L’approccio degli italiani ai temi della sostenibilità è positivo anche in tempo di crisi e dimostra atteggiamenti concreti ed effettivi, di consumo e acquisto consapevoli, soprattutto in termini di sostenibilità ambientale. Un trend che coinvolge circa 20 milioni di italiani e che emerge dal 1° Osservatorio Nazionale sullo Stile di Vita Sostenibile realizzato da LifeGate, punto di riferimento per lo sviluppo sostenibile in Italia, in collaborazione con Eumetra, Istituto di ricerca sociale, economica e di opinione con sede a Milano.
Una fotografia concreta strutturata su un campione di 1.000 persone rappresentative della popolazione italiana e ideato con l’obiettivo di monitorare nel tempo il livello di consapevolezza, gli atteggiamenti e i comportamenti degli italiani rispetto ad un approccio di vita sostenibile.
Quattro le differenti aree di indagine prese in esame, al fine di monitorare le diverse articolazioni della sostenibilità: livello di conoscenza, atteggiamento, comportamento di consumo e comportamento d’acquisto. Questa prima indagine ha inoltre approfondito il tema dell’alimentazione, tematica centrale nell’anno di Expo 2015.
Dal quadro generale emerge come, rispetto a conoscenza e declinazione della sostenibilità, la maggioranza del campione la riconduca alla sfera ambientale ed ecologica, mentre solo il 10% ne ha conoscenza approfondita. Particolarmente positivo è il dato relativo al coinvolgimento: il 48% del campione ritiene infatti che sia una tematica di grande interesse e che rappresenti uno stile di vita sempre più diffuso. L’analisi registra in particolare come sia il campione in fascia d’età 18-34 anni a manifestare il maggior livello grado di attenzione a questa tematica (37%), seguito dalla fascia d’età 35-54 anni.
In termini di atteggiamenti verso la sostenibilità, il 47% degli intervistati manifesta interesse e propensione anche in periodo di crisi. In particolare, entrando in dettaglio, l’85% ritiene corretti gli investimenti nelle energie rinnovabili e l’80% che sia necessario un potenziamento dei mezzi pubblici affinché i cittadini usino meno le auto. Emerge inoltre interesse e propensione per l’agricoltura biologica, sostenuta dal 75% del campione, e per la medicina naturale: il 68% sostiene l’omeopatia, anche se – sappiamo – la maggior parte dei cittadini si cura con la medicina tradizionale.
In tema di sostenibilità in città, 3 italiani su 4 ritengono che la raccolta differenziata dei rifiuti sia corretta e funzionale e il 65% è a favore della riconversione di zone cittadine edificabili in aree verdi. Inoltre, per ciò che concerne le tematiche di viabilità, il 46% propende per il restringimento delle corsie per le auto a favore di piste ciclabili e il 41% per la creazione di aree a traffico limitato e a pagamento per i mezzi a motore (come Area C a Milano).
Per ciò che concerne gli atteggiamenti e le azioni concrete svolte in ottica di sostenibilità, il 23% del campione manifesta un alto indice di comportamento effettivo e il 24% è propenso all’acquisto di “beni” sostenibili anche se ad un costo superiore agli altri prodotti.
Alcuni esempi? Il 37% degli intervistati si dice interessato all’acquisto di lampadine a LED per l’illuminazione di casa e il 34% di elettrodomestici a basso consumo energetico. Da questi risultati emerge una tendenza a scegliere soluzioni e prodotti sostenibili, anche se di costi superiori, a fronte di un risparmio futuro in termini di qualità e durabilità.
L’Osservatorio ha inoltre evidenziato una segmentazione degli italiani sulla base del complessivo coinvolgimento nei confronti della sostenibilità: le persone che registrano i livelli più alti rispetto agli indici analizzati si attestano attorno ai 9 milioni per quanto concerne conoscenza della sostenibilità, coinvolgimento individuale, atteggiamento positivo verso le pratiche sostenibili, sostenibilità in città, comportamento effettivo e disponibilità d’acquisto di beni sostenibili anche a costi superiori.
Dall’Osservatorio emerge però anche la necessità di maggior informazione e cultura rispetto alle diverse accezioni della sostenibilità. Analizzando i risultati dell’indagine, si ritiene che l’approccio e il coinvolgimento degli italiani nei confronti di queste tematiche sarebbe maggiore e più approfondito se conoscessero meglio, e se fossero più informati sui temi, i significati e le declinazioni legate ad un approccio consapevole nel proprio stile di vita, soprattutto in ambiti come la mobilità, il turismo e il sociale. Un dato questo che rivela l’importanza di potenziare l’informazione e la diffusione di comportamenti sostenibili, soprattutto a causa di un terreno particolarmente fertile e diffuso di “interessati” e “appassionati” al tema (48%).
Il campione di intervistati è stato anche interpellato sul tema dell’alimentazione, con un focus specifico sui consumi, le abitudini di acquisto e il proprio livello di informazione in ambito alimentare.
Dallo studio emerge che il 48% degli intervistati ritiene che l’alimentazione sia un fattore impattante per la salute e che una corretta alimentazione sia funzionale al proprio stato di benessere. Infatti, l’88% degli intervistati “appassionati” legge la lista degli ingredienti e i valori nutrizionali riportati sulle confezioni e l’81% controlla la provenienza e la stagionalità dell’alimento. Interessante sottolineare come il 49% dei “disinteressati” svolga comunque questa attività al momento dell’acquisto di un prodotto alimentare, il 43% controlli la provenienza e il 23% si chieda comunque quale sia l’impatto ambientale per la produzione. Il cluster di appassionati controlla inoltre che prodotto sia biologico (72%) o evita di comprare una marca che non ha comportamenti etici (55%).
Una sezione dell’indagine è stata infine dedicata agli alimenti biologici: il 75% degli intervistati si pone con un atteggiamento positivo verso il sostegno all’agricoltura biologica, il 31% dichiara di consumare alimenti bio e l’83% del campione sceglierebbe più facilmente questi prodotti se costassero come gli altri. È stato anche indagato il comportamento dei consumatori assidui al biologico: il 65% del campione controlla che l’alimento sia effettivamente certificato e il 58% verifica che sia privo di OGM. Dal quadro emerge come la scelta di cibi biologici sia vincolata da limiti di prezzo: solo chi realmente ha un interesse profondo li sceglie a fronte di costi superiori.