’edilizia residenziale, commerciale e dei servizi pubblici sono infatti i comparti più lontani in termini assoluti dai target al 2030, data entro cui dovrebbero calare rispettivamente del 33% e del 23%, al ritmo del 4% e del 3% l’anno.

L’incontro “2030 -55% – 2050 Net Zero: la sfida della decarbonizzazione” promosso a Roma da MCE-Mostra Convegno Expocomfort ha voluto porsi come un momento di confronto con le istituzioni, con lo scopo di definire una roadmap di lungo periodo per la decarbonizzazione e discutere gli approcci migliori per incentivare in modo organico la riduzione delle emissioni.

Salvatore Corroppolo, dell’Unità di Missione per l’attuazione del PNRR Mase, ha ricordato la centralità del tema per il Governo: “L’Italia è fortemente impegnata a perseguire il percorso di decarbonizzazione per ridurre le emissioni di gas climalteranti fino al raggiungimento della neutralità climatica. Questo rappresenta per il nostro Paese una grande opportunità perché stimolerà la crescita green e la creazione di nuovi posti di lavoro ed è per queste ragioni che il Governo Italiano ha previsto ingenti risorse finanziare nel PNRR prima e nel Repower EU dopo. La sfida è quella di creare un concreto allineamento tra PNRR, Repower EU e PNIEC per pianificare politiche e misure che non solo realizzino gli impegni in materia di clima ed energia, ma che siano funzionali a una spesa pubblica più oculata ed efficiente.”

“La centralità del settore civile nei consumi energetici del nostro Paese e l’obiettivo della decarbonizzazione impongono un’azione capillare di efficientamento dello stock immobiliare italiano. – ha confermato la dott.ssa Ilaria Bertini, Direttore del Dipartimento Unità per l’Efficienza Energetica dell’ENEA – Serve che si crei un vero e proprio Sistema Edificio/Impianto/Utente, almeno per l’edilizia residenziale, che veda gli impiantisti prima, e i cittadini poi, protagonisti del processo di decarbonizzazione; Sono necessarie però norme chiare, semplici, continue e durature. Il nostro, come tutti sappiamo, è un paese insolito rispetto al resto d’Europa con una quota di oltre il 70% di proprietari di casa e dobbiamo essere in grado di trasformare questa peculiarità in un vantaggio competitivo.”

Secondo il Report Zero Carbon Policy Agenda al riscaldamento e raffrescamento degli edifici infatti spetta circa il 40% dei consumi e solo attraverso il loro efficientamento possiamo recuperare la parte più consistente delle 42 milioni di tonnellate di CO2 che dobbiamo evitare di emettere da qui al 2030 per rimetterci al passo. “È del tutto evidente che i sistemi HVAC possono e devono avere un ruolo fondamentale in questo percorso di decarbonizzazione, soprattutto per quanto riguarda il comparto residenziale, commerciale e dei servizi pubblici. – aggiunge il professor Chiaroni. – E per farlo dobbiamo riportare i sistemi HVAC al centro dell’agenda per l’efficientamento dei consumi.”

È indubbio infatti che il superbonus (cui va riconosciuto il ruolo di temporaneo rilancio del comparto dell’edilizia) abbia però concentrato le enormi risorse che sono state messe a disposizione su una parte molto esigua (attorno al 4%) del patrimonio edilizio nazionale e si sia fondamentalmente concentrato (quasi il 60% degli interventi) su cappotti e infissi, con i sistemi HVAC che invece hanno pesato per meno del 20%. “Dobbiamo invertire la tendenza con interventi da un lato molto più diffusi (il 60% degli edifici in Italia è in classe F o G) e dall’altro economicamente più sostenibili, ad esempio intervenendo su tecnologie pervasive e disponibili come gli HVAC: case green, ETS per l’edilizia, regolamento sugli F-gas, il contesto regolatorio europeo punta decisamente in questa direzione e l’Italia dovrebbe cogliere l’occasione per fare la propria parte. – ha affermato il professor. Chiaroni – Dato l’obiettivo condiviso è necessario interrogarsi sulle trattorie di intervento valide per il nostro Paese, alla luce anche delle specificità proprie della Penisola.”

“Spesso l’approccio europeo si è dimostrato sbagliato perché la troppa ideologia nei provvedimenti proposti non tiene conto né della fattibilità di quello che si delibera, né tanto meno delle specificità del singolo Paese. – ha puntualizzato Isabella Tovaglieri, Europarlamentare – Se vogliamo veramente che nessuno resti indietro, dobbiamo guardare a soluzioni pragmatiche, che per anni, in Europa, l’ideologia green ha demonizzato. Dobbiamo guardare al risparmio energetico nelle abitazioni, nell’industria e nella produzione di energia individuando obiettivi realistici, soprattutto quando si parla di riqualificazione e decarbonizzazione di edifici pubblici e privati.”

Patty L’Abbate, Vicepresidente della Commissione Ambiente Camera dei Deputati ha sottolineato come “le direttive europee devono essere tramutate in fatti concreti sul territorio, perché la transizione ecologica è un passaggio fondamentale. Ma come stiamo tutelando le imprese italiane? Come possiamo essere competitivi se procediamo col freno tirato? Spesso prevale il timore di cambiare il modello economico, ma così facendo rischiamo un domani di pagare costi più elevanti rispetto a quanto non abbiamo fatto finora. Dobbiamo avere il coraggio di attuare una politica sovranazionale condivisa per quanto riguarda sia lo sviluppo economico sia la tutela dell’ambiente, conformemente al principio dello sviluppo sostenibile, guardando alla dipendenza da fonti fossili e al mancato slancio dell’innovazione sulle fonti rinnovabili. È necessario eliminare gli ostacoli giuridici e regolamentari esistenti nei mercati dei Paesi membri dell’Unione europea e impostare così un approccio condiviso sulle politiche infrastrutturali dell’area.”

Il rischio che emerge con forza dal Rapporto è che fermarsi ora nel processo di decarbonizzazione possa disperdere il patrimonio, non solo di asset, ma soprattutto di competenze e imprese, che nel nostro Paese si è via via costituito e rafforzato nel corso dell’ultimo decennio.

Per Luca Squeri, Capogruppo FI Commissione Attività produttive, Camera dei Deputati è importante sottolineare come “ogni nazione abbia il suo percorso per attuare la transizione energetica. È necessario superare i pregiudizi su fonti energetiche erroneamente considerate inquinanti e/o pericolose, quali le biomasse; pregiudizi che penalizzano a favore di un’elettrificazione dei consumi e devono anzi concorrere nel mix energetico nazionale al pari di altre rinnovabili, idroelettrico e geotermico. Al tempo stesso, per realizzare gli obiettivi che ci siamo posti a livello europeo e decarbonizzare il nostro sistema energetico, tutelando l’ambiente, l’utilizzo dell’energia nucleare non è più solamente un’opzione ma è diventata una necessità.”

La revisione (oggettivamente al ribasso sul fronte della decarbonizzazione) del PNRR e la difficoltà a trovare spazio “costruttivo” nell’agenda politica per la transizione ecologica completano il quadro del Sistema Italia.

Vinicio Peluffo, Capogruppo PD Commissione Attività produttive della Camera dei Deputati, insiste invece sulla “necessità di una regolamentazione seria del settore dell’efficienza energetica, che dia continuità agli strumenti giuridici messi a disposizione, capaci anche di modificare il comportamento sia nell’uso ottimale delle tecnologie correnti, sia quelli più strettamente legati a un vero e proprio cambiamento culturale.”

“Il gap da colmare per l’Italia da qui al 2030 resta enorme, pari a 125 MtCO2-eq rispetto al target di emissioni. Diviene sempre più improcrastinabile la messa a punto di una rinnovata agenda politica per la decarbonizzazione, che sia effettivamente “integrata” e coerente e che ruoti attorno a questi punti chiave: definire una roadmap di lungo periodo per la decarbonizzazione, mettere in campo regole per la misura delle emissioni, semplificare le procedure burocratiche e autorizzative ed incentivare in modo organico le tecnologie per la riduzione delle emissioni” – ha concluso Chiaroni.



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