Italia Solare e gli incentivi al fotovoltaico

Italia Solare: gli incentivi al fotovoltaico come investimento per indipendenza energetica, sviluppo sostenibile e contributo all’economia reale.

Pubblicato il 6 maggio 2015

Il Presidente della Commissione Industria al Senato, Massimo Mucchetti, sostiene che “la produzione di energia elettrica che viene da fonti rinnovabili, circa 15 miliardi di euro, è uno spreco enorme”. Italia Solare, associazione che rappresenta produttori e operatori del fotovoltaico e semplici sostenitori di un modello energetico sempre più basato sulle rinnovabili – fotovoltaico in particolare – e sempre meno sulle fonti fossili, manifesta il proprio dissenso dinanzi a simili affermazioni.

Il solo fotovoltaico, grazie agli incentivi del Conto Energia, che a regime saranno 6,7 miliardi di euro all’anno, già copre il 7,5% della domanda di energia elettrica nazionale e grazie a quegli stessi incentivi si è permessa una riduzione drastica dei costi degli impianti fotovoltaici, tanto da renderli ora convenienti senza sussidi – è il caso degli impianti industriali – e con la semplice detrazione fiscale – è il caso degli impianti residenziali.

Secondo Italia Solare Mucchetti dimentica il beneficio per l’ambiente, per la bilancia dei pagamenti nazionali – che si avvantaggia della maggiore indipendenza dalle importazioni di petrolio, gas e carbone dall’estero – per il prezzo dell’energia elettrica che in borsa è sceso in modo sostanziale proprio grazie al fotovoltaico, riduzione che la Commissione presieduta da Mucchetti dovrebbe preoccuparsi di trasferire agli italiani, invece che esprimersi contro le rinnovabili, supportando al contrario sempre e solo le fonti fossili.

Si continua inoltre a pensare che gli incentivi alle rinnovabili siano tutti profitti di chi ha semplicemente seguito un invito dello Stato Italiano, che giustamente ha puntato a sfruttare le risorse pulite presenti sul territorio nazionale.

Si dimentica che per un periodo compreso almeno tra 15 e 18 anni i ricavi da incentivi alle rinnovabili sono destinati: per il 20% circa per i servizi tecnici e amministrativi necessari al funzionamento degli impianti; per il 40% circa per pagare le rate degli investimenti effettuati per la produzione e la progettazione degli impianti; per il 30% circa per interessi alle banche, senza i quali non sarebbe stato possibile effettuare gli investimenti; per il 5% circa sono tasse (fondi che ritornano allo Stato, quindi agli italiani); per il 5% circa sono utili post tasse per i proprietari degli impianti.

In soldoni, dei soli 6,7 miliardi destinati al fotovoltaico: 6 miliardi di euro vanno a fornitori di beni e servizi tecnici e amministrativi e banche; 0,35 miliardi di euro tornano ai cittadini italiani sottoforma di tasse; 0,35 miliardi di euro è l’utile per i proprietari degli impianti.

Il 25-30% degli incentivi alle rinnovabili sono quindi Pil e tasse, con un contributo indiscutibile anche all’economia reale. Questi numeri smentiscono pertanto l’affermazione di Mucchetti: “il sistema incentivante per le rinnovabili è un’iniziativa scollegata dall’economia reale e dal benessere dei cittadini”.

Italia Solare si chiede perché tutto questo accanimento contro le rinnovabili e nessuna presa di posizione sugli sgravi fiscali a favore delle fonti fossili, a cui Mucchetti non fa mai riferimento: la discussione sui prezzi dell’energia elettrica richiede rigore scientifico e non slogan, pure scorretti nei contenuti.

Secondo Italia Solare non ci si può attendere molto da chi pensa che la soluzione a seri problemi ambientali causati dallo sfruttamento del petrolio in Basilicata sia spostare centinaia di famiglie – in parte pure facendo pagare i relativi costi alle stesse famiglie – anziché pensare a stoppare l’inquinamento e a bonificare, con costi a carico di chi inquina.



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