Edizione N° 23 del 13 febbraio 2007

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Edizione N° 23 del 13 febbraio 2007


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I trasporti tra i maggiori responsabili dell’inquinamento nelle città
19/01/2007 Circa il 75% della popolazione europea vive in aree urbane e si stima che tale quota entro il 2020 raggiungerà un valore dell’80%, determinando un progressivo deterioramento dell’ambiente di vita e una crescente pressione sugli ecosistemi.

Per questo motivo l’osservazione continua di quanto avviene in questi importanti ambiti territoriali in materia di energia, mobilità, qualità dell’aria, rifiuti, acqua, suolo, natura e territorio, assume carattere di ineludibilità per la programmazione degli interventi e la sensibilizzazione e il coinvolgimento dei cittadini.

Il III Rapporto Apat sulla qualità dell’ambiente urbano, presentato oggi dal Commissario Straordinario dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente, Giancarlo Viglione, alla presenza del Ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio e del Ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi, affronta questi temi riferiti alle città capoluogo di provincia con popolazione superiore a 150.000 abitanti.

Sono intervenuti all’incontro i sindaci Walter Veltroni (Roma), Michele Emiliano (Bari) e Umberto Scapagnini (Catania), il presidente dell’Anci Leonardo Domenici e il presidente della Provincia di Napoli Riccardo di Palma.

Sintetizzando alcuni degli indicatori illustrati più dettagliatamente nel Rapporto emerge che la qualità dell’aria e delle emissioni, per quanto riguarda le concentrazioni di PM10, ozono e biossido di azoto nel periodo 1993-2005 non evidenziano nessuna tendenza alla diminuzione. Già a fine giugno 2006 nel 77% dei punti di osservazione è stato superato il valore limite giornaliero della concentrazione di PM10. Per l’ozono, nel 2005, nel 75% degli agglomerati è stata superata almeno una volta la soglia di informazione al pubblico. Nel 2005 si sono registrati nel 95% degli agglomerati superamenti del limite annuale di concentrazione del biossido di azoto che andrà in vigore nel 2010.

Il trasporto su strada costituisce la principale sorgente emissiva di PM10 per più della metà delle città considerate; per Roma il contributo stimato del trasporto su strada sul totale delle emissioni di PM10 è pari al 70%. Il contributo del settore industriale è consistente in particolar modo per i comuni in cui sono localizzati grandi poli industriali: Taranto (93%), Venezia (75%) e Genova (49%).

Le tecnologie di DuPont vogliono vincere la sfida sui biocarburanti lanciata dal Presidente Bush
07/02/2007 “Il Presidente Bush ha fissato un obiettivo ambizioso per la nazione: ridurre del 20% l’impiego di combustibile fossile in 10 anni; il nostro programma in materia di biocarburanti è quindi volto a sviluppare le tecnologie necessarie per raggiungere tale obiettivo”, afferma John Ranieri, DuPont Biofuels vice president e general manager. “Oltre a garantire una maggiore sicurezza dal punto di vista energetico, le tecnologie dei biocarburanti utilizzano materie prime locali, come i gambi delle pannocchie, e contribuiscono quindi a ridurre significativamente l’impatto ambientale”.

Nel suo discorso sullo Stato dell’Unione, il Presidente Bush ha chiesto l’adozione di norme obbligatorie in materia di carburanti, le quali prevedono l’impiego di oltre 130 miliardi di litri di carburante ricavati da fonti rinnovabili e alternative entro il 2017: circa cinque volte l’obiettivo fissato per il 2012. Fra i carburanti alternativi si annoverano etanolo ricavato dal mais e da materie prime cellulosiche e biocarburanti avanzati fra cui biobutanolo, biodiesel e altre fonti di energia alternative per i trasporti.

DuPont investe in una strategia articolata in tre fasi volta all’introduzione di nuove tecnologie nel mercato dei biocarburanti in rapida espansione, continuando al contempo a soddisfare la crescente domanda di granoturco, semi di soia e altri cereali. Tale strategia punta a: 1) migliorare l’attuale produzione di etanolo attraverso l’impiego di sementi differenziate e sostanze chimiche per la protezione delle coltivazioni; 2) sviluppare e fornire nuove tecnologie che consentano la conversione della cellulosa in biocarburanti; e 3) sviluppare e fornire biocarburanti di nuova generazione con prestazioni piu’ avanzate.

DuPont, una delle prime società ad aver stabilito pubblicamente degli obiettivi a tutela dell’ambiente già16 anni fa, ha esteso il proprio impegno per la sostenibilità fino a comprendere, oltre alla riduzione dell’impatto ambientale nei processi interni, anche obiettivi orientati al mercato, sia sul fronte dei ricavi sia degli investimenti in ricerca e sviluppo, come quelli relativi ai biocarburanti. Tali obiettivi sono direttamente connessi alla crescita del business, specificamente allo sviluppo di nuovi prodotti, più sicuri per l’uomo e per l’ambiente, destinati ai principali mercati globali, fra cui prodotti ricavati da fonti non esauribili, come, appunto, i biocarburanti.

Energia: dieci mosse per il rilancio dell’Italia
10/02/2007 Attivare al più presto gli impianti utilizzando le più evolute tecnologie disponibili tramite iter autorizzativi efficienti ed efficaci per la realizzazione di infrastrutture; investire in R&D, promuovendo la diffusione di una corretta cultura dell’energia; favorire la creazione di una partnership tra clienti e fornitori. Questo, in sintesi, il messaggio riportato nel Libro bianco voluto dall’Associazione Energia – Anie, con il supporto di Anima, e realizzato da un Comitato comprendente i maggiori esperti del settore di Abb, Auma, Siemens, con il contributo di Ansaldo Energia e la collaborazione scientifica del Cespri (Università Bocconi).

A livello energetico, l’Italia dipende attualmente per oltre l’80% dall’importazione di gas dall’estero. L’alta vulnerabilità del nostro Paese, per quanto riguarda gli approvvigionamenti, è in aumento per la forte dipendenza dal gas – quasi il 50% delle centrali elettriche sono alimentate con questo combustibile – le cui riserve nel Nord del continente sono in continuo calo.

L’industria termoelettromeccanica conta oggi in Italia, includendo anche l’indotto, 4.500 imprese e 78.000 addetti. Il fatturato aggregato nel 2006 ha superato gli 8 miliardi di euro e posiziona l’industria italiana al terzo posto in Europa, preceduta da Germania e Francia. Lo “stato di salute” del comparto, che il Libro bianco analizza in una prospettiva sia di mercato sia più propriamente “strutturale”, evidenzia negli ultimi anni alcune significative criticità. La produzione industriale registra un calo significativo (-25% la contrazione dei volumi prodotti dal 2000 al 2005) e dal fronte occupazionale arrivano segnali ancor meno incoraggianti: negli ultimi dieci anni il comparto ha perso il 18% degli addetti. Le performance aziendali evidenziano negli ultimi anni livelli di redditività del business sofferenti; i maggiori oneri derivanti da un sensibile incremento dei prezzi delle materie prime non sono stati adeguatamente compensati con più elevati ricavi. Le realtà industriali del comparto sono pertanto poste di fronte a inevitabili scelte di riposizionamento competitivo.

Dal quadro delineato emerge come sia necessario pianificare interventi nel breve periodo per supportare lo sviluppo del settore energia con particolare focus sul comparto elettrico, concentrandosi su adeguate e coerenti direttive. Dieci i suggerimenti che emergono dal Libro bianco, da attuare immediatamente per ottenere dei risultati tangibili in un’ottica di medio-lungo periodo:

● Gli sforzi devono essere volti innanzitutto alla creazione di un sistema energetico continentale basato su scambi tecnologici e commerciali.
● Per poter soddisfare il fabbisogno energetico nazionale, è importante accrescere la sicurezza degli approvvigionamenti, con diversificazione geografica e per fonte.
● L’introduzione di tecnologie quale il carbone pulito a ridotte emissioni è una delle strade principali per il bilanciamento del mix delle fonti del sistema elettrico nazionale. Il forte peso in Italia di un combustibile dal prezzo elevato come il gas comporta inoltre un elevato costo dell’energia elettrica per il consumatore finale, industriale e civile.
● È necessario puntare allo sviluppo in Italia di un sistema elettrico sostenibile, basato anche sull’utilizzo di fonti rinnovabili.
● E l’uso di fonti rinnovabili impone l’introduzione di nuove tecnologie per la generazione distribuita e l’allacciamento alla rete di distribuzione.
● Bisogna poi assicurare un efficace sviluppo delle reti di trasporto e distribuzione elettrica per consentire la qualità e la continuità dell’energia fornita all’utenza.
● Queste ultime devono essere garantite da sistemi di protezione, supervisione e controllo del sistema elettrico globale.
● Tra le misure ritenute fondamentali, l’obiettivo di incrementare l’efficienza energetica su tutti i livelli della filiera, sia nelle infrastrutture di generazione, trasmissione e distribuzione sia per gli utilizzatori finali domestici e industriali mediante lo sviluppo di un mercato di servizi energetici (Esco) e l’incentivazione all’utilizzo di prodotti a risparmio energetico.
● In vista del raggiungimento di obiettivi di medio-lungo periodo, si dovrà partecipare a progetti di ricerca di respiro internazionale come quelli sul nucleare di 4a generazione e sulle nuove frontiere del sequestro e stoccaggio delle emissioni del carbone.
● Fondamentale per il raggiungimento di risultati concreti è la definizione di iter autorizzativi efficienti ed efficaci per la realizzazione di investimenti in infrastrutture a tutti i livelli della filiera, che prevedano una reale condivisione e accettazione del tessuto sociale locale e un rispetto delle problematiche tecniche connesse alla loro introduzione.

La finalità del Libro bianco è favorire la definizione di una politica energetica che sostenga le sfide che il mercato offrirà nei prossimi anni, favorendo una convergenza dei decisori internazionali. Le direttive dovranno accogliere una nuova linea di politica energetica europea e supportare esclusivamente azioni aventi un’efficace attuazione e un elevato impatto sul sistema energetico. Soltanto in questo modo l’Italia potrà perseguire lo sviluppo del sistema economico nazionale e proporsi in un ruolo strategico a livello continentale come hub sia per il gas, sia per la trasmissione di energia elettrica.

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I trasporti tra i maggiori responsabili dell’inquinamento nelle città
19/01/2007 Circa il 75% della popolazione europea vive in aree urbane e si stima che tale quota entro il 2020 raggiungerà un valore dell’80%, determinando un progressivo deterioramento dell’ambiente di vita e una crescente pressione sugli ecosistemi.

Per questo motivo l’osservazione continua di quanto avviene in questi importanti ambiti territoriali in materia di energia, mobilità, qualità dell’aria, rifiuti, acqua, suolo, natura e territorio, assume carattere di ineludibilità per la programmazione degli interventi e la sensibilizzazione e il coinvolgimento dei cittadini.

Il III Rapporto Apat sulla qualità dell’ambiente urbano, presentato oggi dal Commissario Straordinario dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente, Giancarlo Viglione, alla presenza del Ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio e del Ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi, affronta questi temi riferiti alle città capoluogo di provincia con popolazione superiore a 150.000 abitanti.

Sono intervenuti all’incontro i sindaci Walter Veltroni (Roma), Michele Emiliano (Bari) e Umberto Scapagnini (Catania), il presidente dell’Anci Leonardo Domenici e il presidente della Provincia di Napoli Riccardo di Palma.

Sintetizzando alcuni degli indicatori illustrati più dettagliatamente nel Rapporto emerge che la qualità dell’aria e delle emissioni, per quanto riguarda le concentrazioni di PM10, ozono e biossido di azoto nel periodo 1993-2005 non evidenziano nessuna tendenza alla diminuzione. Già a fine giugno 2006 nel 77% dei punti di osservazione è stato superato il valore limite giornaliero della concentrazione di PM10. Per l’ozono, nel 2005, nel 75% degli agglomerati è stata superata almeno una volta la soglia di informazione al pubblico. Nel 2005 si sono registrati nel 95% degli agglomerati superamenti del limite annuale di concentrazione del biossido di azoto che andrà in vigore nel 2010.

Il trasporto su strada costituisce la principale sorgente emissiva di PM10 per più della metà delle città considerate; per Roma il contributo stimato del trasporto su strada sul totale delle emissioni di PM10 è pari al 70%. Il contributo del settore industriale è consistente in particolar modo per i comuni in cui sono localizzati grandi poli industriali: Taranto (93%), Venezia (75%) e Genova (49%).

Le tecnologie di DuPont vogliono vincere la sfida sui biocarburanti lanciata dal Presidente Bush
07/02/2007 “Il Presidente Bush ha fissato un obiettivo ambizioso per la nazione: ridurre del 20% l’impiego di combustibile fossile in 10 anni; il nostro programma in materia di biocarburanti è quindi volto a sviluppare le tecnologie necessarie per raggiungere tale obiettivo”, afferma John Ranieri, DuPont Biofuels vice president e general manager. “Oltre a garantire una maggiore sicurezza dal punto di vista energetico, le tecnologie dei biocarburanti utilizzano materie prime locali, come i gambi delle pannocchie, e contribuiscono quindi a ridurre significativamente l’impatto ambientale”.

Nel suo discorso sullo Stato dell’Unione, il Presidente Bush ha chiesto l’adozione di norme obbligatorie in materia di carburanti, le quali prevedono l’impiego di oltre 130 miliardi di litri di carburante ricavati da fonti rinnovabili e alternative entro il 2017: circa cinque volte l’obiettivo fissato per il 2012. Fra i carburanti alternativi si annoverano etanolo ricavato dal mais e da materie prime cellulosiche e biocarburanti avanzati fra cui biobutanolo, biodiesel e altre fonti di energia alternative per i trasporti.

DuPont investe in una strategia articolata in tre fasi volta all’introduzione di nuove tecnologie nel mercato dei biocarburanti in rapida espansione, continuando al contempo a soddisfare la crescente domanda di granoturco, semi di soia e altri cereali. Tale strategia punta a: 1) migliorare l’attuale produzione di etanolo attraverso l’impiego di sementi differenziate e sostanze chimiche per la protezione delle coltivazioni; 2) sviluppare e fornire nuove tecnologie che consentano la conversione della cellulosa in biocarburanti; e 3) sviluppare e fornire biocarburanti di nuova generazione con prestazioni piu’ avanzate.

DuPont, una delle prime società ad aver stabilito pubblicamente degli obiettivi a tutela dell’ambiente già16 anni fa, ha esteso il proprio impegno per la sostenibilità fino a comprendere, oltre alla riduzione dell’impatto ambientale nei processi interni, anche obiettivi orientati al mercato, sia sul fronte dei ricavi sia degli investimenti in ricerca e sviluppo, come quelli relativi ai biocarburanti. Tali obiettivi sono direttamente connessi alla crescita del business, specificamente allo sviluppo di nuovi prodotti, più sicuri per l’uomo e per l’ambiente, destinati ai principali mercati globali, fra cui prodotti ricavati da fonti non esauribili, come, appunto, i biocarburanti.

Energia: dieci mosse per il rilancio dell’Italia
10/02/2007 Attivare al più presto gli impianti utilizzando le più evolute tecnologie disponibili tramite iter autorizzativi efficienti ed efficaci per la realizzazione di infrastrutture; investire in R&D, promuovendo la diffusione di una corretta cultura dell’energia; favorire la creazione di una partnership tra clienti e fornitori. Questo, in sintesi, il messaggio riportato nel Libro bianco voluto dall’Associazione Energia – Anie, con il supporto di Anima, e realizzato da un Comitato comprendente i maggiori esperti del settore di Abb, Auma, Siemens, con il contributo di Ansaldo Energia e la collaborazione scientifica del Cespri (Università Bocconi).

A livello energetico, l’Italia dipende attualmente per oltre l’80% dall’importazione di gas dall’estero. L’alta vulnerabilità del nostro Paese, per quanto riguarda gli approvvigionamenti, è in aumento per la forte dipendenza dal gas – quasi il 50% delle centrali elettriche sono alimentate con questo combustibile – le cui riserve nel Nord del continente sono in continuo calo.

L’industria termoelettromeccanica conta oggi in Italia, includendo anche l’indotto, 4.500 imprese e 78.000 addetti. Il fatturato aggregato nel 2006 ha superato gli 8 miliardi di euro e posiziona l’industria italiana al terzo posto in Europa, preceduta da Germania e Francia. Lo “stato di salute” del comparto, che il Libro bianco analizza in una prospettiva sia di mercato sia più propriamente “strutturale”, evidenzia negli ultimi anni alcune significative criticità. La produzione industriale registra un calo significativo (-25% la contrazione dei volumi prodotti dal 2000 al 2005) e dal fronte occupazionale arrivano segnali ancor meno incoraggianti: negli ultimi dieci anni il comparto ha perso il 18% degli addetti. Le performance aziendali evidenziano negli ultimi anni livelli di redditività del business sofferenti; i maggiori oneri derivanti da un sensibile incremento dei prezzi delle materie prime non sono stati adeguatamente compensati con più elevati ricavi. Le realtà industriali del comparto sono pertanto poste di fronte a inevitabili scelte di riposizionamento competitivo.

Dal quadro delineato emerge come sia necessario pianificare interventi nel breve periodo per supportare lo sviluppo del settore energia con particolare focus sul comparto elettrico, concentrandosi su adeguate e coerenti direttive. Dieci i suggerimenti che emergono dal Libro bianco, da attuare immediatamente per ottenere dei risultati tangibili in un’ottica di medio-lungo periodo:

● Gli sforzi devono essere volti innanzitutto alla creazione di un sistema energetico continentale basato su scambi tecnologici e commerciali.
● Per poter soddisfare il fabbisogno energetico nazionale, è importante accrescere la sicurezza degli approvvigionamenti, con diversificazione geografica e per fonte.
● L’introduzione di tecnologie quale il carbone pulito a ridotte emissioni è una delle strade principali per il bilanciamento del mix delle fonti del sistema elettrico nazionale. Il forte peso in Italia di un combustibile dal prezzo elevato come il gas comporta inoltre un elevato costo dell’energia elettrica per il consumatore finale, industriale e civile.
● È necessario puntare allo sviluppo in Italia di un sistema elettrico sostenibile, basato anche sull’utilizzo di fonti rinnovabili.
● E l’uso di fonti rinnovabili impone l’introduzione di nuove tecnologie per la generazione distribuita e l’allacciamento alla rete di distribuzione.
● Bisogna poi assicurare un efficace sviluppo delle reti di trasporto e distribuzione elettrica per consentire la qualità e la continuità dell’energia fornita all’utenza.
● Queste ultime devono essere garantite da sistemi di protezione, supervisione e controllo del sistema elettrico globale.
● Tra le misure ritenute fondamentali, l’obiettivo di incrementare l’efficienza energetica su tutti i livelli della filiera, sia nelle infrastrutture di generazione, trasmissione e distribuzione sia per gli utilizzatori finali domestici e industriali mediante lo sviluppo di un mercato di servizi energetici (Esco) e l’incentivazione all’utilizzo di prodotti a risparmio energetico.
● In vista del raggiungimento di obiettivi di medio-lungo periodo, si dovrà partecipare a progetti di ricerca di respiro internazionale come quelli sul nucleare di 4a generazione e sulle nuove frontiere del sequestro e stoccaggio delle emissioni del carbone.
● Fondamentale per il raggiungimento di risultati concreti è la definizione di iter autorizzativi efficienti ed efficaci per la realizzazione di investimenti in infrastrutture a tutti i livelli della filiera, che prevedano una reale condivisione e accettazione del tessuto sociale locale e un rispetto delle problematiche tecniche connesse alla loro introduzione.

La finalità del Libro bianco è favorire la definizione di una politica energetica che sostenga le sfide che il mercato offrirà nei prossimi anni, favorendo una convergenza dei decisori internazionali. Le direttive dovranno accogliere una nuova linea di politica energetica europea e supportare esclusivamente azioni aventi un’efficace attuazione e un elevato impatto sul sistema energetico. Soltanto in questo modo l’Italia potrà perseguire lo sviluppo del sistema economico nazionale e proporsi in un ruolo strategico a livello continentale come hub sia per il gas, sia per la trasmissione di energia elettrica.

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Unione Europea: abolire le “zone franche” della criminalità ambientale
13/02/2007 La direttiva fissa sanzioni minime per i reati ambientali da applicare negli Stati membri. Attività come l’emissione illecita di sostanze pericolose nell’aria, nel suolo o nelle acque, la spedizione illegale di rifiuti o il commercio illecito di specie minacciate possono avere effetti devastanti sulla salute umana e sull’ambiente, e minano l’efficacia della normativa ambientale dell’UE. È pertanto fondamentale garantirne l’efficace sanzionamento in tutta l’Unione europea. Nei casi gravi dovrebbero essere applicate sanzioni penali come la reclusione, che hanno un effetto dissuasivo molto maggiore rispetto, ad esempio, a sanzioni amministrative.

Il commissario per l’Ambiente Stavros Dimas ha dichiarato: “Il recente disastro provocato dallo scarico di rifiuti pericolosi in Costa d’Avorio dimostra come i reati ambientali possano avere effetti devastanti sulle persone e sull’ambiente. Comportamenti di questo genere sottolineano ancora una volta quanto sia urgente dotarci dei meccanismi adeguati per far rispettare la normativa ambientale”.

Il vicepresidente della Commissione Franco Frattini, responsabile per il portafoglio Giustizia, libertà e sicurezza, ha dichiarato: “La direttiva proposta rappresenta un elemento importante per impedire che i criminali approfittino delle attuali discrepanze tra ordinamenti penali degli Stati membri a pregiudizio dell’ambiente europeo. Non possiamo tollerare zone franche di criminalità ambientale nell’Unione europea”.

La definizione dei reati ambientali varia largamente da uno Stato membro all’altro e in molti Stati membri i livelli delle sanzioni sono inadeguati. La proposta mira ad assicurare un livello minimo di tutela penale dell’ambiente in tutta l’Unione europea.

Gli Stati membri saranno tenuti a garantire che una serie di attività (ad esempio la spedizione illegale di rifiuti e il commercio illecito di specie minacciate o di sostanze che riducono lo strato di ozono), già vietate dall’UE o dalla normativa nazionale, siano considerate reati qualora siano poste in essere intenzionalmente o per grave negligenza. Essi dovranno provvedere affinché i reati ambientali particolarmente gravi, tra cui quelli che abbiano provocato il decesso o lesioni gravi alle persone o danni rilevanti alla qualità dell’aria, del suolo o delle acque, alla fauna o alla flora oppure che siano stati commessi da un’organizzazione criminale, siano punibili con la pena della reclusione di una durata massima non inferiore a cinque anni e con sanzioni di importo massimo non inferiore a 750.000 euro in caso di società.

Inoltre la direttiva prevede sanzioni aggiuntive o alternative, come l’obbligo di pulire l’ambiente/riparare i danni a esso causati o la possibilità di impedire alle imprese di continuare ad operare.

Le misure proposte assicureranno che i criminali non possano sfruttare le differenze significative attualmente riscontrabili tra Stati membri. Pertanto nell’Unione europea non esisteranno più zone franche di criminalità ambientale.

Obiettivo: riciclare due tonnellate di carta al secondo
13/02/2007 Con la Nuova Dichiarazione Europea sul Riciclo della Carta, la filiera cartaria europea unisce le proprie forze con l’obiettivo comune di aumentare il tasso di riciclo europeo al 66% entro il 2010: ciò significa che ogni secondo sarebbero riciclate in Europa due tonnellate di carta.

Nel 2005, in Europa, sono stati riciclati 46,6 milioni di tonnellate di carta e più della metà della carta utilizzata sul territorio europeo è fatta con carta da macero. Il riciclo non solo costituisce una parte significativa del processo di produzione cartario, ma rappresenta un ampio settore industriale con legami con molte altre industrie nell’economia globale.

Dopo il successo della prima Dichiarazione sul Riciclo della Carta lanciata nel 2000 la nuova Dichiarazione è più ambiziosa e coinvolge più Stati e organizzazioni a livello europeo. Dodici settori della filiera cartaria si sono impegnati a supportare la Dichiarazione affinché essa coinvolga tutti i prodotti in carta e cartone e miri ad assicurare che tutti gli strumenti idonei siano posti in essere per raggiungere un obiettivo di riciclo ancora più alto.

La Dichiarazione si focalizza sulle azioni complementari messe in atto da tutti i settori coinvolti dando priorità alla prevenzione del rifiuto, all’aumento della riciclabilità dei prodotti in carta e cartone e all’ulteriore aumento della qualità della carta da macero disponibile per il riciclo. In pratica gli obiettivi della Dichiarazione porteranno ricerca e sviluppo nelle tecnologie del riciclo e maggiore attenzione sulla qualità negli approvvigionamenti e nel consumo responsabile. Gli sviluppi della Dichiarazione saranno diffusi annualmente ogni mese di settembre, attraverso il Consiglio Europeo della Carta da Macero (Erpc).

Al World Economic Forum lo stato dell’arte della tecnologia dell’idrogeno
13/02/2007 Linde, operatore mondiale nella progettazione e costruzione di impianti di produzione Idrogeno, ha dato dimostrazione del processo di rifornimento con idrogeno liquido su diverse BMW-Hydrogen 7.

Linde è il fornitore esclusivo della casa automobilistica Bmw nell’ambito del progetto Clean Energy, ed è in grado di far fronte a tutte le necessità che l’implementazione dell’idrogeno come combustibile alternativo nel settore automotive richiedono.

“TraiLH2″, la sua innovativa stazione mobile di riempimento, è composta da un dewar della capacità di 1.000 litri di idrogeno liquido e da un sistema integrato di alimentazione elettrica autonoma, tramite fuel cell.

Questa configurazione è in grado di rendere la stazione di rifornimento autonoma, flessibile e ideale per sopperire alla mancanza di quella infrastruttura di stazioni di rifornimento di idrogeno in via di realizzazione.

L’assenza di impatto ambientale dell’idrogeno liquido utilizzato in questi rifornimenti è garantita dall’acquisizione di quote di C02 ed è certificata dal TÜV SÜD technical service group.

Ricerca Pirelli Ambiente e Liqtech sui filtri antiparticolato in carburo di silicio
14/02/2007 Il progetto di ricerca congiunta tra Pirelli Ambiente e LiqTech A/S, che partirà a inizio 2007, avrà come obiettivo il miglioramento delle prestazioni dei filtri in carburo di silicio.

Pirelli Ambiente, società del Gruppo Pirelli & C. attiva anche nel settore delle tecnologie per lo sviluppo sostenibile, e LiqTech A/S, società danese operante da anni nel settore dei filtri in carburo di silicio per il mercato retrofit, hanno siglato un accordo di ricerca nel settore dei filtri in carburo di silicio.

I risultati che deriveranno dalla ricerca saranno di proprietà congiunta delle due società con sfruttamento esclusivo riservato a Pirelli in Europa, Russia ed ex Repubbliche Sovietiche, Brasile e Cina e a Liqtech in Usa, Messico, Sud Corea, India e Giappone.

In base all’accordo, inoltre, LiqTech supporterà Pirelli Ambiente nello sviluppo della tecnologia produttiva destinata alla realizzazione in grande serie di filtri antiparticolato in carburo di silicio per il primo impiego sui motori diesel.

I risultati generati da questo sviluppo saranno di esclusiva proprietà di Pirelli Ambiente e saranno implementati nella fabbrica che la società realizzerà in Romania, a partire da gennaio 2007, per la produzione di filtri antiparticolato per il primo equipaggiamento. La fabbrica, come già annunciato, sarà operativa dalla seconda metà del 2008 e potrà produrre all’anno oltre 1.300 tonnellate di filtri in carburo di silicio.

ITT Corporation progetta di costruire uno stabilimento produttivo in Polonia
14/02/2007 Lo scorso 19 settembre 2006, presso il comune di Strzelin, è stato siglato l’accordo per l’acquisto di un lotto di 60.000 mq di terreno sul quale sorgerà il nuovo stabilimento, mentre l’appalto per la realizzazione delle strutture è già stato assegnato all’impresa costruttrice.

Lo stabilimento si svilupperà inizialmente su una superficie coperta di 8.000 mq, con 100 dipendenti entro la fine del 2007. Produrrà una gamma di prodotti sempre più ampia a marchio Lowara per il settore residenziale e commerciale del Building Services, oltre che per il settore agricolo e quello dell’irrigazione. Le prime consegne sono previste per l’ultimo trimestre del 2007.

“Il nuovo stabilimento migliorerà il livello dei nostri servizi ai clienti nel settore del mercato idrico in Polonia e servirà come piattaforma per la fornitura delle nostre pompe e impianti ai vicini mercati dell’Europa orientale e occidentale e ai nostri clienti in tutto il mondo”, sostiene Gretchen McClain, presidente del settore Acqua per Uso Residenziale e Commerciale di ITT, sottolineando la grande importanza strategica di questo investimento.

Una vetrina rinnovata per la fiera RichMac
14/02/2007 Da oltre 40 anni RichMac rappresenta un momento di aggiornamento, business e incontro tra tutti gli operatori coinvolti a diverso titolo nel settore: la realtà imprenditoriale e associativa, la ricerca e la didattica, le istituzioni e i vari organismi tecnico-scientifici. Con l’acquisizione da parte di Fiera Milano Tech, da questa edizione RichMac – Rassegna internazionale del laboratorio per analisi chimico-fisica e biochimica, delle biotecnologie e delle scienze fisiche – si presenta in una veste rinnovata e ricca di contenuti. È infatti l’unica rassegna italiana che offre una vetrina completa di prodotti, tecnologie, processi e strumentazione per la chimica analitica, le biotecnologie, le scienze fisiche. Gli operatori potranno incontrare anche novità e anticipazioni in settori di eccellenza della ricerca e dell’innovazione quali: le nanotecnologie, i materiali innovativi, l’opto e la microelettronica.

RichMac è organizzata da Fiera Milano Tech, società controllata da Fiera Milano e partecipata da Anie (Federazione Nazionale Imprese Elettrotecniche ed Elettroniche). Le sinergie derivanti da questa partnership valorizzano le competenze maturate da Fiera Milano Tech in oltre trent’anni di attività di organizzazione, in Italia e all’estero, di fiere specializzate ed eventi internazionali nei mercati fortemente caratterizzati dalla tecnologia.

Anzitutto la chimica analitica, perno di un settore come quello chimico, che in Italia conta 126.000 addetti e vale 51 miliardi di euro di cui il 37% è rappresentato da esportazioni. Si tratta di numeri che lo collocano al centro del sistema produttivo grazie alla capacità di trasferire il suo contenuto innovativo anche sui beni di consumo. La Lombardia è la principale regione chimica in Italia, ma anche la prima in Europa per numero di imprese e la seconda per numero di addetti, dopo la Renania-Westfalia. La spesa in Ricerca & Sviluppo effettuata dalla Lombardia rappresenta il 22% di quella nazionale.

Un’altra area portante sarà quella delle biotecnologie, un comparto giovane, con un ritmo di crescita significativo e interessanti prospettive di sviluppo. Il settore nazionale comprende circa 160 imprese biotech (di cui quasi un terzo concentrate in Lombardia), oltre 8.000 addetti e un fatturato di quasi tre milioni di euro. L’Italia si colloca al quinto posto in Europa per fatturato e al quarto per numero di aziende.

È un’area che vede almeno quattro interessanti ambiti di applicazione: Healthcare (Red Biotechnology), la cura della salute, il settore che finora ha tratto maggior vantaggio dall’applicazione di processi e tecniche biotecnologiche; Industria (White Biotechnology), dove i processi biotecnologici consentono di accelerare lo sviluppo di nuovi prodotti e di ottimizzare qualità e costi di produzione; Ambiente (Grey Biotechnology), in particolare diagnostica ambientale, bioremediation, trattamento e smaltimento dei rifiuti; Agro-Alimentare (Green Biotechnology), dove le biotecnologie consentono di mettere a punto prodotti sempre più adatti alle esigenze di un’agricoltura e di una zootecnia ecocompatibili. A queste va aggiunta la Bioinformatica, che consente di razionalizzare i processi di ricerca, con una riduzione dei tempi e dei costi di attuazione.

La terza area, novità assoluta di questa edizione, è quella delle scienze fisiche, che comprenderà in particolare: fisica dello stato solido, scienza e tecnologia dei materiali innovativi, optoelettronica e nanotecnologie. Sono questi i settori più avanzati della ricerca fisica applicata che più rispondono alle principali esigenze del mondo scientifico e industriale. Queste quattro discipline si intrecciano tra loro con importanti sovrapposizioni applicative, permettendo agli operatori di sviluppare prodotti e tecniche sempre più innovative.

Come di consueto, un’intensa e qualificata attività congressuale affiancherà la sezione espositiva di RichMac e offrirà interessanti opportunità di aggiornamento professionale agli operatori. Diversi convegni sono promossi e organizzati in collaborazione con i principali rappresentanti del mondo associativo, industriale, accademico e istituzionale.

La nuova RichMac è promossa in Italia e all’estero, con azioni mirate in aree geografiche quali Europa, Est Europa, Magreb, Emirati Arabi, Sud America e Stati Uniti. In questa intensa attività promozionale Fiera Milano Tech può contare anche sulla capillare rete estera di Fiera Milano, presente con 43 uffici in oltre 67 Paesi.

L’appuntamento è quindi in FieraMilanocity dal 2-5 ottobre 2007.

Premio Sapio 2006 per la Ricerca Italiana
14/02/2007 Giovani ricercatori sono stati premiati per il loro impegno quotidiano, per la scelta di mettersi a servizio dell’innovazione e dello sviluppo scientifico, un impegno e una scelta indispensabili per la crescita del “Sistema Italia” e che per questo necessitano di incentivi, risorse, finanziamenti mirati.

È stata la Provincia di Venezia a ospitare l’evento di chiusura dell’edizione 2006 del Premio Sapio per la Ricerca Italiana, il tour scientifico che dal 1999 si prefigge con successo l’obiettivo di promuovere la socializzazione del sapere e la circolazione delle idee scientifiche.

Il Premio Sapio si pone come un evento unico nel panorama nazionale perché interpreta i due ambiti della Ricerca teorica e della Ricerca applicativa come un unicum in grado di connettere e condividere obiettivi e risorse. E proprio a questa logica risponde la proficua collaborazione tra soggetti pubblici – Università, Centri di Ricerca e Istituzioni – e privati – il Gruppo Sapio, azienda leader nella produzione e commercializzazione di gas tecnici, gas puri e ultra puri, di gas medicali e servizi domiciliari – che ha permesso l’imporsi di un nuovo modello di Ricerca: un sistema “aperto”, in cui tutti gli attori possano comunicare e collaborare tra di loro in modo diretto, costante ed efficace.

Perché realizzare un raccordo forte e costante tra soggetti pubblici e imprese e promuovere la circolazione di idee, la discussione scientifica e la conoscenza di nuove tecnologie sono strumenti fondamentali per elevare la produttività della Ricerca e l’innovazione tecnologica. Nel corso della cerimonia, a testimonianza del valore del Premio, è stato consegnato l’Alto riconoscimento del Capo dello Stato ai promotori della kermesse scientifica. Il Premio Industria è stato assegnato a Enrico Borgarello di Italcementi, direttore centrale R&S per la scienza dei colloidi applicata alla produzione e trasporto di olio e gas e la fotocatalisi applicata al trattamento di aria inquinata.

Air Liquide sponsorizza l’esperimento Lisa – SAM per simulare l’ambiente marziano
14/02/2007 Tale simulatore nasce da un’idea di G. Galletta, del Dipartimento di Astronomia dell’Università di Padova ed è stato progettato dal Centro Studi e Attività Spaziali (CISAS) dell’Università. Le parti ottiche riguardanti la radiazione UV sono state progettate e costruite dall’Inaf – Osservatorio Astronomico di Asiago. Il simulatore è stato costruito dalla società Cinel su disegni degli ingegneri partecipanti al progetto.

Il simulatore sarà utilizzato come apparato sperimentale per svolgere ricerche di biologia e geologia in condizioni di temperatura, pressione e atmosfera estreme, non realizzabili altrimenti nei laboratori. Gli esperimenti serviranno a stabilire i limiti delle possibilità che ha avuto la vita di svilupparsi su Marte e chiariranno alcuni aspetti dell’origine della vita. Lisa funzionerà anche come facility di Planetologia e a tale proposito è stata già richiesta da biologi stranieri interessati all’ipotesi di un’origine della vita tramite batteri metanogeni e da mineralogisti interessati ai processi di ossidazione delle rocce sul pianeta rosso.

Esiste inoltre la possibilità di utilizzare Lisa per scopi medici, ad esempio studiando come la radiazione UV solare o artificiale interferisca con il metabolismo cellulare provocando neoplasie cutanee. Inoltre sarà possibile realizzare esperimenti di sopravvivenza cellulare su Marte.

Lisa è il primo apparato italiano in grado di riprodurre condizioni così estreme come quelle del pianeta Marte ed è l’unico in grado di condurre sei esperimenti in parallelo con le stesse condizioni di temperatura e pressione. Attualmente Lisa si trova presso l’Osservatorio Astronomico di Padova.

Bayer MaterialScience AG: estrema stabilità in ambienti caldi e umidi
14/02/2007 Questo nuovo prodotto è altamente resistente alla degradazione molecolare idrolitica che si verifica in ambienti estremamente caldi e umidi e agli effetti dannosi che quest’ultima esercita sulle proprietà dei materiali. Questo importante sviluppo è stato rivelato nel corso di prove di invecchiamento accelerato che simulavano il ciclo medio di vita di apparecchi di uso domestico (elettrodomestici bianchi). La tensione allo snervamento della miscela (ISO 527-1 e -2) è risultata virtualmente inalterata dal posizionamento su un bagnomaria ad una temperatura di 80 °C per 60 giorni, anche se posta in contatto permanente con il vapore. Come termine di paragone, tali condizioni estreme possono distruggere completamente articoli fatti di altre miscele di PC/ABS, come Bayblend FR 2010, che non sono particolarmente stabilizzate nei confronti dell’idrolisi e sono utilizzate, ad esempio, per contenere prodotti audiovisivi e informatici. L’eccezionale resistenza all’idrolisi di Bayblend DP 3008 HR è stata riaffermata in un test accelerato sviluppato da Bayer MaterialScience, nel quale i granuli di plastica sono conservati a 95 °C e a quasi il 100% di umidità per sette giorni, dopo di che la degradazione del materiale viene misurata utilizzando l’indice di fluidità in volume.

Un altro punto di forza di Bayblend DP 3008 HR è la sua resistenza al calore a lungo termine. Il suo indice termico relativo (RTI, relative thermal index) (UL 746 B) è stato determinato a 80 °C dopo una prova di due anni con stress da impatto e a 85 °C senza stress meccanico (spessore della parete di 1,5 mm). Questo test della Underwriters Laboratories (UL) misura la massima temperatura di servizio ammissibile a lungo termine del materiale in aria. “Questo elevato valore di RTI dischiude un ampio campo di applicazioni per il nostro materiale e conferma che i componenti realizzati con tale materiale funzioneranno affidabilmente e in sicurezza ad alte temperature operative,” afferma Thuermer.

Il preparato ritardante di fiamma non contiene né cloro né bromo e soddisfa i requisiti dei simboli ambientali chiave, come i contrassegni “TCO 05” e “Blue Angel”. Esso inoltre conferisce a Bayblend DP 3008 HR la sua eccezionale resistenza al fuoco. Di conseguenza, la miscela di PC/ABS non solo soddisfa i relativi test di infiammabilità UL 94V e 5V, ma supera anche la prova del filo incandescente IEC 60695-2, in conformità ai requisiti del più volte citato standard IEC 60335-1 per gli apparecchi domestici. Sulla UL Yellow Card è stato registrato un valore dell’indice d’infiammabilità al filo incandescente (GWFI, Glow Wire Flammability Index) di 960 °C secondo IEC 60695-2-12 (il requisito minimo è di 850 °C), con spessori sperimentali compresi tra 0,75 e 3 mm. La temperatura d’ignizione al filo incandescente (GWIT, Glow Wire Ignitability Temperature), definita secondo IEC 60695-2-13, è di 800 °C (il requisito minimo è di 775 °C), per lo stesso intervallo di spessori della parete.

In conformità alla classificazione 2 della categoria del livello di performance (PLC), sulla UL Yellow Card è stato registrato un intervallo compreso tra 250 e 400 del CTI A (comparative tracking index) per la resistenza alle correnti striscianti, in linea con IEC 60112. Di conseguenza, la nuova miscela di PC/ABS soddisfa in modo affidabile i requisiti standard per gli apparecchi.

prodotti
Georg Fischer: catalogo per il trattamento acque, soluzioni per ogni esigenza
14/02/2007 Composto da 43 pagine, il catalogo presenta una panoramica dei processi che interessano il settore industriale e municipale e suggerisce l’impiego del sistema Georg Fischer più adeguato, a seconda che il trattamento delle acque riguardi processi chimici, alimentari, farmaceutici, navali oppure di microelettronica, di potabilizzazione o trattamenti di scarichi civili.

Ogni processo viene sintetizzato visivamente attraverso schemi che raffigurano gli impianti e la filiera produttiva: per ciascuna fase di quest’ultima, sono inoltre indicati e approfonditi nelle pagine successive cinque pacchetti di prodotti, selezionati dai tecnici Georg Fischer come migliori soluzioni impiantistiche. Oltre ai vantaggi in termini di semplicità di installazione e resistenza chimico-fisica dei materiali, opportunamente supportati da tabelle e schede tecniche, le proposte mettono in evidenza il rapporto costo-ritorno sugli investimenti.

Completano il catalogo le immagini dei sistemi e dei singoli prodotti Georg Fischer, che ben rappresentano la varietà dell’offerta dell’azienda volta a proporre soluzioni per rispondere alle diverse richieste.

Crowcon: rivelatore CO2 per protezione semplice e portatile
14/02/2007 Pesa solo 130 g, dunque è l’apparecchio più leggero del suo tempo in commercio, inoltre offre superlativa durata, con elevata resistenza agli urti e protezione a norma IP65 dall’ingresso di polvere e acqua. In presenza di livelli potenzialmente pericolosi di CO2, Gasman allerta l’utente generando un allarme dal suono penetrante, 95 dBA, attivando un messaggio a led molto vivaci in rosso/blu e vibrando.

Questo rivelatore è ideale nelle industrie che fanno uso di gas CO2 per i processi di produzione, compresi i settori di alimenti e bevande, distillazione, birre e vini, farmaceutici e chimici e inoltre le applicazioni nel campo di ristorazione e hospitality.

Gasman è altamente compatto e si inserisce comodamente nel taschino della giacca. Alternativamente, è possibile usare l’apposito fermaglio e fissarlo alla cintura. Presenta semplici controlli a tasto e un display Lcd retroilluminato molto leggibile, per prendere facilmente visione dei livelli di CO2 misurati, delle condizioni di allarme e della carica della batteria. La registrazione di dati ed eventi viene offerta di serie e l’unità genera automaticamente un avvertimento 30 giorni prima della data programmata per la calibrazione.