L’acqua che mangiamo: cos’è l’acqua virtuale e come la consumiamo

Marta Antonelli e Francesca Greco, con le illustrazioni di Angela Morelli, sono le autrici di un volume che spiega, grazie ad autorevoli contributi, il concetto di “acqua virtuale”

Pubblicato il 13 marzo 2013

Nel cibo che mangiamo, nelle scelte che facciamo al supermercato o al ristorante, c’è dell’acqua. Migliaia di litri di acqua si trovano racchiusi in un hamburger, un uovo o un caffè. Ad esempio: per produrre un chilogrammo di pasta secca sono necessari circa 1.924 litri d’acqua, per una pizza da 725 grammi, 1.216 litri.

Il libro, edito da Edizioni Ambiente, “L’acqua che mangiamo: cos’è l’acqua virtuale e come la consumiamo” introduce, per la prima volta in Italia, il concetto di “acqua virtuale” inteso come il quantitativo di acqua necessario a produrre cibi, beni e servizi che consumiamo quotidianamente, e che già da anni alimenta il dibattito internazionale sulla sicurezza alimentare e il mercato globale, sugli stili di consumo e di vita, perfino sul diritto all’acqua.

Applicando questo concetto, scopriremo che consumiamo molta più acqua di quella che vediamo effettivamente “scorrere” sotto i nostri occhi. Non riusciamo a percepirla come tale semplicemente perché è acqua che letteralmente “mangiamo”, contenuta in maniera invisibile nel cibo che consumiamo e che proviene da ogni parte del globo.

L’Italia è il terzo Paese importatore netto di “acqua virtuale” al mondo. “L’acqua che mangiamo” spiega, con un approccio multidisciplinare, la problematica idrica e le sue implicazioni economiche, sociali e politiche. È uno strumento che, pur ricordandoci che la risorsa più preziosa è limitata, permette ai cittadini-consumatori e agli operatori del settore agricolo e della distribuzione alimentare, di misurare l’importanza delle scelte possibili per influire e giungere a una maggiore sostenibilità d’uso.

Innumerevoli i contributi all’interno del volume tra cui segnaliamo, per la prima volta pubblicati in Italia, quelli di Tony Allan, ideatore del concetto di “acqua virtuale” e vincitore dello Stockholm Water Prize 2008, e di Arjen Hoekstra, che ha elaborato il concetto di “impronta idrica” e fondato il Water Footprint Network.

L’acqua che mangiamo verrà presentato a Milano in occasione della ventunesima giornata mondiale dell’acqua, durante il seminario “Water-Day” organizzato dal consorzio europeo WASSERMed, dal Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Cmcc), e da Iefe Bocconi.
Il seminario gratuito si terrà in Università Bocconi dalle 9.00 alle 16.30 del 22 Marzo 2013.

Le autrici,
Marta Antonelli e Francesca Greco, dottorande del dipartimento di Geografia del King’s College di Londra, vantano dieci anni di esperienza nel campo delle politiche idriche in Medio Oriente, Africa Sub-Sahariana e Mediterraneo. Sono membri fondatori del London Water Research Group, fondato da Tony Allan.

Edizioni Ambiente: www.edizioniambiente.it



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