Edizione N° 12 del 8 febbraio 2006

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Edizione N° 12 del 8 febbraio 2006


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Direttiva Ippc: la Commissione europea chiede sforzi maggiori agli Stati membri
08-02-2006 La normativa prevede che i grandi impianti industriali e agricoli dell’Ue debbano ottenere un permesso di esercizio dalle autorità nazionali, basato sulle migliori tecniche disponibili, con lo scopo di salvaguardare l’ambiente e la salute umana attraverso la riduzione delle emissioni pericolose nell’aria, nell’acqua e nel suolo.

Alla fine dell’ottobre 1999 tutti i nuovi impianti dovevano essere conformi alla direttiva, mentre per gli impianti già esistenti prima dell’introduzione della stessa, la scadenza per la conformità sarà il 30 ottobre 2007. Secondo il rapporto di attuazione della Commissione europea, riguardante il periodo 2000-2002, la trasposizione nel diritto interno di questa direttiva è in ritardo oppure non conforme in almeno otto Stati membri.

Solo il 13% dei nuovi impianti è risultato conforme, mentre per gli impianti esistenti le poche informazioni fanno supporre che i progressi siano lenti. Ciò potrebbe compromettere gli obiettivi ambientali della direttiva stessa secondo la Commissione europea, la quale ha chiesto maggiori sforzi a tutti gli Stati membri al fine di rispettare i tempi previsti. In aggiunta la Commissione europea ha elaborato un piano di azione per aiutare gli Stati membri nella verifica e attuazione del numero di permessi rilasciati, insieme a un’analisi delle conformità per i gli impianti industriali più dannosi. È stato inoltre costituito un gruppo consultivo, che sarà operativo dal 2006, al fine di garantire un dialogo con gli Stati membri e fornire a fine 2007 la presentazione dei risultati ottenuti dall’Ue.

Analisi sul packaging: lanciato l’European Shopping Basket Programme
08-02-2006 La rilevanza ambientale del programma lanciato da Europen, Organizzazione Europea per il Packaging e l’Ambiente, in collaborazione con Stfi Packforce, il più importante istituto di ricerca sul packaging svedese, consiste nello sviluppo che può portare nel riciclaggio dei materiali utilizzati e la diminuzione dell’impatto del packaging sull’ambiente.

Inoltre ha creato un database sui reali sforzi delle imprese nell’uso di imballaggi ecologici. L’Esb Programme (European Shopping Basket Programme) è stato sviluppato da Europen con due obiettivi principali: fornire dei dati chiave sui sistemi di packaging presenti in cinque differenti Paesi dell’Ue, prelevati in un arco temporale di tre anni, dal 2005 al 2007 e identificare un aumento di efficienza nella gestione dei costi di packaging per le imprese, con l’obiettivo di migliorare la gestione della catena di produzione.

Attraverso un confronto dei sistemi d’imballaggio utilizzati dalle varie imprese produttrici analizzate, si potranno vedere le diversità e similarità fra i cinque Paesi selezionati e spiegare i perché delle differenze. Le imprese comprese nel programma potranno confrontarsi con quelle estere e migliorare la loro efficienza nel packaging, mentre quelle non comprese nello studio potranno fare un’autovalutazione del proprio sistema di packaging confrontandosi con i valori di riferimento creati da Europen.

Julian Carroll, managing director di Europen, specifica che “ci sono tre livelli di identificazione di packaging: il primo riguarda i beni più acquistati dalla popolazione, il secondo i beni che potrebbero essere portati nelle case e un terzo livello di packaging che riguarda il trasporto dall’azienda produttrice al supermercato, con lo scopo di coinvolgere tutte le fasi del sistema di packaging.”

Tratto da un articolo di Stefano Valentino apparso sulla rivista Inquinamento di febbraio 2006.

Scelti i vincitori del Premio Impresa Ambiente
08-02-2006 Il premio è nato con l’obiettivo di valorizzare l’impegno e promuovere le realtà italiane, private e pubbliche, che abbiano contribuito concretamente a migliorare il rapporto con il loro contesto fisico e sociale ottenendone un vantaggio anche imprenditoriale.

La Giuria ha selezionato i vincitori di questa prima edizione. Per la categoria Migliore Gestione, si aggiudica il premio la Sotral di Torino, selezionata per la capacità di evolversi da società di trasporto in un gruppo di organizzazione della logistica connessa alla grande ristorazione, con spiccata propensione verso lo sviluppo sostenibile delle proprie attività.

Vincitrice per la categoria Miglior Prodotto è l’azienda Ecotoys di Cermenate (CO), produttrice di giocattoli completamente biodegradabili, realizzati utilizzando un nuovo materiale a base di amido di mais e coloranti di tipo alimentare. Premiata anche la scelta dell’azienda di destinare un’aliquota del ricavato delle vendite a una Associazione che opera a tutela dell’ambiente.

Nella categoria innovazione di processo/tecnologia la Giuria ha deciso di assegnare due menzioni speciali: a Trenitalia per la realizzazione di un “treno fotovoltaico” che utilizza pannelli fotovoltaici sul tetto delle carrozze per la produzione di energia e all’Irsa/Cnr, per una innovativa tecnologia di trattamento delle acque di scarico, adatta anche per residui industriali.

Per la categoria Migliore Cooperazione Internazionale si aggiudicano il premio ex-aequo Illycaffè di Trieste e Berbrand di Brescia. Illycaffè ha da tempo avviato un rapporto di collaborazione diretto con i coltivatori della materia prima. Selezionati i migliori produttori brasiliani, l’azienda ha infatti avviato un processo di fidelizzazione garantendo loro ricavi costanti e comunque mediamente maggiori di quelli ottenibili sul libero mercato, con una particolare attenzione al rispetto della biodiversità locale e ai principi di responsabilità sociale.

Berbrand propone un modello innovativo di utilizzo delle conchiglie, risorse necessarie alla produzione di madreperla. Il progetto candidato prevede il monitoraggio delle ricadute negli ecosistemi acquatici interessati (Vietnam, Micronesia, Eritrea), con una progressiva diminuzione dei prelievi in natura a fronte di un pianificato e progressivo aumento della capacità produttiva degli allevamenti.

Una menzione speciale per questa categoria è andata a Tea di Torino, che propone il trasferimento di tecnologie di agricoltura biologica per migliorare la produzione agricola in una regione del Senegal, attraverso l’inoculo nelle piantagioni di funghi e batteri, sostitutivi biologici dei fertilizzanti, che possono venire prodotti in loco dagli agricoltori locali.

Nuove tecnologie incontrano il “rinnovabile”
08-02-2006 Un’importante esposizione che fonde la tecnologia di nuovi veicoli e strumenti all’ambiente. Sep sarà trasformato in un appuntamento triennale che dopo il 2006 presenterà la nuova rassegna del 2007 che si ripeterà nel 2010. Andrea Olivi, amministratore delegato di PadovaFiere, è infatti convinto che un grande evento ogni tre anni potrà consentire a Sep di continuare a crescere e a competere a livello internazionale con gli altri saloni. Naturalmente gli anni di sosta serviranno per far nascere nuove opportunità organizzando diverse iniziative e fornendo servizi nei settori ambientali a sostegno degli operatori e creando nuove partnership espositive all’estero. Per questo Sep ha già aperto le proprie frontiere guardando a Est verso i Paesi emergenti sia europei sia orientali. Nel 2005 sono state organizzate rassegne in Polonia Romania, Russia e Croazia e nel 2006 è già prevista la presenza di Sep a Varsavia e a Energiesparmesse in Austria.

L’edizione 2006 sarà un grande forum tra operatori e istituzioni che alla luce dei nuovi scenari internazionali in materia ambientale allarga i propri orizzonti con un ricchissimo programma di convegni e workshop in cui le aziende potranno presentare prodotti innovativi e legare il reticolato settore normativo alle diverse esigenze organizzative di gestione ambientale nei settori dei rifiuti, dell’acqua e dell’energia. La riduzione dei gas serra e il potenziamento delle quote di emissione sono ormai alla base di uno sviluppo economico e industriale a basso impatto ambientale.

L’obiettivo è il rispetto del protocollo di Kyoto a cui l’Europa aderisce in modo rigoroso e che vede un prossimo importantissimo impegno nella realizzazione del dopo-Kyoto. Numerosi convegni tratteranno queste tematiche sotto diversi punti di vista: dalla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra, alla mobilità sostenibile, dallo sviluppo di energie rinnovabili al risparmio energetico e alla riduzione di CO2 nei consumi energetici. Tre le importanti tematiche di approfondimento che si sviluppano attorno all’evoluzione della normativa nazionale ed europea, al monitoraggio e controllo dei sistemi ambientali, al carbon financing ed emissioni.

Tratto da un articolo di Stefania Vignali pubblicato sulla rivista Inquinamento di febbraio 2006.

Settimo Premio Ecologia Laura Conti
08-02-2006 Possono essere presentate tesi di laurea relative ai filoni di ricerca: Ecologia, parchi, aree protette, turismo naturalistico – Mobilità intelligente, urbana ed extraurbana – Rifiuti, urbani e industriali, riduzione e riciclo – Inquinamenti di acqua, aria e suolo, riduzione e prevenzione – Natura e restauro ambientale – Tecnologie appropriate – Energie rinnovabili e risparmio energetico – Educazione ambientale – Movimenti e lotte ecologiste e nonviolente – Economia ambientale – Società sostenibile, problemi planetari e locali – Prevenzione ambientale della salute – Consumare meno e meglio – Legislazione e amministrazione ambientale – Rapporto tra specie umana e altre specie animali.

Il 1° premio riceve 750 euro e la segnalazione su Gaia con pubblicazione eventualmente per estratto. Il 2° premio riceve 250 euro e segnalazione su Gaia con pubblicazione eventualmente per estratto. Il 3° terzo premio verrà segnalato su Gaia
Sono ammesse al concorso le tesi discusse in una Università italiana negli anni accademici dal 2000 – 2001 in poi, inviate entro il 31 agosto 2006 a: Ecoistituto del Veneto, viale Venezia, 7 – 30171 Venezia Mestre. È necessario inoltre compilare la scheda di partecipazione, che può essere richiesta all’Ecoistituto del Veneto o scaricata dal sito web.

La giuria è composta da Michele Boato, Alessandra Cecchetto, Paolo Stevanato, Franco Rigosi, Anna Ippolito, Mao Valpiana e Gianfranco Zavalloni. La consegna dei premi avverrà nell’ambito della fiera Vivimestre a fine settembre 2006.

Accadueo 2006: rafforzare la leadership
08-02-2006 La Mostra internazionale delle tecnologie per il trattamento e la distribuzione dell’acqua potabile e il trattamento delle acque reflue – organizzata da BolognaFiere, in collaborazione con Ferrara Fiere Congressi e la segreteria operativa di Fairsystem International Exhibition Services, è ormai un appuntamento di livello internazionale irrinunciabile per gli operatori del settore. Lo confermano i dati dell’ultima edizione: visitatori in crescita del 10% ed espositori aumentati addirittura del 18%.

Oggi Ferrara, sede della manifestazione, è il crocevia più importante per le aziende italiane ed estere del comparto che, nei giorni di fiera, hanno l’opportunità di incontrare clienti e fornitori, imprese private e pubbliche, conoscere le novità produttive immesse sul mercato, approfondire, grazie a un ricco e interessante programma di convegni, argomenti tecnici e culturali.

Anche nell’edizione 2006, sarà posta particolare attenzione all’organizzazione del calendario degli incontri, che vedrà di nuovo il coinvolgimento di importanti enti e associazioni del settore, per puntare a qualificare ulteriormente il livello del dibattito sui temi dell’acqua, offrendo, nello stesso tempo, importanti opportunità di aggiornamento professionale.

Novità sono attese anche per quanto riguarda la visione internazionale della manifestazione e la visita di delegazioni estere, un’esperienza particolarmente positiva – proposta anche nella passata edizione – che sarà ampliata e diversificata per favorire le opportunità di contatto delle aziende espositrici con buyers e rappresentanti governativi di Paesi dell’Est europeo e del bacino del Mediterraneo. Confermato, infine, l’abbinamento con la manifestazione Ci Acca Quattro, il Salone del trasporto e della distribuzione del Gas – in programma negli stessi giorni di Accadueo – che consente di allargare l’orizzonte degli operatori all’intero panorama delle reti per il trasporto e la distribuzione dei fluidi.

Chimica italiana al bivio
08-02-2006 Per la chimica europea e italiana il futuro prossimo si preannuncia ricco di opportunità, ma ancor più di rischi, che devono essere ponderati con estrema attenzione. A livello mondiale si assiste a una delle più lunghe fasi di crescita dell’economia.

Le previsioni per il 2006 indicano, per il terzo anno consecutivo, un ritmo di espansione superiore (+3,6% in termini reali) alla media di lungo periodo (+3,5%). Nelle aree emergenti la crescita non si raffredda e inizia ad autoalimentarsi e l’effetto globale non dipende ormai solo dalla Cina, ma coinvolge sempre più Paesi (India, Brasile, Russia, Est europeo). In tali Paesi la crescita è dominata dai settori industriali a elevata intensità di chimica; logicamente, nei Paesi emergenti la domanda di chimica continua ad aumentare sensibilmente, mentre tende a essere inferiore nei Paesi avanzati, dominati dai servizi.

Esaminando le previsioni economiche circa i mercati dei Paesi avanzati più interessanti dal punto di vista chimico, si notano però differenze significative. Innanzitutto negli Usa i fattori di rischio non comprometteranno la crescita nel breve periodo, ma al più dovrebbero causare un ulteriore rallentamento (da +4,2% nel 2004 a +3,4% nel 2005 e +3% nel 2006). La crescita statunitense nel suo complesso rimane solida e generalizzata (consumi, investimenti, export) e l’impatto dei recenti disastrosi uragani risulterà trascurabile in quanto, a un temporaneo rallentamento, seguirà l’accelerazione connessa alla ricostruzione.

Di contro, l’Europa continuerà invece a essere il vagone più lento del treno mondiale, anche se con situazioni molto diverse tra i Paesi coinvolti. Nel 2005 si è assistito a un rallentamento generalizzato rispetto al 2004, determinato principalmente dalla minore espansione dell’economia mondiale in assenza di una decisa ripresa del mercato domestico. Nel 2006, le previsioni vanno nella direzione di un modestissimo miglioramento (+1,5% a fronte del +1,2% del 2005). Alla crescita attivata dalle esportazioni, potrà associarsi un’effettiva ripresa degli investimenti e dei consumi interni solo nel 2007 (+2.0%).

I Paesi in maggiore difficoltà rimarranno la Germania, a causa della disoccupazione elevata e del clima di incertezza diffuso tra le famiglie e, purtroppo, l’Italia, a causa della sua crisi di competitività. Questo è lo scenario più probabile, ma bisogna sottolineare che i rischi per l’economia mondiale (e, di conseguenza, per l’Europa) sono aumentati rispetto al passato. Per esempio, se l’accelerazione dell’inflazione dovesse innescare negli Usa una spirale salari/prezzi, si renderebbe necessario un intervento più brusco sui tassi di interesse che comprometterebbe gli equilibri finanziari delle famiglie, e quindi uno dei motori principali della domanda mondiale.

Tratto da un articolo di Gianantonio Zampognaro, apparso sulla rivista Chimica News di febbraio 2006

Recordati cede stabilimento di chimica in Spagna
08-02-2006 In particolare, sono stati ceduti i terreni, gli impianti e macchinari, i diritti di proprietà industriale e le rimanenze di certe produzioni ed è stato trasferito il personale impiegato (circa 50 persone).

Nel 2005 lo stabilimento ha realizzato ricavi verso terzi per circa 7 milioni di euro. Il prezzo di vendita, già incassato, è di circa 13 milioni di euro, inferiore di circa 3 milioni al valore di libro delle attività cedute.

“La cessione di Murcia segue quella dello stabilimento di Opera (Milano) e rappresenta un ulteriore passo nel processo di riorganizzazione delle nostre attività di chimica farmaceutica”, ha dichiarato Giovanni Recordati, presidente e amministratore delegato. “Queste attività si concentreranno solo su selezionati prodotti e saranno svolte esclusivamente nello stabilimento di Campoverde di Aprilia (Latina). Questo stabilimento sarà sempre più dedicato alla produzione dei principi attivi dei farmaci di ricerca Recordati, attività strategica per il gruppo”.

Dow Corning: risultati finanziari
08-02-2006 Le entrate nette registrate nel 2005 sono pari a 472,1 milioni di dollari, il 64% in più dei 288,8 milioni di dollari registrati nel 2004.

Le vendite del quarto trimestre 2005 sono state pari a 942,7 milioni di dollari, l’8% in più degli 876,7 milioni di dollari dello stesso periodo nel 2004. Le vendite registrate nel 2005 sono state pari a 3,88 miliardi di euro, con un aumento del 15% rispetto al 2004 (3,37 miliardi di dollari).

Comprendendo tutte le voci, Dow Corning ha riportato un utile netto di 100 milioni di dollari nel quarto trimestre del 2005 e 506,5 milioni per tutto il 2005

Corso Cend: Imaging molecolare nella ricerca e sviluppo di farmaci
08-02-2006 Questo corso è concepito e organizzato da Top (Piattaforma tecnologica per Ingegneria Animale) e Dimi (Diagnostic Molecular Imaging), in collaborazione con EMIL (European Molecular Imaging) e CASCADE. Il corso ha l’ambizione di divenire una occasione annuale per un mutuo e costruttivo scambio tra scienziati e aziende che operano nel settore. Lo scopo è anche quello di aggiornare scienziati e dottorandi del settore sullo stato dell’arte dell’imaging molecolare con particolare riferimento alle sue applicazioni nello sviluppo di nuovi farmaci.

Il corso si articola in sessioni mattutine, teoriche, aperte al pubblico e pomeridiane, pratiche più ristrette che daranno ai partecipanti l’opportunità di lavorare con strumentazioni fornite dalle aziende maggiormente coinvolte nello sviluppo di tecnologie in questa nuova branca della scienza.

L’imaging funzionale e molecolare hanno drammaticamente cambiato l’approccio alla ricerca nel campo biologico, ma ci si aspetta che queste tecnologie abbiano una influenza di sempre crescenti proporzioni in particolare nella ricerca biomedica.

La molteplicità delle applicazioni per queste tecnologie imprime una forte pressione che genera una continua evoluzione delle strumentazioni e dei loro supporti informatici che stanno divenendo incredibilmente raffinati, ma allo stesso tempo tanto complessi da richiedere un costante aggiornamento delle conoscenze.

Per favorire lo sviluppo dell’imaging molecolare nella ricerca biomedica, la Comunità europea ha fondato Centri di Eccellenza quali Dimi ed Emil che si distinguono per la multidisciplinarità del loro approccio alla ricerca fortemente influenzata dalle nuove tecnologie di imaging. TOP, come piattaforma di ingegneria animale per entrambi i Network di Eccellenza, ha la finalità di diffondere la conoscenza nel campo dell’Imaging Molecolare.

La plastica e il suo impiego nel tempo
08-02-2006 Negli ultimi decenni le materie plastiche hanno rivoluzionato il nostro modo di comunicare, viaggiare, fare sport, proteggere la salute e l’ambiente. Versatile ed eco-efficiente, la plastica è protagonista di tutte le sfide tecnologiche e scientifiche tese a migliorare la qualità della vita di tutti i giorni. Tanto nelle applicazioni più innovative e complesse, quali le nanotecnologie e i nano polimeri, quanto negli oggetti di uso più comune (cellulari o lettori MP3). Industria aerospaziale ed elettronica, edilizia, trasporti e imballaggi intelligenti, sport e medicina, non esiste settore in cui le materie plastiche non abbiano contribuito a soluzioni inimmaginabili solo fino a pochi anni fa. Un’evoluzione continua, rapida e sorprendente che fa delle materie plastiche il materiale di scelta del 21° secolo. Le plastiche hanno avuto un impatto davvero straordinario sulla nostra vita di tutti i giorni e sull’intero mondo produttivo, agricoltura compresa. Oggi sono consumate annualmente oltre 170 milioni di tonnellate di materie plastiche che entrano in tutti gli aspetti della nostra vita, contribuendo al progresso sociale e civile.

Dalle nuove frontiere della medicina alle nanotecnologie, dallo sport al tempo libero, dalla domotica all’esplorazione spaziale e sottomarina, dalla musica alla comunicazione e all’efficiente conservazione degli alimenti fino agli oggetti di uso quotidiano, il comune denominatore è la plastica. Il consumo di materie plastiche è un indicatore sensibile di sviluppo economico e progresso sociale. Non solo perché possono essere considerate un vero e proprio motore nell’innovazione tecnologica e nella produzione di beni e servizi, ma anche perché la plastica ne consente la produzione in quantitativi di massa a condizioni accessibili anche nei mercati emergenti e nei Paesi in via di sviluppo.

Lo sviluppo delle tecnologie informatiche ed elettroniche, reso possibile dalle materie plastiche, ha contribuito ad aumentare esponenzialmente le potenzialità di accesso ai canali di informazione in tutto il mondo, riducendo virtualmente le distanze e rendendo sempre più economiche le opportunità di comunicazione, da Internet alla telefonia mobile.

L’industria della plastica offre un contributo diretto allo sviluppo delle economie. In Italia, ad esempio, le 48 aziende aderenti a PlasticsEurope Italia, che rappresentano il 90% del mercato nazionale della produzione di materie plastiche, generano un fatturato di 8,3 miliardi di euro (45 miliardi circa a livello europeo). Il comparto delle materie plastiche, nella sua globalità, è di primaria importanza per il sistema industriale, coinvolgendo complessivamente 5.500 aziende e 140.000 persone. In Europa occidentale, circa 1,5 milioni di persone sono impiegate nell’intero “sistema plastica” (circa 70.000 solo nell’industria di produzione della materia prima), con un fatturato annuo che si aggira intorno ai 160 miliardi di euro.

Ma il ruolo delle materie plastiche va ben oltre quello che mostrano le cifre: le loro caratteristiche e la loro versatilità facilitano infatti innovazione e creatività nelle nuove applicazioni e in quelle esistenti, dando impulso alle dinamiche di sviluppo del sistema industriale e sociale nel suo complesso.

Una moderna società realmente “sostenibile” non può fare a meno di prodotti eco-efficienti, ovvero che utilizzino al meglio le risorse naturali e garantiscano una lunga durata, un costo sostenibile e un basso impatto ambientale. Da questo punto di vista il contributo delle materie plastiche è positivo. La plastica contribuisce, ad esempio, al risparmio di risorse naturali, come petrolio e altri combustibili fossili e a rendere accessibili ed efficienti le energie rinnovabili.

Pannelli solari fotovoltaici, turbine per lo sfruttamento dell’energia eolica e celle combustibili a idrogeno sono alcune applicazioni del settore, in cui le materie plastiche giocano un ruolo fondamentale grazie alle loro proprietà quali resistenza a temperature e a esercizi estremi, versatilità e leggerezza. Nel fotovoltaico sono in corso di studio e prototipazione soluzioni in cui oltre a essere il materiale strutturale, la plastica riesce a sostituire anche il silicio nella sua funzione fotovoltaica.

Un’applicazione significativa a salvaguardia dell’ambiente sono le geomembrane utilizzate nelle aree desertiche. In queste “isole” di plastica riempite di terra e dotate di sofisticati sistemi di irrigazione (sempre in plastica) è possibile coltivare con successo ortaggi e altri vegetali indispensabili all’alimentazione umana. Anche in Cina, limitando l’evaporazione diurna dell’acqua tramite enormi teli in plastica, gli agricoltori sono in grado di risparmiare dal 60 all’80% dell’acqua disponibile aumentando le rese delle colture di riso di 1.500/3.000 kg per ettaro.

Ed è la plastica stessa a fornire soluzioni utili alla protezione della natura, con attrezzature e sistemi innovativi e sperimentali quali i teloni protettivi per preservare i ghiacciai alpini.

Tratto da un articolo di Lucia Favara apparso sulla rivista Chimica News di febbraio 2006.

Conoscere l’ambiente, migliorare la salute. E viceversa
08-02-2006 Si è svolto a Udine il Congresso Seriale dedicato ai problemi dell’Ambiente e della Salute impegnato ad affrontare le correlazioni fra qualità dell’una e dell’altro che risultano così strette da fare ormai accettare a tutti il principio che difesa dalla salute significa difesa dell’ambiente.

Dalle relazioni nelle quali la chimica è risultata la disciplina portante (finalmente!) è emersa una metodologia di studio articolata in una fase delle conoscenze, in una delle sperimentazioni e dell’interpretazione dei dati, in una delle conclusioni per sfociare in quella operativa.

La fase delle conoscenze è basata sulla raccolta di tutte le informazioni disponibili sul sistema ambientale considerato, finalizzando i dati alla loro massima utilità per la quale condizioni irrinunciabili sono l’affidabilità e la tracciabilità (un recente documento dell’Ue ha denunciato come per oltre 2 milioni di misure ambientali eseguite nel 2002 queste due condizioni non sono soddisfatte).

La fase della sperimentazione è dedicata a test esplorativi in vitro e in vivo per evidenziare le interazioni fra gli inquinanti ambientali e gli organismi viventi, primo fra tutti l’uomo. Tali sperimentazioni possono eseguirsi su sistemi interi, cellule o recettori, considerando non solo gli inquinanti tradizionali, ma anche quelli di nuova generazione come radicali, radon, campi elettromagnetici, particolato e miscele di tutti che devono essere valutate nel loro complesso, con i relativi possibili effetti sinergici o antagonisti. I risultati ottenuti devono essere interpretati per giungere alle deduzioni conclusive necessarie a fini diagnostici e preventivi, nonché di monitoraggio di situazioni di allarme e di individuazione di nuovi indici di qualità e di rischio ambientale.

La fase operativa richiede un intervento politico guidato da coordinamento sovranazionale (europeo) e poi concretizzato a livello inferiore (nazionale? locale?). Le ancora non completamente definite risposte ai temi che la ricerca ambientale pone sempre non giustificano l’inerzia e la continua proliferazione e reiterazione di programmi e progetti che non sfociano in realizzazioni. Almeno a partire da ciò che la ricerca ha abbondantemente chiarito è necessario intervenire cercando di ottimizzare l’impiego delle poche risorse oggi disponibili e di agire di comune accordo fra le varie comunità scientifiche disciplinari. Altre risorse dovranno essere invocate soprattutto per arruolare al settore giovani validi e capaci.

Tratto da un articolo di Luigi Campanella apparso sulla rivista Chimica News di febbraio 2006.

Chimica nell’arte
08-02-2006 Sebbene oggi spesso l’attenzione dei ricercatori e dei tecnici dell’ambiente sia spesso concentrata sugli inquinanti organici anche a livello di traccia, storicamente sono stati gli inquinanti inorganici i primi ad essere studiati e ancora oggi molte delle centraline che controllano l’inquinamento urbano misurano inquinanti inorganici come CO, NOx, SO2.

Un aspetto importante riguarda l’interazione di questi inquinanti con materiali dei Beni Culturali: la solfatazione dei materiali lapidei, la corrosione dei metalli, l’idrolisi di lignina e cellulose sono alcuni dei processi legati alla qualità dell’ambiente che avvengono a danno dei Beni Culturali con il loro conseguente degrado. Si comprende da ciò come il primo intervento protettivo di tali beni non possa che riguardare proprio l’ambiente nel quale sono collocati, venendo così a completarsi l’un l’altra – la scienza e la tecnologia dell’ambiente e quella dei Beni Culturali – ed a integrarsi le esperienze maturate sui due fronti.

L’acidità atmosferica è il primo nemico dei Beni Culturali: essa è in grado di solfatare il marmo trasformandolo nell’assai meno nobile e stabile gesso, di corrodere a secco e a umido i materiali metallici, di idrolizzare lignina e cellulosa rendendole assai meno concrete e, soprattutto nel caso della carta, assai meno abili a conservare e trasmettere informazioni e documentazione.

Ma non solo l’acidità: anche i radicali prodotti nei processi imperfetti di combustione su cui si basano le produzioni energetiche, anche quelle nei veicoli a motore, sono specie reattive instabili e come tali responsabili dell’attacco a innumerevoli matrici biologiche e abiologiche.

C’è infine il problema dell’ambiente indoor: la globalizzazione ha allargato le frontiere ed ha reso sempre più attuale il turismo di massa, al quale corrisponde un uso e una funzione sempre più massificati delle opere d’arte: gli ambienti indoor dei musei diventano però, in assenza di provvedimenti limitativi delle libertà individuali nell’interesse generale, altrettanti fonti di rischi o/e di danno per importanti opere d’arte per cui diviene sempre più necessario intervenire con monitoraggi e correzioni.

notizie
DNV si conferma il miglior organismo di verifica indipendente delle emissioni di gas a effetto serra
02/02/2006 DNV (Det Norske Veritas) è il miglior ente di verifica indipendente per i progetti volti a contrastare i cambiamenti climatici. Il riconoscimento gli è stato assegnato per il secondo anno consecutivo dalla rivista specializzata Environmental Finance, al termine dell’indagine annuale sui protagonisti del mercato dei nuovi servizi per la gestione delle problematiche ambientali.

DNV si è aggiudicata il titolo di “Best Verification Company” nelle due principali categorie prese in considerazione: il mercato dei crediti di emissione derivanti dai progetti basati sui meccanismi del Protocollo di Kyoto e l’European Union Emissions Trading Scheme (EU ETS), vale a dire il mercato europeo delle emissioni di gas a effetto serra.

All’indagine 2005 hanno partecipato oltre 700 aziende, che hanno votato anche i migliori broker, consulenti e studi legali nei diversi mercati di riferimento: Protocollo di Kyoto, mercato europeo delle emissioni, quelli analoghi di Gran Bretagna e Nord America, il mercato dei derivati connessi alle condizioni meteorologiche e quello dei “green certificates”. Ai partecipanti è stato chiesto di esprimere le proprie preferenze sulla base di criteri quali: efficienza e velocità nelle transazioni, affidabilità, innovazione, qualità delle informazioni e servizi erogati, influenza complessiva esercitata sul mercato.

Il Protocollo di Kyoto ha introdotto innovativi meccanismi di mercato finalizzati a una riduzione economicamente efficiente delle emissioni, che può essere realizzata attraverso progetti in Paesi industrializzati (JI – Joint Implementation) o in via di sviluppo (CDM – Clean Development Mechanism), nonché mediante lo scambio internazionale dei crediti derivanti dalla riduzione delle emissioni oltre la soglia stabilita per ogni Paese o impresa (Emissions Trading). Per adempiere agli impegni assunti a livello internazionale, l’Unione Europea ha istituito un proprio mercato per lo scambio di quote, noto come EU ETS, che coinvolge circa 12.000 impianti, responsabili del 45-50% delle emissioni di C02 nell’Unione Europea.

Lancio del progetto Hychain: oltre 150 veicoli a idrogeno testati in quattro regioni d’Europa
07/02/2006 L’attività coinvolge in via prioritaria le flotte dei servizi di trasporto urbano delle città partner e le sedie a rotelle messe a disposizione in collaborazione con diversi ospedali della zona di Modena (Emilia Romagna – Italia), oltre al Rhône-Alpes (Francia), Castilla y Léon (Spagna) e Nordrhein Westfalen (Germania). Il progetto, che si svilupperà su un arco di cinque anni, è articolato in due fasi: il 2006 e il 2007 saranno consacrati alla fabbricazione dei veicoli e allo sviluppo delle infrastrutture; dal 2008 al 2010, avranno luogo i test sui veicoli, in condizioni di utilizzo reale.

L’Unione Europea si è impegnata a consumare il 20% di carburanti sostitutivi entro il 2020 per rispondere a una duplice scommessa: ridurre la dipendenza degli stati membri dalle fonti di energia di origine fossile (petrolio, gas naturale, carbone) e limitare le emissioni di gas a effetto serra e inquinanti, responsabili delle variazioni climatiche e dell’acutizzarsi di diverse patologie respiratorie.

L’idrogeno come vettore d’energia è una soluzione alternativa promettente. Utilizzato in una pila a combustibile, l’idrogeno si combina con l’ossigeno dell’aria per produrre elettricità senza produrre alcuno scarto oltre all’acqua. Un potenziale eccezionale per fornire energia pulita e silenziosa.

Oggi circolano nel mondo solo poche centinaia di prototipi di veicoli alimentati da una pila a idrogeno. Al di là del loro costo elevato, il loro utilizzo è anche frenato dalla relativa autonomia e da un’infrastruttura di distribuzione dell’idrogeno ancora limitata, basata su alcune decine di “stazioni di servizio sperimentali” che consentono di “fare rifornimento” di idrogeno.

Per alimentare questi veicoli a idrogeno in modo semplice e in piena sicurezza, il progetto Hychain-Minitrans consentirà anche di sviluppare una logistica innovativa: ad esempio, distributori automatici consentiranno di ricaricare con idrogeno le pile a combustibile del veicolo sostituendo una bombola di idrogeno vuota con una piena, ad alta pressione (fino a 700 atmosfere), in piena sicurezza grazie a tecnologie sviluppate e brevettate da Air Liquide.

Questo progetto ha anche un importante obiettivo: intende favorire in Europa lo sviluppo di una nuova filiera industriale, con piena conoscenza del grande pubblico, favorendo in particolare il sorgere di regolamentazioni che si applicheranno in futuro a queste tecnologie rispettose dell’ambiente.

Finanziato dalla Direzione Generale Energia e Trasporti della Commissione Europea per un valore di 17 milioni di euro (su un budget complessivo di 37,6 milioni di euro), il progetto Hychain-Minitrans è una novità mondiale. Coordinato da Air Liquide, raccoglie una rete di 24 partner in Europa: Axane, Besel, Win, Air Liquide Italia, Cea, Ineris, Inpg, Paxitech, Ascoparg, Air Liquide Espana, Ciemat, Derbi, Rucker, Ceu, Domenech, Iberdrola, Wi, Hydrogenics, Masterflex, Fast, Vem, Democenter , Air Liquide Germany.

RadiciPlastics Modi P.: joint-venture in India
08/02/2006 Attraverso un accordo di joint-venture tra Radici Novacips, headquarter di RadiciPlastics, divisione Materie Plastiche di RadiciGroup, e il Gruppo indiano Modi, realtà diversificata da un miliardo di dollari di giro d’affari e un organico di circa 10 mila persone, sarà costituita RadiciPlastics Modi P. Ltd, che farà la sua apparizione ufficiale il prossimo febbraio a New Delhi in occasione di Plast India 2006.

La società è controllata al 60% da RadiciPlastics che detiene la proprietà dei marchi commerciali e ha come obiettivo la commercializzazione di tecnopolimeri a base di poliammide nella regione Indiana.

L’intesa, inizialmente commerciale, prevede l’avvio di un’attività produttiva locale su licenza di RadiciPlastics, ponendosi l’obiettivo di raggiungere un giro d’affari annuo di 10 milioni di euro nei prossimi tre anni con un mix di materiali standard prodotti localmente e di materiali di alta gamma industrializzati in Europa. L’impegno sociale di Radici Group nasce dalla consapevolezza che l’attività di un’azienda, a integrazione della gestione finanziaria ed economica, ha anche una dimensione sociale importante. Radici Chimica ha aderito quest’anno al Responsible Care, che è il concretizzarsi di un impegno ambientale portato avanti da anni, anche se in maniera non ufficiale e non certificata.

Testo unico dell’ambiente: secondo sì del Consiglio dei Ministri
08/02/2006 Individuazione di sette distretti idrografici che ridisegnano il sistema delle Autorità di bacino italiane; principio del silenzio–rifiuto nelle procedure di impatto ambientale e rafforzamento della disciplina di informazione al pubblico nelle stesse procedure; riconoscimento del ruolo delle Province in materia di rifiuti. Queste alcune delle novità introdotte nel Testo Unico dell’Ambiente approvato, in seconda lettura, dal Consiglio dei ministri, che recepisce le ventuno condizioni e accoglie la maggior parte delle osservazioni poste dalle commissioni parlamentari.

“Questo provvedimento, che definisco un vero e proprio codice dell’ambiente e riordina tutta la normativa ambientale – ha detto il ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, Altero Matteoli – è una riforma attesa da anni. Viene incontro alle aspettative dei cittadini e degli imprenditori che da tempo chiedono norme chiare, semplici e di facile applicazione”. Il testo ritornerà ora alle commissioni parlamentari, che hanno 20 giorni per esprimere il parere definitivo, per poi arrivare di nuovo in Consiglio dei ministri per l’approvazione finale.

Il Testo unico riordina sei materie: le procedure di valutazione ambientale; la difesa del suolo; la tutela e la gestione delle acque; i rifiuti e le bonifiche; la tutela dell’aria; il danno ambientale.

Il Testo unico sull’Ambiente è un corpus normativo di più di 700 pagine che semplifica, razionalizza, coordina e rende più chiara la legislazione ambientale in sei settori chiave.

Il provvedimento recepisce otto direttive comunitarie ancora non entrate nella legislazione italiana nei settori oggetto della delega; accorpa le disposizioni concernenti settori omogenei di disciplina, in modo da ridurre le ripetizioni; abroga cinque leggi, dieci disposizioni di legge, due decreti legislativi, quattro D.P.R., tre D.p.c.m. ed otto decreti ministeriali, cui sono da aggiungere le disposizioni già abrogate e di cui viene confermata l’abrogazione da parte dei decreti delegati.