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L’Italia del riciclo 2013ERT

Nel 2005 la Commissione europea ha avviato il processo di riforma della disciplina sui rifiuti, che ha portato alla Direttiva 2008/98/CE, la quale ha stabilito i principi per la cessazione della qualifica di rifiuto. Questa disposizione costituisce una delle più rilevanti innovazioni della direttiva. Essa giunge a completamento delle previsioni delle politiche comunitarie precedentemente adottate che si prefiggevano l’obiettivo di ridurre lo smaltimento aumentando la prevenzione, il riciclaggio e il recupero, fino a giungere al più recente Sesto programma comunitario di azione in materia di ambiente che si è proposto di raggiungere in Europa una “società del riciclaggio”. Il concetto di cessazione della qualifica di rifiuto (EoW–End of Waste) è molto articolato: da una parte, richiama elementi oggettivi (effettivo uso e sussistenza di un’economia di scambio), dall’altra fattori soggettivi (rispetto di specifiche tecniche, diminuzione degli impatti negativi sull’ambiente e sulla salute). Oltre a questi elementi si può considerare cessata la qualifica di rifiuto, solo se lo stesso è stato preventivamente sottoposto a un’apposita operazione di recupero, tra cui rientra anche il controllo sui rifiuti per verificare se sono soddisfatti i criteri elaborati conformemente alle predette condizioni.

La definizione di EoW richiede l’adozione di specifici criteri relativi alla determinazione della cessazione della qualifica di rifiuti relativamente a determinati flussi di rifiuto. Emerge, quindi, il problema di porre regole uniformi per la determinazione di tali criteri, in modo da evitare che possano essere utilizzate modalità difformi ed evitate ingiustificate disuguaglianze. Le regole che saranno emanate prossimamente costituiranno un riferimento per molti anni a venire. Ciò rende necessario conoscere e far conoscere i procedimenti già conclusi, quelli in corso e le modalità da seguire per avviarne di nuovi.

Al momento sono stati già emanati tre regolamenti che riguardano alcuni metalli e il vetro, mentre sono in gestazione o programmati un’altra decina di regolamenti riguardanti flussi di estrema rilevanza, tra i quali la carta, la plastica, la frazione biodegradabile, i combustibili da rifiuto e i rifiuti da costruzione e demolizione.

Questo è, dunque, un momento particolarmente delicato e strategico delle politiche EoW, che questa edizione del Rapporto non poteva non affrontare.

Passando ora all’approfondimento dei risultati conseguiti nelle diverse filiere nazionali del riciclo, il rapporto 2013, presentato da Fise-Unire e Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, evidenzia che quest’anno l’andamento recessivo dell’economia italiana, che si era manifestato già nella seconda metà del 2011, si è sensibilmente aggravato nel corso del 2012, in cui si è registrato un consistente calo del Pil. L’anno è stato caratterizzato da una drastica riduzione dei consumi delle famiglie e da un andamento ancora più negativo per la produzione industriale che ha evidenziato una caduta del -6,3%. La raccolta degli imballaggi si è mantenuta, anche nel 2012, a un buon livello sia quantitativo, pari a 7,5 Mton, sia in percentuale, con un 65,6% dell’immesso al consumo. Si analizza di seguito l’andamento nelle diverse filiere.

Nel 2012 gli imballaggi di carta e cartone immessi al consumo si sono ridotti del 4% rispetto al 2011 e sono risultati pari a 4,2 Mton: la quota avviata al riciclo è 3,6 Mton, pari all’84% dell’immesso al consumo.

L’analisi dei risultati produttivi del settore evidenzia continui cali tendenziali, che arrivano fino a -6,7%, che comportano un’ulteriore riduzione delle quantità immesse al consumo già in compressione dalla fine del 2011. La raccolta di macero complessivo nel 2012 è stata di 6,2 Mton, di poco inferiore all’anno precedente (6,3 Mton). Il consumo di macero nazionale è stato di 4,6 Mton, in calo rispetto al 2011 dell’8%.

L’export è stato superiore all’import di circa 1,3 Mton, e in aumento rispetto allo scorso anno dell’11%.

L’export di macero da riciclare, da una parte, ha una funzione positiva perché consente di dare uno sbocco alle raccolte differenziate oltre la capacità di assorbimento dei maceri da parte dell’industria cartaria nazionale, soprattutto nelle fasi recessive e a causa delle quantità d’imballaggi fabbricati all’estero ma importati in Italia coi beni di consumo esteri; dall’altra, se cresce in modo troppo consistente, potrebbe mettere in crisi l’industria cartaria nazionale, che è un’infrastruttura importante per l’economia del Paese.

Gli imballaggi in vetro nel 2012 hanno registrato un decremento dell’immesso al consumo, pari al 2,4%, corrispondente a 2,2 Mton. Gli imballaggi in vetro avviati al riciclo sono rimasti costanti dal punto di vista delle quantità (1,57 Mton), ma è cresciuta la percentuale di avvio al riciclo rispetto all’immesso al consumo, che ha raggiunto nel 2012 il 71%. Nel riciclo dei rottami di vetro l’industria nazionale si mostra in grado di assorbire tutti i flussi delle raccolte degli imballaggi in vetro e del vetro piano e di ricorrere anche a importazioni per circa 172.000 ton, poiché ben il 75% delle lavorazioni in vetro realizzate dall’industria vetraria italiana sono fatte con rottami di vetro.

L’utilizzo di questi rottami di vetro consente di ottenere rilevanti risparmi energetici anche grazie all’impiego di materiali di risulta del trattamento dei cascami di vetro (ceramiche, porcellane, pietre e frazioni fini) nell’industria ceramica e nell’edilizia.

Date le quantità di bottiglie di vetro di vino, di olio, di sughi e altri alimenti esportate, il riciclo nazionale dei rottami di vetro non incontra difficoltà particolari, né una concorrenza significativa dell’export.

La filiera della plastica nel 2012 è stata influenzata dallo scenario economico negativo, registrando un deciso calo della domanda complessiva di materie plastiche e di imballaggi. L’immesso al consumo di imballaggi di plastica è stato di 2 Mton, in flessione rispetto all’anno precedente del 1,1%. La raccolta differenziata degli imballaggi in plastica prosegue con un trend complessivamente in aumento, nonostante la crisi del Paese e la situazione di difficoltà economica dei Comuni.

Nel 2012 si sono raccolte 693.000 ton, con un incremento pari a 5,5% circa rispetto al 2011.

La quantità degli imballaggi avviati al riciclo è stata pari a 754.000 ton nel 2012, pari al 37% dell’immesso al consumo, in aumento del 2% rispetto all’anno precedente. Nel 2012 e nei primi mesi del 2013 l’andamento delle esportazioni e delle importazioni di rifiuti in materiale plastico ha un trend decrescente, segnalando una stagnazione del mercato globale.

La filiera del legno nel 2012 presenta un immesso al consumo di 2,3 Mton d’imballaggi con una riduzione di un punto percentuale rispetto all’anno precedente. Si registra nel 2012 una diminuzione significativa della raccolta differenziata di rifiuti legnosi, scesa da 506.000 ton a 480.000 ton. Anche la raccolta d’imballaggi legnosi è scesa da 123.000 a 105.000 ton, con un calo del 14% rispetto all’anno precedente. La quantità di rifiuti d’imballaggio in legno avviati al riciclo, pari a 1,26 Mton, è diminuita dell’1% mentre la percentuale sull’immesso al consumo è rimasta costante al 55%. Il calo delle quantità complessivamente raccolte e avviate a riciclo nel 2012 è da imputare alla contrazione dell’avvio a riciclo da superficie privata. Tale contrazione va letta come effetto della crisi che inevitabilmente si riversa sulla quota di riciclo legata maggiormente al mercato, nonché sulla residuale quota parte gestita dai Consorzi di filiera quale effetto indiretto del calo dei consumi di tali tipologie di imballaggi.

L’immesso al consumo d’imballaggi in alluminio è stabile nel 2012 e pari a 68.500 ton, così come il riciclo, che raggiunge le 40.700 ton, corrispondente al 59% dell’immesso al consumo. Nel 2012 i risultati di raccolta dei rifiuti di imballaggio in alluminio sono cresciuti del 10% rispetto alle prestazioni del 2011 e addirittura di circa il 30% rispetto al 2010. Significativo è anche il miglioramento qualitativo della raccolta, con un dato medio di frazione estranea di circa il 3%.

In questo scenario di crescita risultano inoltre interessanti le potenzialità di recupero dell’alluminio integrative alla raccolta differenziata, dalla selezione dell’alluminio presente nei rifiuti indifferenziati e nelle scorie post-combustione, alla valorizzazione di tappi e capsule in alluminio, fondamentali anche in un’ottica di sviluppo di bacini orientati alla gestione del ciclo integrato dei rifiuti di imballaggio in alluminio. Va segnalata anche una stabilità delle quantità esportate verso l’estero (103.500 ton) che hanno avuto come principale destinazione i Paesi asiatici.

Nel 2012 la produzione nazionale di acciaio grezzo risulta in flessione del 5% rispetto al 2011, da 28,7 a 27,3 Mton. L’immesso al consumo d’imballaggi in acciaio nel 2012 è sceso a 440.000 ton con una riduzione del 9%. La raccolta degli imballaggi in acciaio nel 2012 è leggermente calata rispetto ai quantitativi del 2011 attestandosi a 374.000 ton e, per la prima volta, le quantità raccolte da superficie pubblica sono maggiori di quelle raccolte da superficie privata (50,3%), segno questo ulteriore della crisi del settore industriale. Anche la quantità di rifiuti d’imballaggio avviati al riciclo è scesa passando da 353.000 nel 2011 a 332.000 ton nel 2012, con un calo dell’6%, aumentando però al 75% la quota riciclata dell’immesso al consumo, rispetto al 73% del 2011. Per quanto riguarda la provenienza del rottame ferroso consumato in Italia, nel 2012 il 70% è risultato di provenienza nazionale, il 19% di importazione da Paesi UE, e il restante 11% da Paesi terzi.

Con il DM 11 aprile 2011 n. 82 sono state definite le modalità gestionali e operative che dovrebbero portare entro il 2013 al recupero del 100% degli pneumatici immessi nel mercato del ricambio. Questi primi mesi di attività a regime hanno prodotto risultati positivi grazie al notevole coinvolgimento e all’impegno di tutti i portatori di interesse e allo sviluppo di forti sinergie tra tutti i soggetti della filiera. La produzione degli pneumatici fuori uso nel 2012 è stata di circa 314.000 ton, la loro gestione è stata così ripartita: il 57% è stata destinata al recupero energetico e il 43% al riciclo con recupero di materia.

La metà del recupero energetico degli pneumatici fuori uso è effettuata nei cementifici esteri, esportando, quindi, una notevole quantità di questi rifiuti: scelta certo non molto razionale per un Paese che importa notevoli quantità di energia primaria pagandola a caro prezzo. Nel riciclo le quantità impiegate sono ancora basse: i granuli di Pfu sono impiegati ancora poco rispetto ad altri Paesi europei, ad esempio, per le coperture dei campi sportivi. Potrebbe, inoltre, essere molto promettente il riciclo nella produzione di asfalti di elevata qualità e fonoassorbenti, tecnologia ancora poco usata in Italia.

Le quantità di apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato italiano nel 2012 sono state, in peso, pari a 746.000 ton, con un calo del 12% rispetto all’anno precedente. Nel 2012 sono state raccolte complessivamente 238.000 ton di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee), con un calo del 9% rispetto al 2011. Nonostante questa flessione, si è comunque confermato il raggiungimento dell’obiettivo europeo dei 4 kg/ab. La percentuale di rifiuti Raee raccolti rispetto all’immesso al consumo è stata del 32%.

Tale raccolta è così ripartita tra i cinque raggruppamenti: il 46% di R1 (frigoriferi e congelatori), il 21% di R2 (lavatrici, lavastoviglie e forni), il 180% di R3 (televisori e monitor), il 14% di R4 (piccoli elettrodomestici ed elettronica di consumo) e il 10% di R5 (lampade e altre sorgenti luminose). Il sistema di recupero dei Raee sta, quindi, crescendo, come documentano anche i dati sulla crescita di ferro, vetro, metalli non ferrosi, plastiche e altri materiali riciclabili recuperati.

Gli oli lubrificanti immessi al consumo nel 2012 sono diminuiti a 395.000 ton, rispetto alle 431.000 ton del 2011 e, quindi, anche l’olio usato raccolto e avviato al riciclo è sceso da 189.000 ton a 177.000 ton, arrivando al 45% dell’immesso al consumo.

Per gli oli e grassi animali e vegetali invece si dispone solo del dato, comunque significativo, della quantità raccolta e avviata al riciclo, che è cresciuta da 47.000 ton nel 2011 a 48.000 ton nel 2012.

La frazione organica presenta dati in crescita: la raccolta differenziata dell’umido e del verde nei rifiuti urbani è arrivata a 4,5 Mton nel 2011, con una crescita del 13% rispetto al 2010. La situazione potrebbe ulteriormente migliorare se fossero realizzati un numero sufficiente di impianti di digestione anaerobica, insufficienti in alcune Regioni e completamente assenti in altre, specie al Centro e al Sud Italia.

Per le pile e accumulatori, con l’entrata in vigore del DLgs. 188/08, sono state introdotte delle significative innovazioni rispetto alla legislazione precedente. Rispetto al 2011 si registra una riduzione dell’immesso al consumo dello 0,3% per le pile portatili, dell’1,2% per gli accumulatori industriali, mentre per gli accumulatori per veicoli si registra un incremento dello 0,2%. Nel 2012 sono state raccolte 8.000 ton di pile e accumulatori portatili e 187.000 ton di accumulatori industriali.

Per i rifiuti inerti da costruzione e demolizione si dispone dei dati Ispra, che stima una produzione di tali rifiuti nel 2010 pari a 57,4 Mton, con una stima di riciclo pari a 37,6 Mton, pari a un tasso di recupero del 65%. Un dato molto positivo, ma Ispra stesso ammette che una parte di questi rifiuti è impropriamente considerata come recupero, mentre dovrebbe essere conteggiata come smaltimento (quella che viene recuperata nelle discariche per le operazioni giornaliere di copertura). Un’altra parte, invece, viene effettivamente impiegata in forme di recupero, ma non ha le caratteristiche per essere un vero e proprio prodotto da costruzione (rispondente cioè a precise specifiche tecniche e regolarmente marcato CE).

La raccolta differenziata di rifiuti tessili è in costante aumento e ha raggiunto nel 2011 96.700 ton, con un incremento del 20% rispetto al 2010. Nel 2012 Ispra stima un ulteriore aumento della RD, per circa 99.900 ton. Anche l’andamento della raccolta differenziata pro-capite è in aumento in Italia, arrivando nel 2012 a una media nazionale di 1,63 kg/ab.

L’Italia, sulla base degli ultimi dati disponibili, del 2011, è al primo posto, a livello europeo, per il reimpiego dei materiali ottenuti dalla demolizione dei veicoli a fine vita. Il tasso di reimpiego e riciclo dei veicoli fuori uso nel 2011 è stato di buon livello, pari all’84,8%, prossimo all’obiettivo fissato per il 2015. È, invece, ancora lontano il target per il tasso di rimpiego e recupero (95% al 2015) che, per il 2011 si attesta a 85,3%, soprattutto a seguito della scarsa rilevanza dei quantitativi di Elv inviati a recupero energetico, tra l’altro in diminuzione dal 2009.

 

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