Impiego di carbone attivo in polvere nel trattamento acque reflue di liquami industriali

Pubblicato il 15 novembre 2001

Sia per la richiesta da parte degli utenti di un maggior sfruttamento del sistema depurativo, sia per le sempre più restrittive regolamentazioni ambientali (D.lgs.152/99).

Attraverso l’addizione di carbone attivo in polvere nel sistema biologico, la capacità depurativa esistente può essere incrementata escludendo, a volte, interventi sulla parte impiantistica del sistema di depurazione.

Il carbone attivo (sia esso in polvere che granulare) è un prodotto adsorbente, in cui l’elevata porosità deriva da un processo ad alto contenuto tecnologico.

È un materiale ausiliario ad elevato tenore di carbonio, che collega piccolissimi cristalli di graffite, formando una struttura tridimensionale di tipo spugnoso.

Quando viene posto in ambiente gassoso o liquido, manifesta una forte attitudine ad attrarre e fissare sulla sua superficie le molecole dei composti che lo circondano.

L’attitudine all’adsorbimento presuppone l’esistenza di forme di attrazione intense che sono in funzione della superficie esterna, della distribuzione e della dimensione dei pori.

La produzione di carboni attivi da materie prime contenenti carbonio (torba, antracite, noci di cocco, legna ecc.) è chiamata attivazione.

In pratica avviene una vera e propria combustione (carbonizzazione) atta a creare un alto grado di porosità su un’ampia area superficiale.

Questo processo porta alla produzione di un “ microcristallino”, struttura costituita in maniere più uniforme possibile da un elevatissimo numero di pori di diversa grandezza, che si distinguono in Micro, Meso, e Macro, con raggi dai 10 A ai 250 A e più.

L’attivazione può avvenire con gas (vapore acqueo o anidride carbonica) o chimicamente (con acido fosforico e cloruro di zinco).

Nell’attivazione con gas si parte da una materia prima già trattata (carbone da noce di cocco o da torba) che si fa reagire con vapor d’acqua o anidride carbonica o miscela dei due a temperature variabili tra i 750 e i 1200 °C.

L’ossigeno presente genera per combustione i pori desiderati

Per avere un’attivazione di tipo chimico si parte da materie prime non trattate che sono addizionate con prodotti chimici indispensabili per l’attivazione come l’acido fosforico o zinco cloruro in soluzione.

Si porta poi ad alta temperatura per eliminare l’acqua presente, permettendo così la creazione dei pori.

I prodotti chimici sono recuperati mediante lavaggio al termine della reazione.

La quantità di prodotti chimici utilizzata e le differenti temperature di lavoro determinano i vari tipi di carbone.

La divisione Ecologia Ambiente di Mucedola, azienda milanese attiva nei settori della dietetica per animali da ricerca e di soluzioni per l’ambiente, utilizza per trattamenti depurativi carboni attivati termicamente, in modo da evitare sia l’impiego di sostanze inquinanti in fase di attivazione, sia possibili rilasci di metalli o composti del fosforo durante l’impiego del carbone.

Dopo l’attivazione si controlla il pH (normalmente quello attivato con gas è alcalino).

Seguono poi ulteriori lavorazioni (rimozione delle ceneri che possono contenere alte concentrazioni di Fe e Ca, attacchi acidi, eluizioni, ecc.) allo scopo di migliorare sempre di più le caratteristiche ed ampliarne gli impieghi.

Scelto il carbone attivo più adatto allo specifico scopo, è necessario dosarlo attentamente nel sistema depurativo.

Il dosaggio del carbone attivo in polvere (CAP) direttamente nella vasca di ossidazione di un impianto a fanghi attivi o nella vasca di reazione di un impianto chimico-fisico è un’operazione indicata quando il carico organico dei reflui è costituito da sostanze difficilmente biodegradabili, nocive o tossiche; in alcuni casi inoltre tale intervento può sostituire il trattamento terziario con colonne a carbone attivo granulare o, quantomeno, ridurre il carico organico immessovi.

Principali vantaggi

I principali vantaggi derivanti dall’aggiunta di un opportuno dosaggio di CAP nella vasca di ossidazione di un impianto a fanghi attivi o nella vasca di reazione di un impianto chimico-fisico sono:
• aumento dell’abbattimento del COD (dal 55 al 75%);
• aumento dell’abbattimento del BOD (dal 78 al 98%);
• aumento della nitrificazione dell’ammoniaca;
• aumento dell’abbattimento dei tensioattivi (96%);
• aumento della sedimentazione dei fanghi attivi;
• aumento del rendimento dell’aerazione, con risparmi energetici;
• aumento della capacità totale di adsorbimento nel sistema;
• diminuzione od eliminazione degli odori sgradevoli;
• diminuzione od eliminazione del “bulking”;
• diminuzione delle schiume;
• maggior economia nella successiva manipolazione dei fanghi;
• diminuzione dell’impiego di additivi chimici (flocculanti, coagulanti, antischiuma od altro) e quindi dei costi.

Aumento dell’abbattimento del COD e BOD5

L’abbattimento del COD e del BOD5 aumenta in quanto il sistema fango – acqua – carbone migliora l’adsorbimento delle sostanze non biodegradabili con conseguente aumento delle sostanze biodegradabili.

Molto importante rimane l’enfatizzazione dell’ossidazione catalitica di alcuni composti come CN- HS- e sostanze derivanti dalla sintesi dei gruppi cromofori dei coloranti.

Miglioramento della nitrificazione

Il miglioramento della fase di nitrificazione è dovuto all’aumento della velocità delle reazioni biochimiche che avvengono nel reattore biologico e che determinano la riduzione del volume dei fanghi.

Lo stesso avviene anche mediante l’adsorbimento dei composti inibitori della nitrificazione.

Aumento dell’abbattimento dei tensioattivi

I tensioattivi sono adsorbiti ed ossidati dal sistema con una velocità del 30% maggiore rispetto ad impianti convenzionali.

Aumento della sedimentazione dei fanghi

La velocità di sedimentazione dipende dalla grandezza del fiocco e dalla densità dei fanghi.

Poiché il carbone attivo ha una densità maggiore rispetto a quella dei fanghi attivi (CAP = 1,2; fango = 1,09), quando il fiocco ingloba il carbone attivo la sedimentazione aumenta.

La tendenza naturale dei batteri ad attaccarsi a una superficie fissa viene stimolata dalla presenza del carbone attivo in quanto si verifica in continuo l’adsorbimento-desadsorbimento dell’ossigeno e del materiale biodegradabile.

Ciò favorisce per ultimo la formazione di fiocchi più grossi in quanto diminuiscono i fattori inibenti all’interno dei fiocchi stessi.

Aumento dell’efficienza dell’areazione

L’efficienza dell’areazione è correlata alla concentrazione di ossigeno; esso infatti, aumentando considerevolmente in presenza di carbone attivo in polvere a causa del fenomeno dell’adsorbimento delle microbolle, viene poi ceduto in misura maggiore al sistema durante il desadsorbimento (fenomeno che rende l’ossigeno disponibile ai microrganismi).

In questo modo è favorito l’intero metabolismo del sistema.

Miglioramento della fase totale di adsorbimento dell’impianto

Il miglior adsorbimento porta principalmente ad una maggior protezione dei batteri nei confronti dei composti tossici, in quanto i micropori sono densamente popolati da numerose colonie e costituiscono pertanto siti protetti dall’azione predatrice dei protozoi batteriofagi.

Le positive conseguenze sono una miglior protezione contro i carichi improvvisi, una prevenzione del bulking ed una riduzione dei solidi sospesi nell’effluente.