Cbam e l’era della Carbon Tax: una svolta per l’industria europea
Dalla rivista:
Automazione Oggi
ClimEase è una start-up di Lugano e si prepara a guidare la decarbonizzazione globale dell’industria pesante
A maggio 2023, l’UE ha pubblicato sulla Gazzetta ufficiale l’entrata in vigore del regolamento Cbam – Carbon Border Adjustment Mechanis, un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere europee che ha un impatto significativo sulle aziende importatrici. In pratica il regolamento mira a prevenire la ‘fuga di emissioni di carbonio’ sottoponendo l’importazione di determinati gruppi di prodotti da paesi terzi (non UE e non Efta) a un’imposta sul carbonio. Per fare chiarezza abbiamo voluto incontrare Edoardo Oscari, marketing and PR specialist di ClimEase, una start-up svizzera di Lugano, che ha seguito tutta l’evoluzione del Carbon Border Adjustment Mechanism fin dal 2021, da quando quindi la Commissione Europea l’ha proposto.
Chi è ClimEase?
ClimEase è una start-up svizzera, che nasce a Lugano nel 2023 da Nicolas Endress, ceo dell’azienda, che ha sempre avuto a cuore il problema del cambiamento climatico. In breve tempo ClimEase ha espanso il suo raggio d’azione, ha acquisito una profonda conoscenza del Carbon Border Adjustment Mechanism in tutti i suoi aspetti tecnici, legali e finanziari. Ha cercato di capire gli ostacoli pratici di attuazione di questo regolamento e si è strutturata con un team, una ventina di esperti, che vanta competenze in politica ambientale, procedure doganali, programmazione software, calcolo della CO2, e anche un team che conosce in modo approfondito l’ambito legislativo e finanziario. Competenze diverse che ci posizionano in modo ottimale per poter gestire tutte le esigenze relative al Cbam.
L’Unione Europea ha introdotto un nuovo tributo ambientale, il Cbam, ovvero il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di carbonio e incoraggiare una produzione industriale più pulita. Tutte le imprese sono soggette a questo regolamento?
L’Unione Europea, da tempo impegnata verso un futuro più sostenibile, ha adottato numerose normative per promuovere pratiche eco-compatibili, dal limitare gli sprechi alle direttive sul consumo energetico o di acqua. Tuttavia, nonostante queste iniziative, la questione del riscaldamento globale necessita di un intervento più incisivo e ampio. La soluzione, supportata dalla maggior parte degli esperti ambientali e climatici, risiede nella tassazione della CO2, una misura che renderebbe economicamente svantaggioso per le aziende continuare a inquinare e mira esattamente al problema delle eccessive emissioni di gas a effetto serra. Nel contesto di questi sforzi, l’EU ETS (Emission Trading System), creato nel 2006, ma veramente funzionale solo dal 2019, è stato implementato per regolare le emissioni di gas serra nel settore energetico e industriale, che rappresentano il 40% delle emissioni totali di CO2 nell’UE. Tale sistema, che ha alcune criticità, permette alle aziende di comprare e vendere quote di emissione, spesso ricevute gratuitamente: in questo modo la tassazione risulta soltanto marginale e indiretta (tramite la compravendita) e per nulla incentiva la decarbonizzazione. Certo, questa tassazione, relativamente bassa, risultava necessaria per prevenire il carbon leakage, ossia il trasferimento della produzione di materie prime in Paesi meno regolamentati, e quindi evitare di pagare la tassa. In questo scenario si inserisce il Cbam (Carbon Border Adjustment Mechanism), progettato in primo luogo per obbligare gli importatori a dichiarare le emissioni di CO2 e dunque forzarne la misurazione a livello globale. Il Cbam si applica ai prodotti importati di ferro, acciaio, alluminio, cemento, fertilizzanti, idrogeno ed elettricità, il cui valore di spedizione è pari o superiore a 150 euro. Si prevede poi che la tassazione del carbonio sarà estesa anche ad altre importazioni, assicurando così che i prodotti esteri siano soggetti a una tassazione comparabile a quella dei prodotti interni. Questa nuova tassazione equa mira a stabilizzare il mercato interno e a promuovere globalmente una produzione più sostenibile. Con il fatto che eventuali tasse pagate in Paesi terzi sono deducibili dalla carbon tax europea, il Cbam si configura non solo come una misura di equità commerciale ma anche come un potente strumento di incentivazione di politiche ambientali internazionali.
Quali sono i tempi da segnarsi in agenda?
Il percorso di integrazione del Cbam è delineato da specifiche scadenze che segnano una fase transitoria cruciale per le aziende europee:
» 1° ottobre 2023: inizio del periodo di rendicontazione Cbam, focalizzato esclusivamente sull’obbligo di dichiarare le proprie importazioni che cadono sotto il Cbam.
» 31 ottobre 2024: gli importatori devono dichiarare le emissioni reali dei fornitori, che a loro volta possono ancora utilizzare metodi di misurazione della CO2 accettati a livello locale.
» 30 aprile 2025: gli importatori devono dichiarare le emissioni dei fornitori, che ora devono seguire la rigorosa metodologia Cbam.
» 1° gennaio 2026: conclusione del periodo transitorio di sola reportistica e inizio periodo di tassazione.
» 31 luglio 2026: apertura del portale dei certificati Cbam e inizio del nuovo sistema di tassazione. » 31 maggio 2027: prima dichiarazione annuale Cbam obbligatoria per le aziende.
Quindi a partire dal 31 ottobre 2024, la regola 80/20 entrerà in vigore, imponendo che almeno l’80% delle emissioni dichiarate sia basato su dati reali, con solo il 20% derivante da stime predefinite. Questo significa che la raccolta di emissioni deve avvenire su più livelli di fornitori e fino alla fabbrica responsabile della trasformazione dei minerali in materia prima. La tassazione della CO2 sarà calcolata sulla differenza tra le emissioni reali importate e un benchmark di riferimento, con una tassazione potenziale che va dal 2,5% al 65% delle emissioni incorporate, aumentando i costi di prodotti di acciaio fino al 15% e alluminio fino al 60% già nel 2026.
Quali sono gli obblighi delle imprese? Cosa si deve fare per adeguarsi?
Nella fase di transizione e di ‘preparazione’ le imprese hanno l’obbligo di segnalare le emissioni collegate ai beni che vengono importati, ma senza che sia previsto nessun tipo di onere o di impegno finanziario. L’obiettivo è quello di consentire alle imprese di lavorare per raccogliere i dati e sviluppare e perfezionare le procedure che dovranno essere pronte per gennaio 2026. Quindi le aziende per adeguarsi devono raccogliere i dati lungo la catena di fornitura; sistematizzare questa raccolta all’interno dei processi aziendali; valutare l’impatto economico che si avrà quando lo strumento entrerà a regime; compilare la dichiarazione trimestrale, all’interno del registro Cbam europeo.
Quale aiuto può offrire ClimEase alle aziende affinché non arrivino al d-day impreparate?
ClimEase ha realizzato un software avanzato che automatizza il calcolo delle emissioni a livello dei fornitori internazionali e automatizza la reportistica Cbam per gli importatori. È una piattaforma integrata sia per importatori UE sia per fornitori sparsi a livello mondiale, che include anche supporto a fornitori in lingua inglese, cinese e turco, oltre a tutte le altre lingue europee. Un software che viene integrato nel sistema IT esistente dell’azienda che permette di generare automaticamente il report Cbam, che deve essere fornito trimestralmente perché i dati devono essere riportati sul Registro Transitorio. I dati del software ClimEase Exporter confluiranno direttamente nel report Cbam dell’importatore UE senza la necessità di comunicazioni e-mail lente e/o modelli Excel. Il software permette di tener traccia di tutti i certificati Cbam, di fare previsioni, confrontare e classificare i fornitori per valutarne il livello di decarbonizzazione…. Dal momento che la preparazione alla conformità Cbam è fondamentale per gli importatori, noi di ClimEase cerchiamo di fornire le indicazioni necessarie e corrette così che il cliente, importatore e/o produttore, possa assicurarsi di essere completamente equipaggiato per soddisfare tutti i requisiti normativi con efficienza e precisione. Sul nostro sito, ad esempio, abbiamo anche delle guide specifiche per ruolo, come CFO, responsabile della sostenibilità…, progettate proprio per semplificare il processo di conformità, ridurre i rischi e ottimizzare le operazioni. Ad esempio, al CFO cerchiamo di dare indicazioni dettagliate per stimare i costi del certificato Cbam, oppure al responsabile della sostenibilità indicazioni su requisiti, tempistica, chiarimenti sulle metodologie di calcolo, sui certificati ISO… Ma diamo anche agli esportatori delle indicazioni su come poter misurare, tracciare e segnalare le emissioni in modo accurato ed efficiente.
Da start-up, quale sogno nel cassetto avete?
Certamente quella di rendere il nostro software ClimEase Exporter leader a livello mondiale per la conformità fiscale alle emissioni di carbonio alle frontiere, eliminando la necessità di segnalazioni manuali e calcoli complessi delle emissioni, garantendo al contempo una trasparenza completa sui rischi monetari correlati. E poi espandere i nostri servizi a livello internazionale e incentivare la decarbonizzazione globale nei settori industriali, che rappresentano circa la metà delle emissioni globali di gas serra.
ClimEase – https://climease.com
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