Paesaggi nel vento

Pubblicato il 16 ottobre 2002

La recente polemica sugli impianti eolici che deturpano il paesaggio italiano porta ad alcune considerazioni sulla salvaguardia del territorio e sulla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) per gli impianti che sfruttano questo tipo di fonte rinnovabile. Gli impatti ambientali degli impianti eolici sono di diverso tipo e tuttavia irrisori se confrontati con quelli degli impianti convenzionali, tuttavia, quando si considerino anche quelli sul “paesaggio” il discorso si complica ulteriormente perché non è più possibile dare una misura “oggettiva” dell’impatto senza averne precedentemente dato un’approfondita definizione. Infatti paesaggio e ambiente non sono due concetti equiparabili, tantomeno all’interno di un processo decisionale complesso come quello della V.I.A. Bisogna dunque distinguerli per poterli affrontare nelle loro diverse sfaccettature.

Il Paesaggio

Il paesaggio inteso come “forma del territorio” è qualcosa che l’uomo ha “trasformato” nel tempo, dalla costruzione di strade al taglio di intere foreste, dalla costruzione di canali alla coltivazione delle pianure. In Europa l’uomo ha modificato il territorio per i suoi scopi, senza preoccuparsi troppo dei possibili effetti sul paesaggio cioè sulla percezione visiva di tali modifiche. A differenza di quanto si potrebbe pensare, la nozione di paesaggio e di bellezza naturale è nata nel 1800 nella particolare accezione riferita a porzioni di territorio con determinate caratteristiche. Nel medesimo periodo la filosofia cerca di dare una definizione e un metodo univoco di determinazione del concetto di “bello” nelle arti. Il paesaggio è un concetto che discende dall’estetica pittorica, coincide in buona misura con la descrizione pittorica della natura e la sua armonia si misura su quella che può essere percepita nell’osservare una pittura. Il paesaggio è, di conseguenza, un concetto percettivo direttamente correlato al processo di valutazione dei luoghi da un punto di vista estetico, è l’immagine di un territorio e il valore che la popolazione (1) gli attribuisce. Semplificando un po’, nell’attribuire un valore estetico al paesaggio si compie un processo inverso a quello praticato di solito in estetica: si chiede di dare un valore ad una cosa vera come se fosse una immagine e non viceversa cioè ad una cosa finta come se fosse vera. In Italia la modellazione del territorio, quindi del paesaggio, non è stata positivamente influenzata dalla visione etica del trascendentalismo americano (Emerson, Thoreau) anzi, con i primi decenni del novecento, e poi ancora con la selvaggia ricostruzione nel periodo del boom economico del dopoguerra, si sono attuati danni sistematici ormai irreparabili nel nome del progresso e della prosperità economica. Questo modo di procedere è stato ampliamente criticato nella “Convenzione europea del paesaggio” firmata nell’ottobre 2000 a Firenze, dove si fa specifico riferimento alla qualità della vita in relazione alla “sensazione che deriva da come le popolazioni stesse percepiscono, in particolar modo visivamente, l’ambiente che le circonda”. In questo modo si vogliono promuovere delle politiche atte a “salvaguardare, gestire e pianificare” i paesaggi in modo da “coinvolgere popolazione e istituzioni alle decisioni pubbliche in merito”.

L’ambiente

L’ambiente non è il paesaggio, anche se in passato i due concetti sono sempre stati accomunati facendo coincidere protezione dell’ambiente e protezione del paesaggio, inteso più come territorio che come percezione umana dello stesso. L’ambiente è un concetto scientifico che ha radici nell’ecologia dei sistemi viventi; è possibile descrivere l’ambiente in base a indicatori misurabili ed oggettivi, in termini di geosistema e ecosistema. In questa accezione è l’ambiente ciò che viene preso in considerazione nella procedura di VIA: si confrontano i cambiamenti prevedibili degli indicatori ambientali secondo le diverse alternative progettuali, il paesaggio viene trattato in modo molto superficiale. Volendo estremizzare il peggioramento di alcuni indicatori ambientali porta, a gravi danni su scala globale: piogge acide, buco nello strato d’ozono, effetto sera, … Ciò ha, in ultima istanza, come conseguenza quella di mutare l’aspetto di grandi porzioni del territorio e quindi di modificare il paesaggio in modo forse più “naturale” ma più catastrofico di un impianto a fonte rinnovabile (costruito, appunto, per contenere il peggioramento degli indicatori su scala globale).

Gli impianti

Gli impatti degli impianti a fonti convenzionali insistono meno sul paesaggio, in quanto visivamente meno invasivi e soprattutto ubicati in zone di “minor pregio”, ma in misura maggiore sull’ambiente con tutta la confusione che ne consegue: la percezione estetica positiva del paesaggio si scontra in questo caso con la misurazione degli effetti sui parametri ambientali. Il confronto non è possibile in quanto non abbiamo davanti due grandezze commisurabili, o meglio una grandezza misurabile si scontra con un valore estetico non misurabile. Dobbiamo dunque ammettere di trovarci di fronte ad un conflitto tra ecologia ed estetica difficilmente riconducibile ad una valutazione costi benefici. A questo punto è lecito chiedersi se può esistere un criterio per valutare un paesaggio. Forse si può partire dalla sua “fruizione”, dagli utenti (o solo cittadini residenti?) che sopportano o non sopportano la presenza di un nuovo manufatto nell’orizzonte visivo del paesaggio abituale. Ma allora si dovrebbe cercare di dare un valore a questa percezione il che rende la valutazione più che problematica. Dagli studi finora compiuti emerge che l’impatto sul paesaggio viene percepito come dannoso non tanto dalle popolazioni residenti quanto da chi fruisce del paesaggio nel tempo libero (2): in particolare, i residenti delle zone rurali di installazione delle wind farm percepiscono generalmente le torri come nuova componente dinamica del paesaggio senza accezione negativa. Inoltre la possibilità di avere parte dell’energia a prezzi bassi e di mantenere l’uso agricolo del territorio sono argomenti di quasi sicura persuasione. Altrimenti invece, chi frequenta il territorio occasionalmente, a scopo ricreativo, percepisce l’impianto eolico come una nuova e dannosa interferenza nel paesaggio che ne sminuisce la presunta “genuinità”. Le condizioni favorevoli del mercato elettrico nazionale e la maturità tecnologica degli aerogeneratori, rendono l’energia elettrica da fonte eolica competitiva (grazie al meccanismo di incentivo dei certificati verdi), quindi sempre più appetibile sia per società, e privati investitori, che per enti pubblici e comuni.