Ciò che si prospetta per gli espositori della prossima edizione di Ifat è che praticamente tutti i mercati internazionali promettono ottimi affari nell’ambito delle tecnologie per l’ambiente.
L’economia dei rifiuti in Europa è ancora caratterizzata da differenze fra est e ovest. Attualmente, secondo delle stime presentate in anteprima da Ifat, i mercati con i margini di crescita più ampi sono in Europa centrale e orientale, con un potenziale che potrà essere sfruttato solo gradualmente. Ad esempio, a metà dello scorso anno, la Polonia ha adottato nuove disposizioni sulla valorizzazione dei rifiuti. Città e Comuni sono diventati proprietari dei rifiuti municipali e, quindi, responsabili del loro smaltimento.
Per le famiglie polacche, le nuove regole hanno portato all’introduzione della raccolta differenziata. Delle circa 660 discariche legali attualmente presenti nel Paese, nei prossimi anni almeno 300 dovranno essere chiuse perché non rispettano le normative europee o non possono più accogliere ulteriori rifiuti. La nuova organizzazione crea opportunità per gli impianti di termovalorizzazione e le tecnologie di riciclo. Secondo le stime della Gesellschaft für Außenwirtschaft und Standortmarketing Germany Trade & Invest (Gtai), nel 2013 il settore dei rifiuti in Polonia ha raggiunto un giro d’affari fra 1,4 e 1,5 miliardi di e uro.
Anche in Kazakistan, nel cuore dell’Eurasia, la gestione dei rifiuti deve essere modernizzata. Il governo della più grande nazione al mondo priva di uno sbocco sul mare, sempre secondo i dati della Gtai, nel gennaio di quest’anno ha approvato un piano per far confluire nel settore circa 576 milioni di euro entro il 2020. Il piano prevede l’introduzione graduale della raccolta differenziata, l’ammodernamento della flotta di mezzi per la raccolta dei rifiuti e la costruzione di termovalorizzatori.
In generale, la termovalorizzazione finalizzata alla produzione di energia è unprocesso sempre più accettato in tutto il mondo, soprattutto nelle regioni ad alta densità di popolazione, come l’Europa, il Medio Oriente e il Sud dell’Asia.
La società di consulenza Frost & Sullivan prevede che il mercato globale degli impianti “Waste to Energy” (energia dai rifiuti) raggiunga i 21 miliardi di euro circa entro il 2016 (da poco meno di 13 miliardi nel 2012). La regione più interessante secondo gli analisti è l’area dell’Asia-Pacifico. Hong Kong è un esempio: il governo della regione amministrativa speciale, secondo informazioni della Gtai, investirà quasi 2,9 miliardi di euro nel trattamento dei rifiuti entro il 2020, costruendo fra l’altro un mega-termovalorizzatore con una capacità di 3.000 tonnellate al giorno.
Secondo quanto reso noto dall’istituto di statistica tedesco all’inizio dell’anno, le aziende manifatturiere in Germania hanno investito complessivamente 2,9 miliardi di euro nel 2011 per la protezione delle acque di superficie e di falda, ad esempio realizzando impianti di neutralizzazione e depurazione.
Ciononostante il mercato tedesco nel settore dell’acqua, secondo il consorzio German Water Partnership (Gwp), è ormai saturo. Per questo motivo dal 2008 il consorzio è alla ricerca di mercati esteri interessanti. Uno degli Stati che sta tornando al centro dell’interesse è l’Iran. Shahrooz Mohajeri, direttore generale dell’istituto per la gestione delle risorse inter 3 di Berlino e membro del consiglio direttivo della Gwp, afferma che “il settore delle acque in Iran si trova ad affrontare la sfida di dover approvvigionare con acqua potabile un numero enorme e in rapido aumento di abitazioni, a fronte di una riduzione quantitativa, un peggioramento qualitativo e una distribuzione geografica molto disomogenea delle risorse idriche”.
Questa situazione, unita all’allentamento e alla possibile cancellazione delle sanzioni internazionali contro lo Stato dell’Asia anteriore entro l’estate, apre interessanti prospettive per l’industria mondiale dell’acqua. Il governo iraniano sta pianificando l’ammodernamento degli impianti per l’acqua potabile e la costruzione di nuovi impianti di desalinizzazione. Altri progetti sono l’ampliamento delle reti fognarie e degli impianti di depurazione nelle città, e la costruzione delle prime reti nelle zone rurali. Solo per portare gli allacciamenti alla rete fognaria nelle città dall’attuale 37% all’obiettivo del 65% fissato per il 2025, nei prossimi anni si dovranno investire circa 25 milioni di euro.
Dati e cifre che indicano l’enorme potenziale nascosto nel settore delle tecnologie per l’ambiente: premesse ideali per gli espositori di Ifat che vogliono presentare a questi e altri mercati i loro prodotti, le loro novità e soprattutto le loro soluzioni.
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