UE: affrontare la sfida del trattamento delle acque reflue

Pubblicato il 14 dicembre 2011

Tra il 2007 e il 2013 nell’insieme dell’UE si spenderanno 14 miliardi di euro per l’infrastruttura di raccolta e trattamento delle acque reflue ai sensi della direttiva sulle acque reflue urbane. La direttiva prevede che le acque reflue siano raccolte e trattate in tutte le zone in cui generano un inquinamento idrico equivalente ad un insediamento di più di 2.000 persone. Esistono circa 23.000 aree di questo tipo nell’UE-27 che producono un carico di inquinamento totale delle acque reflue equivalente ad una popolazione di circa 550 milioni di individui. La direttiva prevede il trattamento biologico delle acque reflue (“trattamento secondario”) mentre un trattamento più rigoroso è stabilito per le acque particolarmente sensibili che richiedono un livello di tutela più elevato.

Obiettivo di questa operazione è garantire che i rifiuti industriali e umani non abbiano effetti negativi sulla salute umana e sull’ambiente. L’ultima relazione sull’attuazione della direttiva, relativa al periodo 2007/2008, indica che i lavori procedono adeguatamente ma che i tassi di conformità per quanto riguarda raccolta e trattamento potrebbero migliorare ulteriormente. Dalla relazione emerge che gli Stati membri più “vecchi” (UE-15) hanno mantenuto un buon livello di trattamento delle acque reflue e hanno registrato progressi per quanto riguarda il trattamento delle “acque sensibili”, mentre gli Stati membri più recenti (UE-12) hanno registrato miglioramenti nella raccolta e nel trattamento generali.

La relazione ha evidenziato in particolare che la maggior parte dei sistemi di raccolta dei paesi UE-15 è estremamente efficace e raccoglie il 99% delle acque interessate. Dall’ultima relazione l’insieme dell’area considerata “sensibile” (eutrofica o esposta al rischio di eutrofizzazione) che richiede un trattamento più rigoroso è passata dal 68 al 73%. Ciò potrebbe corrispondere in parte ad un aumento delle acque eutrofiche, ma anche indicare che gli Stati membri individuano e proteggono in modo più adeguato le loro acque sensibili.

Si registrano ancora ampie divergenze per quanto riguarda la realizzazione di trattamenti più rigorosi delle acque, ma in Austria, Paesi Bassi e Germania si registrano tassi di conformità elevatissimi. In Danimarca, Finlandia, Francia, Lussemburgo, Svezia e nell’UE-12 (in particolar modo in Lituania) si registrano miglioramenti. Al momento della pubblicazione della relazione i termini di attuazione non erano scaduti per la Bulgaria, Cipro, l’Estonia, l’Ungheria, la Lettonia, la Romania e la Slovenia. Il trattamento delle acque reflue procede adeguatamente nelle grandi città, dove il 77% delle acque reflue è trattato in modo più rigoroso. Tuttavia alcune città, di cui quattro dell’UE-15, non dispongono ancora di impianti di trattamento adeguati: si tratta di Barreiro/Moita e Matosinhos in Portogallo, Fréjus in Francia e Trieste in Italia.

La Commissione coadiuverà gli Stati membri finanziando alcuni progetti mediante i fondi di coesione; anche altre istituzioni dell’UE, tra cui la Banca europea per gli investimenti (BEI), svolgono un ruolo significativo nei finanziamenti. In termini di attuazione, la Commissione adotterà misure proattive per collaborare con gli Stati membri, laddove possibile, ma continuerà anche a procedere nei confronti dei paesi che registrano ritardi nell’attuazione, soprattutto nel caso di gravi carenze o ritardi.

Unione Europea



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