Honeywell per un’economia circolare della plastica

Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, a livello globale, solo il 9% dei rifiuti plastici viene riciclato.

Pubblicato il 10 aprile 2023
plastica Honeywell UOP UpCycle Process

Di tutta la plastica prodotta tra il 1950 e il 2017, 7 miliardi di tonnellate sono diventate rifiuti, e la quantità continua ad aumentare. Oggi, il mondo produce il doppio della plastica rispetto a due decenni fa, e 8 milioni di tonnellate all’anno finiscono negli oceani. Entro il 2050, secondo il World Wildlife Fund, potrebbe esserci più plastica che pesci nei mari. Honeywell introduce la tecnologia UpCycle Process, che espande l’universo della plastica che può essere riciclata e la sottrae alle discariche e agli inceneritori, fornendo un percorso più semplice per l’adozione dei meccanismi di riciclaggio avanzato.

Anche se ridurre l’utilizzo di plastica può aiutare, è improbabile che il suo bisogno scompaia presto. I materiali in plastica giocano un ruolo importante nel preservare la durata di conservazione degli alimenti, nel proteggere i prodotti medici dalla contaminazione e molto altro. Nel complesso, la nostra società globale continua ad aver bisogno della plastica per mantenere e sviluppare uno standard di vita sano, moderno e sicuro. Ad ogni modo, ciò non toglie che vi sia un problema di inquinamento da plastica, e che spetti ai politici il compito di non semplificare eccessivamente il problema e di implementare soluzioni realistiche ed efficaci per ridurre i rifiuti in plastica.

In giro per il mondo, nazioni, stati e agenzie governative locali stanno cercando di ridurre i rifiuti in plastica attraverso misure che possono assumere la forma di restrizioni o divieti alle comodità monouso, come le buste di plastica nei negozi di alimentari. Ad esempio, gli Stati Uniti hanno visto aumentare l’interesse per la direttiva sulla responsabilità estesa del produttore (EPR, Extended Producer Responsibility), che richiederebbe alle aziende che immettono plastica nel mercato di pagare per la raccolta, lo smistamento e il riciclo della stessa dopo l’utilizzo. Sono quattro gli Stati che, ad oggi, hanno implementato il regolamento EPR: Maine, Oregon, Colorado e California.

Allo stesso tempo, 24 governi nazionali hanno adottato il New Plastics Economy Global Commitment lanciato nel 2018 dalla Ellen MacArthur Foundation e lo United Nations Environment Programme. Anche centinaia di imprese – rappresentanti il 20% degli imballaggi in plastica prodotti nel mondo – hanno aderito all’iniziativa .

I firmatari del Global Commitment promuovono una visione comune di “economia circolare” della plastica secondo la quale essa non diventa mai rifiuto, e si impegnano a compiere azioni concrete entro il 2025 per realizzare questa visione. È inoltre previsto che ciascun firmatario faccia un report annuale riguardo i suoi progressi. Ad esempio, il decreto francese “3R” obbliga tutti i produttori di imballaggi monouso in plastica a lavorare per un riciclo del 100% entro il 2025. Il Regno Unito, invece, ha introdotto delle tasse per gli imballaggi contenenti meno del 30% di plastica riciclata così da raggiungere tale livello per tutti gli imballaggi in plastica entro la stessa data . La Ellen MacArthur Foundation è anche a capo di un’iniziativa per creare un nuovo trattato degli Stati Uniti sull’inquinamento da plastica .

Tuttavia, la legislazione da sola non risolverà il problema. La società ha bisogno anche di un approccio olistico per ottenere un maggior riciclo della plastica, e questo significa rifarsi ad una completa gamma di tecnologie.

Oggi, le tecnologie di riciclo meccanico processano la maggior parte della plastica che viene sottratta al ciclo dei rifiuti. In questo processo la plastica viene lavata, spezzettata, fusa e riformata in pellet usati per creare nuovi prodotti. Questo metodo è ampiamente adottato grazie alla sua accessibilità, efficienza energetica ed efficacia dei costi. Nuovi sviluppi hanno addirittura espanso la gamma di materie plastiche che può essere meccanicamente riciclata oltre al polietilene tereftalato (PET) in modo da includere materiali più complicati come gli imballaggi flessibili.

Ad ogni modo, il riciclo meccanico ha i suoi limiti. Le proprietà fisiche del materiale si deteriorano durante il processo e le materie plastiche riciclate utilizzando questi metodi sono adatte a un minor numero di applicazioni e spesso vengono “declassate” per la produzione di panchine per parchi, alcuni tessuti per abbigliamento, ecc… Alcuni materiali plastici sono difficili da trattare completamente attraverso il riciclo meccanico, molti film, materiali misti e plastiche fortemente colorate non sono generalmente adatti al riciclo meccanico. Allo stesso tempo, la normativa limita il contenuto di plastica riciclata che può essere utilizzato in certi casi, come per gli imballaggi che sono a contatto con gli alimenti, che potrebbero necessitare di un ulteriore sterilizzazione o decontaminazione prima di poter essere utilizzate.

Al contrario, il riciclo chimico scompone la plastica a livello molecolare. Gli oli di pirolisi che vengono prodotti sono convogliati verso gli steam crackers e sostituiscono i flussi di alimentazione a base fossile. Gli steam crackers producono i monomeri che vengono successivamente polimerizzati per ottenere una nuova plastica che sostituisca le fonti di plastica basate sui combustibili fossili. Secondo la Ghent University, la resa dei monomeri prodotti nello steam cracker da oli di pirolisi derivanti dalla plastica riciclata è simile a quella delle materie prime di origine fossile.

Sviluppi recenti nella tecnologia di pirolisi del riciclo chimico consentono un processamento più efficace dei rifiuti misti differenziati che diventeranno poi plastica riciclata per gli alimenti di alta qualità, e che offra lo stesso livello di sicurezza e performance della plastica prodotta da fonti convenzionali (combustibili fossili). Combinando i pirolisi alla gestione dei contaminanti e alla conversione molecolare, Honeywell Universal Oil Production (UOP) ha sviluppato un processo di pirolisi commercialmente valido che elevi i rifiuti di plastica di bassa qualità in materia prima polimerica riciclata (RPF) che può essere utilizzata per produrre una plastica nuova e incontaminata.

La tecnologia UpCycle Process di Honeywell UOP espande l’universo della plastica che può essere riciclata e la sottrae alle discariche e agli inceneritori.

I due processi – il riciclo meccanico e quello avanzato – sono complementari. Quando il rifiuto è conforme, il riciclo meccanico offre una soluzione semplice e a basse emissioni per riutilizzare la plastica. Quando invece la plastica è contaminata, complessa o di qualità, il riciclo avanzato previene che finisca in discarica o incenerita e può ridurre drasticamente il bisogno di plastica incontaminata. Sviluppando il riciclo chimico in modo che processi un maggiori numero di plastiche che non possono essere riciclate attraverso i canali tradizionali, possiamo sfruttare le fondamenta dell’infrastruttura di riciclo esistente, piuttosto che sprecare tempo ed emissioni per reinventare tutto il sistema.

Così come le due tecnologie possono lavorare insieme per portarci sempre più vicino ad un’economia circolare per la plastica, è necessaria anche la collaborazione tra tutte le parti del sistema di gestione dei rifiuti – trasformatori, riciclatori, rivenditori e produttori di beni di consumo. Uno dei principali ostacoli nel gestire il riciclo della plastica è rappresentato dalle disconnessioni e dalle incoerenze tra questi attori chiave e i loro approcci al riciclo. Le capacità dei riciclatori privati e municipali variano enormemente a seconda della geografia, e la confusione dei consumatori su quali materie plastiche possono essere riciclate e su cosa le loro città o paesi possono riciclare ha alimentato una certa disillusione.

Honeywell ha puntato a connettere questi vari attori lavorando con le compagnie che si occupano della gestione dei rifiuti affinché ottengano la licenza per la sua tecnologia UpCycle Process, fornendo un percorso più semplice per l’adozione dei meccanismi di riciclaggio avanzato. Ad ogni modo, una volta che si hanno le capacità è vitale che tutte le parti coinvolte educhino il loro pacchetto clienti su come questi cambiamenti dovrebbero impattare sulle abitudini di riciclo e sostenere i cambiamenti necessari nelle attività di raccolta. I brand possono giocare un ruolo particolarmente importante per lavorare collettivamente e di continuo per comunicare i cambiamenti dei materiali di imballaggio e le regole sul riciclo ai consumatori.

Questa collaborazione sta già aumentando tra le aziende che lavorano assieme per aumentare la raccolta da parte di negozi, retailer e produttori. Naturalmente, c’è ancora molto lavoro da fare ma l’attenzione deve essere rivolta anche ai consumatori – incoraggiandoli a riciclare e, cosa fondamentale, rendendolo più semplice possibile riducendo gli ostacoli, come la necessità di smistare i diversi materiali. Per far sì che funzioni e che si raggiunga finalmente un’economia circolare per l’industria, i governi e il pubblico, sarà necessario utilizzare l’intera gamma di strumenti e tecnologie disponibili.



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