Il ciclo delle componenti da rifiuti tecnologici..
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– Plastiche contenenti i ritardanti di fiamma (bromurati). Per un’azienda di demolizione apparecchiature, è molto difficile valutare la tipologia di plastica, se questa non è adeguatamente marcata. Le plastiche bromurate rappresentano un problema, non solo per il loro corretto smaltimento, ma anche per la possibile tossicità per gli operatori che le manipolano. Per evitare che queste tipologie di plastiche producano danni all’ambiente ed agli operatori, tutte le plastiche, che non sono chiaramente individuabili, vengono mandate ad impianti di smaltimento rifiuti, senza ulteriormente essere trattate.
– Guarnizioni o le protezioni a base di amianto. Le apparecchiature che contengono fibre d’amianto seguono procedure particolari ed eccezionali. Al proposito sono in vigore norme severissime sulle modalità di bonifica e trattamento. Per effettuare il trattamento di queste apparecchiature è necessario seguire queste procedure: nulla-osta ASL, operatori qualificati e monitorati sanitariamente, ambienti confinati, uso di attrezzature e DPI adeguati. I rifiuti di amianto vanno conferiti a discariche autorizzate.
– Tubi a raggio catodico. Sono presenti in tutti i televisori e monitor. Sono strutture cave in vetro a matrice diversificata, che contengono rivestimenti fluorescenti all’interno ed all’esterno. All’interno, il rivestimento è costituito da polveri adese allo schermo, che contengono fosfori, antimonio, terre rare, e nei modelli più vecchi, cadmio. All’esterno il rivestimento è costituito da vernici che contengono cadmio, mercurio e piombo. Le matrici vetrose sono spesso diversificate fra lo schermo (vetro al Ba) e il cono (vetro al Pb). L’intervento di bonifica (come richiesto anche dalla direttiva) riguarda i rivestimenti, che devono essere rimossi, nella fase di trattamento. Le polveri che si ottengono vengono smaltite in discariche autorizzate. Solitamente le quantità di queste polveri non superano il 5% del peso del manufatto.
– Lampade a scarica e schermi a cristalli liquidi con superfici maggiori di 100 cm2 e tutti gli schermi illuminati da lampade a scarica. Strutturalmente sono corpi cavi vetrosi, caratterizzati dalla presenza di mercurio metallico nelle polveri luminescenti, che sono a base di calcio e fosforo. Particolare attenzione deve essere posta nel caso di lampade al sodio, le cui polveri si incendiano se bagnate. Gli impianti adeguati sono quelli che sono in grado di separare le polveri ed i metalli e contemporaneamente di bonificare il vetro dai residui, soprattutto di mercurio che rimangono intrappolati nel reticolo cristallino. Esistono impianti dedicati che recuperano l’involucro vetroso, per il suo riutilizzo, insieme con le polveri luminescenti. Solitamente hanno una loro utilità pratica solo se installati presso gli stabilimenti di costruzione delle lampade.
– CFC, HCFC, HFC. Sono composti cloro-fluorurati presenti nei fluidi refrigeranti, usati nei circuiti di raffreddamento dei frigoriferi e condizionatori, e spesso usati anche come fluidi espandenti nei sistemi di coibentazione. Queste sostanze sono fuori mercato dal 1993. Il sistema di trattamento deve prevedere lo svuotamento delle serpentine, la bonifica degli olii idraulici e il degasaggio dei poliuretani. Questi fluidi hanno tensioni di vapore molto elevate, pertanto devono essere mantenuti in bombole refrigerate. Il loro smaltimento, in Italia oggi non è ancora possibile. Avviene in inceneritori all’estero.
– Oli al silicone, gli oli lubrificanti e simili, si trovano in apparecchiature solitamente di grandi dimensioni. Devono essere raccolti e conferiti al consorzio, laddove possibile o a centri adeguatamente autorizzati.
– Liquidi di refrigerazione alternativi (ammoniaca, idrocarburi ecc.). I frigoriferi di nuova generazione, ovvero i frigoriferi di campers e rullottes possono funzionare ad ammoniaca. Il recupero di questa sostanza deve avvenire secondo modalità che garantiscano la sicurezza ambientale e dell’operatore. Per poter adeguatamente operare, le apparecchiature devono rimanere il più possibile integre nelle varie operazioni movimentazione (carico scarico e trasporto). Operazioni queste, insieme al necessario confezionamento, considerate marginali, ma che invece incidono in modo rilevante sulle performance ambientali e sui costi globali di gestione. Questi rappresentano solo alcuni aspetti, pur importanti, dell’intera attività. Innumerevoli sono i risvolti tecnici ed organizzativi che accompagnano un’attività di questo tipo, dalla difficoltà di standardizzazione dei processi, alla necessità di organizzare sistemi di rintracciabilità dei rifiuti, in quanto questi mantengono la loro identità fino al momento della distruzione. Quest’analisi non esaurisce gli aspetti organizzativi e procedurali di una piattaforma di trattamento, ma ne vuole tracciare i contorni significativi. In genere accade poi, che solo una piccola parte è profittevole, mentre il rimanente costituisce un costo.
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