Sottosuolo contaminato da gasolio: bonifica con la tecnica del bioventing .

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Pubblicato il 15 dicembre 2001

Aspetti tecnici di rilievo

Durante il decorso dell’intervento, al fine di verificare l’efficienza del sistema di trattamento, sono state determinate le variazioni dei tassi di consumo giornaliero dell’ossigeno e di biodegradazione: esse sono state correlate con alcuni dei parametri naturali che influenzano tali processi quali la temperatura e l’umidità (figure 3 e 4). Questi ultimi parametri sono stati determinati sul gas estratto dal sottosuolo durante la ventilazione forzata.

Da tale confronto si evince che nei mesi primaverili ed estivi caratterizzati da temperature e umidità medio-alte (> 20 °C e 40-70%), essendo in presenza di un substrato organico da biodegradare e con adeguate condizioni di ossigenazione, si determinano le migliori condizioni per le reazioni di biodegradazione del contaminante ad opera dei batteri autoctoni presenti nel terreno.
Il tasso di biodegradazione raggiunge valori massimi (nel caso in oggetto pari a circa 16 mg/kg/giorno) al 5° mese di trattamento per poi diminuire gradualmente sia a seguito della diminuzione progressiva di substrato organico, via via consumato dai batteri, sia a seguito delle non ideali condizioni ambientali autunnali-invernali (fine ‘99- inizio ’00).

Una oculata attività di monitoraggio e il tempestivo aggiustamento dei parametri ambientali di temperatura e umidità, mantenendo i loro valori costanti e pari ai valori sopraddetti, consentono il più rapido raggiungimento degli obiettivi di bonifica prefissati. Tale aggiustamento si può realizzare iniettando nel sottosuolo, per mezzo di un sistema idoneo e opportunamente dimensionato, aria calda e umida caratterizzata dai valori ottimali di temperatura e umidità sopraddetti.

Facendo la media dei valori del tasso di biodegradazione rilevato durante la bonifica si ottiene il valore di 7,37 mg/kg/giorno che rappresenta un ottimo valore di trattamento. Al termine dei 15 mesi di trattamento si è ottenuto un abbattimento delle concentrazioni di oltre il 95% determinando una massa di prodotto biodegradato pari a circa 6.000 kg, pari a circa 7.000 litri di contaminante recuperato; alla massa di contaminante biodegradato vanno aggiunti circa 30 kg di idrocarburo recuperato durante la fase iniziale di trattamento del terreno che ha previsto la sola aspirazione del gas interstiziale dal sottosuolo e l’adsorbimento dei vapori contaminanti su filtri di carbone attivo.

Costi e peculiarità dell’intervento

Il costo globale di intervento (bonifica del terreno insaturo e monitoraggio della falda) è stato di circa 145.000 Euro, mentre il costo del trattamento del terreno con bioventing è stato di circa 90.000 Euro. Considerando la massa di terreno trattata pari a circa 1.600 t si ottiene un costo unitario di trattamento pari a circa 56 Euro per tonnellata, ossia poco più di 100 lire al kg. Esso risulta circa uguale al costo unitario di solo smaltimento del terreno contaminato. Il sensibile risparmio determinato dal bioventing è quindi l’avere evitato qualsiasi scavo, con costi aggiuntivi, disagi e rischi di conseguenza alle strutture.

Con la tecnica del bioventing sono stati raggiunti gli obiettivi di bonifica prefissati con le Autorità ottenendo i seguenti vantaggi:
– costi di intervento contenuti;
– ripristino delle matrici ambientali del sito senza escavazione del materiale;
– risparmio ambientale delle risorse naturali determinato dalla riqualificazione in situ del terreno contaminato evitando il trasferimento dello stesso presso un altro sito quale la discarica;
– limitati disagi al sito e fruibilità mai interrotta dello stesso.