Siccità e consumo eccessivo di acqua in Europa
Viviamo al di sopra delle nostre possibilità per quanto riguarda l’acqua. La soluzione a breve termine al problema della carenza d’acqua è stata di estrarre quantità sempre maggiori di acqua dalle nostre risorse di superficie e sotterranee.
Lo sfruttamento eccessivo non è sostenibile con ripercussioni sulla qualità e sulla quantità dell’acqua rimanente, come pure sugli ecosistemi che da essa dipendono. Dobbiamo diminuire la domanda, ridurre al minimo la quantità di acqua che estraiamo e aumentare l’efficienza del suo uso. Dai campi da golf ai libri, dall’olio di oliva ai vaccini, tutti i beni e i servizi su cui contiamo, come molte delle nostre attività quotidiane, richiedono una risorsa vitale: l’acqua.
La relazione dell’Aea “Risorse idriche in Europa – affrontare il problema della carenza idrica e della siccità” sottolinea che, mentre nel Sud dell’Europa continuano a sussistere i maggiori problemi dovuti a carenza di acqua, lo stress idrico è in aumento anche in alcune regioni del Nord. Inoltre il cambiamento climatico provocherà un aumento della gravità e della frequenza delle siccità in futuro, esacerbando lo stress idrico, soprattutto nei mesi estivi. Senza contare l’utilizzo illegale di acqua, l’Europa estrae annualmente circa 285 km3 di acqua dolce, il che corrisponde a una media di 5.300 m3 pro capite, equivalenti a due piscine olimpioniche.
Affinché a livello gestionale si passi dall’aumento dell’offerta alla riduzione al minimo della domanda, occorre avviare diverse politiche e prassi: in tutti i settori, compresa l’agricoltura, il prezzo dell’acqua deve essere stabilito in base al volume utilizzato; i governi devono attuare piani di gestione della siccità più ampiamente e concentrarsi sulla gestione dei rischi piuttosto che su quella delle crisi; le colture bioenergetiche che richiedono molta acqua dovranno essere evitate in zone caratterizzate da carenza idrica; attraverso una combinazione di selezione di colture e metodi di irrigazione, se sostenuti da programmi di assistenza per gli agricoltori, è possibile migliorare in modo considerevole l’efficienza idrica in agricoltura; i fondi nazionali ed europei, compresa la politica agricola comune dell’Unione europea, possono svolgere un ruolo importante nella promozione dell’uso efficiente e sostenibile delle risorse idriche in agricoltura; le misure di sensibilizzazione della popolazione, quali l’etichettatura ecologica, la certificazione ecologica e i programmi di educazione nelle scuole sono essenziali per conseguire un utilizzo sostenibile dell’acqua; devono essere affrontati i problemi relativi alle perdite nei sistemi di approvvigionamento idrico; in talune parti d’Europa, la perdita d’acqua dovuta a questa causa può superare il 40% della fornitura totale; l’estrazione illegale di acqua, spesso per uso agricolo, è diffusa in determinate aree d’Europa; per affrontare la questione deve essere attuato un monitoraggio adeguato e deve essere introdotto un sistema di multe o sanzioni; le autorità devono creare incentivi per un maggiore utilizzo di forniture alternative di acqua, quali le acque reflue trattate, le acque grigie e le acque piovane “raccolte”, al fine di contribuire alla riduzione dello stress idrico.
In Europa, le acque di superficie, quali laghi e fiumi, forniscono l’81% del totale delle acque dolci estratte e rappresentano la fonte idrica principale per l’industria, l’energia e l’agricoltura. Invece, l’approvvigionamento idrico pubblico dipende principalmente dalle acque sotterranee perché generalmente sono di migliore qualità. Quasi tutta l’acqua utilizzata nella produzione di energia è restituita a un corpo idrico, cosa che non avviene per la maggior parte di quella estratta per l’agricoltura. La desalinazione è ormai un’alternativa sempre più frequente alle fonti convenzionali di acqua, specialmente nelle regioni europee che soffrono di stress idrico. Tuttavia, nel valutare l’impatto globale della desalinazione sull’ambiente occorre tenere conto del suo elevato fabbisogno energetico e del risultante accumulo di “brine” (fluido salino scarto del trattamento).
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