Paesaggi nel vento.

Pubblicato il 16 ottobre 2002

Le domande e i progetti si moltiplicano in molte parti della penisola focalizzandosi in aree spesso contraddistinte oltre che da un elevata ventosità anche da una relativa integrità dell’ambiente naturale. Si tratta infatti spesso di siti ubicati sulla cresta spartiacque appenninica, caratterizzata finora da pochissimi interventi umani sul territorio. L’energia da fonte eolica non è forse in grado di soddisfare la crescente domanda di energia elettrica se non in minima parte, ma sicuramente è in grado di contribuire al soddisfacimento di quegli obiettivi che sono stati assunti dall’Italia in sede comunitaria e che devono essere coerentemente rispettati. Le wind farm, oltre agli impianti idroelettrici, per potenza installata e, in misura minore, per le caratteristiche di producibilità, sono gli unici impianti a fonte rinnovabile che possono competere nella generazione elettrica con gli impianti tradizionali a fonte fossile. Allo stesso tempo i certificati verdi sono lo strumento di incentivazione delle fonti rinnovabili: uno strumento di mercato che permette di rinunciare alla miope politica del prezzo incentivato. Alcuni forti oppositori degli impianti eolici chiedono che vengano conteggiati i costi di smantellamento a fine incentivo, cioè al termine del periodo di sfruttamento dei certificati verdi (indicato nel decreto Letta in otto anni): richiesta legittima ma controproducente e del tutto avulsa dall’ottica di sfruttamento delle fonti rinnovabili. Infatti è proprio per il costo elevato degli impianti che l’energia non è competitiva con quella prodotta da fonti fossili, ma una volta ammortizzato il costo dell’impianto, l’energia diventa davvero competitiva come dimostrano tutti gli impianti idroelettrici di cui il nostro paese è ricco. Ad esempio se cinquant’anni orsono fossero stati conteggiati i costi di smantellamento e ripristino di una diga a fine del periodo di concessione di 30 anni non avremmo mai potuto avere la produzione idroelettrica attuale. Tali impianti hanno comunque largamente contribuito a modificare il “paesaggio” non solo togliendo l’acqua a tratti di alveo ma anche portando sul territorio nuovi serbatoi e bacini. Possiamo inoltre notare che per gli impianti eolici i costi di smantellamento a breve e medio termine possono essere coperti agevolmente dal valore di rottamazione degli aerogeneratori stessi in quanto la tipologia di impianto permette una sua veloce rimozione e il ripristino del sito alle condizioni simili a quelle originarie; va ricordato che gli impianti eolici a differenza di altri occupano ridotte porzioni di territorio permettendo di mantenere la sua destinazione d’uso (agricola, pastorale, ecc.).

Conclusioni

Con queste premesse risulta di delicata importanza il processo autorizzativo dell’impianto e la fase di valutazione degli impatti, come coinvolgendo direttamente la popolazione ed i “fruitori” del paesaggio che si vuole trasformare con un impianto eolico, si permetterebbe di mettere in campo tutte le alternative e, magari, di trovare la soluzione migliore anche dal punto di vista visivo. Infatti, spesso, le opposizioni non vengono tanto dalla popolazione dei comuni su cui l’impianto viene costruito quanto da una elite di soggetti che ha potere o influenza sulla comunità locale anche senza, di fatto, rappresentarla. Concludendo, la sostenibilità paesaggistica degli impianti dovrebbe essere valutata con il coinvolgimento pubblico, supportato da adeguate tecniche di presentazione dell’impianto, ricordando che l’impatto visivo è un problema di percezione e integrazione complessiva nel paesaggio, nel rispetto dell’ambiente. Ridurre tali impatti è possibile in molti modi ubicando gli impianti a distanza dai centri abitati, distanziando le turbine, adottando tralicci invece di torri tubolari, utilizzando vernici non riflettenti e soprattutto ponendo attenzione alla regolarità geometrica nella disposizione degli aerogeneratori. Quest’ultimo accorgimento si è dimostrato molto utile nell’aumentare il fattore di accettabilità degli impianti, ovvero nella trasformazione del territorio in “paesaggio eolico”. La strada verso la sostenibilità passa attraverso il contenimento dei consumi, la promozione delle fonti rinnovabili e il loro inserimento per quanto possibile non traumatico nell’ambiente e nel paesaggio; cercare cioè il massimo risultato con il minimo impatto, secondo il criterio che salvaguardare il paesaggio e l’ambiente significa conservare e progettare la trasformazione del paesaggio in un processo condiviso e trasparente.