L’industria chimica sta uscendo dalla crisi

Pubblicato il 22 giugno 2015

“Le imprese chimiche in Italia stanno uscendo dalla crisi grazie a specializzazione, innovazione, internazionalizzazione e rafforzamento delle attività più avanzate e di qualità”.

Questi i fattori chiave coi quali, secondo Cesare Puccioni, Presidente di Federchimica (Federazione nazionale dell’industria chimica) nella relazione all’Assemblea annuale, “il settore ha resistito alla crisi meglio di altri. Rispetto al 2007, ad esempio, la diminuzione del valore aggiunto nella chimica (- 6,5%) è stata ben più contenuta rispetto alla media manifatturiera (- 13,6%), soprattutto grazie all’innalzamento del contenuto tecnologico dei prodotti.

“Tecnologia e innovazione”, ha dichiarato Puccioni, “sono gli stessi valori su cui puntare anche per vincere la sfida contro la fame nel mondo, garantendo cibo abbondante, sicuro e di qualità per tutti.

Il ruolo dell’industria – e della chimica in particolare – sarà sempre più decisivo nel contribuire ad una dieta più equilibrata e ad un migliore impatto sull’ambiente. Federchimica, con il suo sostegno all’Esposizione Universale a fianco di Confindustria e con Federalimentare, vuole offrire un’opportunità per riflettere sull’alimentazione sostenibile in modo meno emotivo e più consapevole sul contributo di un settore che, con norme severe e controlli accurati, garantisce prodotti totalmente sicuri ad agricoltura, allevamento e alimenti. Sul cibo, come su ogni altro prodotto, non dobbiamo essere condizionati dai luoghi comuni: per sfamare il mondo servono più scienza e meno ideologia”.

Il settore nel suo complesso sta uscendo dalla crisi e prevede di chiudere il 2015 con un dato positivo, +1,5%. La domanda interna di chimica mostra segnali di risveglio, non ancora estesi a tutti i settori clienti (bene l’auto, in crescita plastiche e largo consumo, ancora deboli soprattutto metalli, mobili e costruzioni).

Alcuni segnali positivi fanno ben sperare per il futuro.

I medi e grandi Gruppi chimici con oltre 100 milioni di euro di fatturato sono ormai un numero ragguardevole; tutti sono realtà di alto livello a livello europeo e anche mondiale nella propria nicchia di mercato.

“Molte delle nostre imprese hanno colto le opportunità del mercato globale aumentando la quota prodotta all’estero dal 34 al 42% dal 2007 ad oggi. Ciò non ha significato delocalizzazione, anzi, ha rafforzato la presenza in Italia: basti pensare che il 73% delle imprese che producono anche all’estero nel 2014 era già tornato su livelli pre-crisi, anche per le produzioni italiane”.

Altro fattore positivo: le imprese chimiche italiane a capitale estero valgono il 38% della produzione chimica in Italia; ciò dimostra che in Italia si possono fare produzioni chimiche a livelli di eccellenza. Con 700 imprese chimiche (in gran parte piccole e medie) che svolgono attività di ricerca, in Europa siamo secondi solo alla Germania. Secondo l’Istat, l’83% del fatturato complessivo della chimica italiana è realizzato da imprese innovative, con una media superiore a quella europea. Infine, la produttività, calcolata come valore aggiunto per addetto, nelle PMI chimiche è del 50% superiore alla media dell’industria manifatturiera in Italia”.

“Questi dati”, ha proseguito Puccioni, “ci dicono che le nostre PMI e tutte le nostre imprese sono realtà produttive di grande qualità, che stanno lottando per uscire dalla crisi e per crescere. La chimica è innovativa, tecnologicamente avanzata, in continua evoluzione ed è capace di attrarre in Italia produzioni di grande peso specifico, anche per tutti i settori a valle. I nostri impianti, però, rischiano di chiudere schiacciati dal peso del costo dell’energia, dei ritardi nelle autorizzazioni, dell’incertezza nell’applicazione delle normative. Difendiamoli prima che sia troppo tardi, cioè prima che le localizzazioni in altri Paesi siano state già decise.

“È tempo che si compiano scelte politiche lungimiranti”, ha concluso Puccioni. “Liberiamo finalmente l’industria chimica dai vincoli soffocanti e molte volte inutili del Sistema Paese che ostacolano il settore invece di considerarlo strategico per tutto il manifatturiero in Italia, dimostrando di non pensare all’industria di oggi e men che meno a quella di domani”.

All’Assemblea di Federchimica hanno partecipato anche: Antonio Tajani, Vice Presidente del Parlamento Europeo e David Sassoli, Vice Presidente del Parlamento Europeo.

Ha concluso i lavori il Presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi.



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