Riscaldamento globale, il contributo green delle smart city

Pubblicato il 21 febbraio 2022
Sensoworks infrastrutture smart city

Sensoworks, dopo avere concluso con successo un fundraising che ha portato lo scorso dicembre a raccogliere fondi per oltre 500 mila euro, ha in attivo numerosi progetti anche all’estero. Le tecnologie Sensoworks al momento sono utilizzate per il monitoraggio di alcune tra le infrastrutture più strategiche del nostro Paese —tra le quali autostrade, tunnel e perfino dighe— e di altri Stati, includendo anche Francia ed Olanda, dove l’azienda ha già iniziato a lavorare.

Ora un particolare impegno di Sensoworks è rivolto alla transizione ecologica ed allo sviluppo economico sostenibile, con l’obiettivo di cogliere anche le opportunità che si andranno a creare con i 100 obiettivi di target del PNRR, di cui 45 verranno implementati entro il primo semestre 2022, accelerando i progetti già in essere in merito alle «Sensoworks Smart City», in vista del target “transizione ecologica” del PNRR.

“La spinta indotta dal PNRR verso percorsi di transizione ecologica ci consentirà di accelerare sugli aspetti green delle smart city, dando spazio a nuovi servizi condivisi ed a modelli di consumo sempre più etici e circolari, ormai imprescindibili se si vuole salvare il Pianeta”, sottolinea Niccolò De Carlo, ceo e co-fondatore di Sensoworks.

“Se non si interverrà rapidamente per limitare le emissioni —e qui il contributo delle smart city sarà cruciale— l’impatto del riscaldamento globale sarà infatti devastante”, aggiunge Niccolò De Carlo riferendosi all’ultimo rapporto stilato su questo tema dalla World Meteorological Organization (WMO), l’Organizzazione Meteorologica Mondiale, secondo la quale «la temperatura media globale della Terra entro 5 anni è destinata a salire di 1,5°C, con un 40% di probabilità che si possa raggiungere temporaneamente un innalzamento del medesimo valore in almeno uno dei prossimi 5 anni».

Insomma, è possibile ed anche probabile che uno dei prossimi anni diventi il più caldo in assoluto degli ultimi 200 anni. Gli analisti del WMO hanno preso come termine di confronto i dati del 2020, quando la temperatura media globale è stata di 1,2 °C sopra la soglia del periodo pre-industriale, evidenziando importanti segni di cambiamento climatico come l’innalzamento del livello del mare, lo scioglimento dei ghiacci ed eventi ancora più estremi.



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