Nuovi contaminanti nelle acque.
Si tratta di una gamma di composti chimici e di ormoni naturali e di sintesi, utilizzati in ambito industriale, agricolo o a livello di consumo finale, di cui si sospetta un’azione sfavorevole sul sistema endocrino umano e animale, con conseguenze negative per la salute quali tumori, alterazione del comportamento, disfunzioni della capacità riproduttiva, dello sviluppo, del sistema immunitario e del sistema nervoso.
Non sono ancora completamente noti i singoli composti responsabili di tali danni alla salute umana e all’ambiente, tuttavia molte sostanze, come nonilfenoli, esteri ftalici, PCB, diossine, fitoestrogeni ed estrogeni umani, sono sospettati di influenzare il sistema ormonale. I pochi dati finora pubblicati provengono da Inghilterra, Germania, Olanda, USA, Canada ed Israele e si riferiscono al ritrovamento di ormoni di sintesi o di prodotti di degradazione di estrogeni naturali nelle acque di scarico, in concentrazioni di pochi microgrammi per litro, e nelle acque superficiali in tracce.
Nelle acque potabili sono state ritrovate sostanze chimiche a debole attività ormonale, quali gli alchilfenoli etossilati ed i prodotti di degradazione (nonilfenolo), i pesticidi organoclorati (DDT), gli ftalati ed i composti organici dello zinco. Va comunque sottolineato che i dati sulle acque potabili sono troppo rari per permettere una valutazione corretta dei rischi. Al contrario, nelle acque di scarico e nelle acque superficiali inquinate, le concentrazioni raggiungono le soglie di attività. Nell’ambito di uno studio commissionato dalla Commissione delle Comunità Europee, al fine di individuare i composti con sospetta azione sul sistema endocrino, è stato compilato un elenco prioritario di 553 sostanze, che devono essere sottoposte ad analisi approfondite. Di queste sostanze sono stati valutati:
– il volume di produzione;
– la persistenza nell’ambiente;
– i riscontri di effetti sul sistema endocrino in base alle pubblicazioni scientifiche esistenti;
– gli effetti in relazione all’esposizione.
Lo studio svolto ha evidenziato che 6 dei 9 ormoni naturali e di sintesi e 109 delle 118 sostanze, ritenuti certamente o potenzialmente in grado di produrre effetti sul sistema endocrino, sono già soggetti a divieti o restrizioni o, comunque, sono già disciplinati dalla legislazione comunitaria. Tuttavia, per le altre 435 sostanze contenute nell’elenco prioritario i dati attualmente disponibili non sono sufficienti a dimostrarne la pericolosità per il sistema endocrino. In base ai primi risultati dello studio, la Commissione delle Comunità Europee ha redatto un elenco prioritario delle azioni da svolgere ed, in particolare, ha individuato 12 sostanze (9 sostanze chimiche e 3 ormoni) che devono essere sottoposte ad una valutazione approfondita dal momento che, pur esistendo riscontri scientifici sulle proprietà negative o potenzialmente negative per il sistema endocrino, non sono soggette a restrizioni, né sono disciplinate dalla legislazione comunitaria. Tra queste, due sostanze (4-ter-ottilfenolo e 2,2’,4,4’-ossido di difenile tetrabromato) non sono nemmeno classificate ai sensi della direttiva 67/548/CE sull’etichettatura. Inoltre, la Commissione ha deciso che si dovrà tenere conto degli effetti negativi o potenzialmente negativi per il sistema endocrino in sede di valutazione dei rischi per le sostanze che, in base alla legislazione comunitaria, devono essere sottoposte a tale procedura.
Per quanto riguarda invece le azioni a lungo termine, la Commissione ha adottato un Libro bianco, concernente la strategia per una futura politica in materia di sostanze chimiche. Nel Libro bianco si propone di uniformare in un prossimo futuro la procedura di valutazione delle sostanze chimiche, esistenti e nuove, adottando un sistema unico: REACH (Registration, Evaluation and Authorisation of Chemicals). Secondo la normativa vigente, infatti, solo le sostanze “nuove”, cioè introdotte nel mercato dopo il 1981, devono essere sottoposte ad una serie di test per valutarne i possibili rischi per la salute umana e l’ambiente, mentre la conoscenza delle proprietà e degli usi delle sostanze esistenti è in genere carente. I requisiti previsti dal sistema REACH si basano sulle proprietà pericolose, comprovate o presunte, sull’uso, sull’esposizione e sui volumi delle sostanze chimiche prodotte o importate. Il sistema si compone di:
– una registrazione dei dati fondamentali forniti dall’industria su circa 30.000 sostanze il cui volume supera 1 tonnellata, in un database centralizzato;
– una valutazione dei dati registrati relativi a tutte le sostanze il cui volume di produzione supera le 100 tonnellate (circa 5.000 sostanze, pari al 15% di quelle registrate) e anche delle sostanze commercializzate in quantitativi inferiori, nel caso siano particolarmente problematiche. Si prevede, tra l’altro, la definizione di programmi di test per lo studio degli effetti a lungo termine;
– un’autorizzazione delle sostanze con determinate proprietà pericolose che danno adito a serie preoccupazioni (sostanze cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione e composti organici persistenti). Le sostanze soggette ad obbligo di autorizzazione sono probabilmente 1.400 (5% delle sostanze registrate).
Con il sistema REACH i composti organici persistenti (POP) e quasi tutte le sostanze che alterano il sistema endocrino dovrebbero essere soggette ad autorizzazione. La presenza di tali sostanze è ritenuta, infatti, la causa principale delle disfunzioni del sistema riproduttivo degli organismi acquatici, come ad esempio la “femminizzazione” degli esemplari maschili dei pesci nei corsi d’acqua in cui scaricano gli impianti di depurazione dei reflui civili, o i danni al sistema endocrino di diverse specie di mammiferi marini che popolano gli oceani. Numerosi studi, condotti sugli effluenti degli impianti di depurazione già dall’inizio degli anni Novanta, hanno dimostrato che gli scarichi di tali impianti avevano effetti ormonali sui pesci. Tutt’ora non è stata ancora dimostrata una correlazione tra una particolare sostanza chimica e gli effetti sull’apparato riproduttivo dei pesci, tuttavia, molti composti chimici, inclusi il 17a-etinestradiolo (il principale componente delle pillole contraccettive) e i composti alchilfenolici (prodotti di decadimento di un gruppo di tensioattivi non ionici), sono sospettati di alterare il sistema endocrino degli organismi acquatici. Recentemente è stato ipotizzato che molteplici manifestazioni del calo della fertilità maschile, nonché dei tumori legati all’apparato genitale, possano essere causati dall’assunzione di estrogeni attraverso il cibo o l’acqua potabile. Tra l’altro, una potenziale contaminazione dei suoli o delle falde acquifere potrebbe essere causata dall’uso dei fanghi di depurazione di reflui civili in agricoltura. A questo proposito è stato commissionato uno studio sull’esposizione di soggetti umani alle sostanze che alterano il sistema endocrino veicolate nell’acqua potabile, nel contesto della direttiva 98/83/CE (direttiva sull’acqua potabile). La ricerca ha come obiettivo la raccolta di dati su cui impostare valori parametrici per tali sostanze, da poter utilizzare ai fini di una eventuale revisione della normativa. Sempre in ambito normativo, l’attenzione crescente nei confronti di questi composti chimici è sottolineata dal fatto che 11 delle 32 sostanze prioritarie in materia di acque, contenute nella direttiva 2000/60/CE, rientrano tra le sostanze responsabili di alterazioni del sistema endocrino.