L’inquinamento nelle aree metropolitane: la conoscenza per la gestione..
Infatti, nella frazione organica del particolato sospeso si raccolgono quasi tutti i composti che sono in grado di recare danno alla salute. L’azione di queste sostanze è inoltre subdola, perché raramente si manifesta attraverso intossicazioni acute ma al contrario si esplicita su tempi lunghi, soprattutto per la comparsa di mutazioni genetiche e tumori. Attualmente, la comunità scientifica può contare su una discreta conoscenza della natura della frazione organica nei centri urbani ed in molte località remote. Manca però un’adeguata conoscenza dei livelli di questi inquinanti nelle periferie urbane e quindi, complessivamente, nelle grandi aree metropolitane. L’importanza di queste aree è palese quando si consideri che esse sono il luogo di residenza di un gran numero di persone potenzialmente esposte all’inquinamento trasportato dai centri urbani od emesso localmente. Inoltre, nelle stesse aree è localizzata buona parte delle attività d’artigianato e della piccola e media industria. Allo scopo di colmare almeno in parte questa scarsità d’informazioni, è stata pianificata una campagna di misura che ha interessato l’area extra urbana di Roma nell’inverno dell’anno 2000. In particolare, sono stati misurati n-alcani, idrocarburi poliaromatici (IPA), acidi carbossilici e composti organo-clorurati (PCB, PCDD, PCDF) in quattro diverse località della provincia. Le misure sono state compiute anche all’interno dell’area urbana per disporre di un elemento di confronto.
I risultati sono riassunti nelle tabelle 2 e 3, che riportano rispettivamente le concentrazioni complessive registrate per le classi di composti organici clorurati e le concentrazioni individuali degli IPA. I dati riportati indicano che la popolazione locale, che pure non vive in un ambiente “urbano”, è esposta a livelli significativi di inquinamento atmosferico, in particolare per gli IPA e IPA-derivati. Infatti, i livelli di concentrazione degli IPA e IPA nitrati (nitrofluoranteni e nitropireni) sono significativamente simili a quelli osservati in aree inquinate; in particolare il benzo(a)pirene raggiunge livelli prossimi o superiori a quelli indicati nelle relative Direttive. Riguardo ai composti organici clorurati, la loro presenza ha raggiunto concentrazioni misurabili presso tutti i siti investigati. La quantità totale di queste classi di composti è abbastanza uniformemente distribuita, quantunque la loro composizione percentuale sia assai variabile. Ad esempio, nella stazione urbana di Villa Ada si osservano le concentrazioni più elevate con un profilo per le diossine tipico delle fonti di incenerimento dei rifiuti. L’impronta digitale relativa alla frazione dei PCDF è diversa da quella attesa ipotizzando una comune origine con le diossine clorurate; ciò è dovuto probabilmente all’occorrenza di fenomeni di degradazione fotochimica che, tra l’altro, complicano ulteriormente la conoscenza della composizione chimica del particolato e l’associazione di questa alla natura delle sorgenti. Le misure eseguite, tuttavia, escludono in ogni caso la relazione di queste sostanze con il traffico autoveicolare. L’indagine sulle classi di composti selezionate ha permesso di investigare il possibile concorso di fonti naturali alla presenza di inquinanti organici nell’atmosfera. Sia il contenuto totale che la distribuzione relativa degli acidi n-alcanoici e degli alcani a catena lineare lunga (n-Ci, ove i > 25) confermano che nelle zone con maggiore estensione verde (Lunghezza, Montelibretti) parte degli aerosoli è di origine naturale, provenendo dall’alta vegetazione e/o dal terreno. Al contrario, n-alcani semi-volatili e IPA sono più abbondanti nell’aria della città e delle zone ove insistono insediamenti industriali o di trattamento dei rifiuti (Castel Romano, Malagrotta).
Conclusioni
La gestione dell’inquinamento atmosferico nelle aree metropolitane, in particolare per quanto riguarda il materiale particolato sospeso, è complicata dalla variabilità delle fonti di emissione e della natura chimica delle specie coinvolte. Alle fonti sicuramente di origine antropica, debbono essere aggiunte fonti naturali quali emissioni da vegetazione, trasporto di sabbie dall’Africa settentrionale, emissioni vulcaniche e spray marino, delle quali anche la Direttiva sulle polveri fini chiede di tenere conto. È inoltre necessario tenere presente che la molteplicità delle fonti dell’inquinamento è più importante ai confini e al di fuori delle città, mentre al loro interno i principali fattori di impatto sulla salute e sull’ambiente sono costituiti essenzialmente dal traffico veicolare, dal riscaldamento domestico, dalla cottura dei cibi e dal fumo di sigaretta. Un secondo fattore fondamentale per una corretta interpretazione dei fenomeni di inquinamento atmosferico è costituito dalla meteorologia, che assume un’importanza primaria non solo nel determinare le concentrazioni nelle aree urbane, ma anche per la diluizione, il trasporto e la ricaduta al suolo degli inquinanti nelle regioni limitrofe. Poiché la gestione attraverso provvedimenti appositamente pensati per le emergenze non solo non elimina il problema dell’inquinamento ambientale, ma anzi distoglie l’attenzione degli Amministratori e dell’opinione pubblica dall’estensione e complessità del fenomeno e sembra esimere dall’approntare piani a medio e lungo termine per la riduzione mirata delle emissioni più significative, occorre formulare nuovi più rigorosi approcci alla soluzione di questo problema. Inoltre, l’adozione di provvedimenti-tampone tesi a migliorare la situazione ambientale all’interno delle grandi città (blocco o limitazioni alla circolazione), oltre ad essere sostanzialmente inefficace in qualche caso può anche aggravare il tasso d’inquinamento nelle regioni limitrofe. In una prospettiva generale, a fronte della domanda di ridurre gli attuali livelli di inquinamento, in particolare quello da materiale particellare, entro i valori-limite stabiliti dalla legge, è necessaria in primo luogo un’estesa conoscenza dei fenomeni che influiscono sull’inquinamento urbano e industriale; questa conoscenza, a sua volta, non può prescindere dalle misure ambientali, compiute secondo criteri e procedure che soddisfino l’esigenza di precisione ed accuratezza elevate ed adeguate alla variabilità temporale del fenomeno. Questo elemento del problema-inquinamento apre le porte ad un’ampia discussione, che sarà il soggetto di un lavoro di prossima pubblicazione.
Ringraziamenti
Gli Autori desiderano ringraziare il Ministero dell’Ambiente (programma: “Elementi conoscitivi per l’applicazione in Italia delle Direttive Comunitarie sulla Qualità dell’aria per il materiale particolato sospeso”) ed il Comune di Roma (Servizio Inquinamento Atmosferico, Dipartimento Politiche Ambientali ed Agricole) per il finanziamento delle ricerche descritte e l’ARPA Lazio per aver gentilmente fornito i dati della rete di monitoraggio della qualità dell’aria. Gli Autori sono inoltre riconoscenti alla dott.ssa M. Catrambone, al dott. A. Di Menno, al dott. E. Guerriero ed al dott. A. Sbrilli per il prezioso aiuto prestato nello svolgimento delle misure sperimentali, ed alla sig.ra T. Sargolini, al sig. M. Bianchini ed al sig. S. Pareti per la loro valida assistenza tecnica.