Impatto ambientale degli impianti di depurazione.

Pubblicato il 17 marzo 2002

Emissione di sostanze maleodoranti

L’emissione di sostanze maleodoranti può essere considerata senza dubbio uno dei più importanti elementi di incidenza sull’ambiente e sul benessere collettivo dovuto ad un impianto di trattamento delle acque. Tale impatto può assumere un ruolo ancor più rilevante e condizionante in relazione alla scelta del sito di localizzazione di un nuovo insediamento depurativo, e richiede comunque un’adeguata valutazione nelle procedure di verifica della compatibilità ambientale. L’emissione di odori, inoltre, rappresenta una forma di inquinamento difficilmente quantificabile, dal momento che la loro percezione si basa su fattori soggettivi quali la sensibilità dell’individuo, l’assuefazione ad un dato odore e la saturazione olfattiva, che può determinare una perdita di sensibilità. A valle degli interventi di contenimento delle sostanze maleodoranti ormai universalmente adottati, consistenti principalmente in sistemi di captazione dell’aria e convogliamento della stessa ad appositi impianti di deodorizzazione, la stima va riferita alle emissioni dalle fasi di trattamento che avvengono a cielo aperto e ai residui di composti odorigeni presenti nei fumi emessi dai camini degli impianti di deodorizzazione.
Le principali classi di sostanze maleodoranti riscontrabili in impianti di trattamento delle acque reflue sono costituite da composti solforati ed azotati, organici ed inorganici, e da alcune famiglie di composti organici, quali acidi volatili, aldeidi e chetoni. Di queste sostanze, possono essere assunte come indicatori principali dell’emissione, per le basse soglie che presentano e per le quantità emesse, l’idrogeno solforato (o acido solfidrico) ed i mercaptani. Assumendo per tali sostanze valori di soglia di percettibilità media pari a circa 0,0005 mg/m3 per l’idrogeno solforato e 0,001 mg/m3 per i mercaptani (etilmercaptano), si può ritenere che la soglia di tollerabilità o di fastidio sia fissata ai seguenti valori:
– idrogeno solforato: 0,005 mg/m3;
– mercaptani: 0,01 mg/m3;
corrispondenti ad un valore dieci volte superiore alla soglia di percettibilità olfattiva.
Complessivamente i composti solforati rappresentano la maggioranza delle sostanze osmogene presenti, soprattutto sotto forma di acido solfidrico. La loro fonte principale è rappresentata da processi biologici di degradazione anaerobica che, in condizioni di setticità dei liquami, ne determinano la produzione a partire da solfati e composti organici solforati. La stima dell’impatto prodotto da emissioni in atmosfera fa ricorso a strumenti modellistici che, tramite un’adeguata descrizione dei fenomeni di trasporto e diffusione degli inquinanti nel mezzo atmosferico, forniscono i livelli di concentrazione attribuibili all’emissione in tutti i recettori di interesse. Il modello di simulazione proposto è l’ISC (Industrial Source Complex, EPA….), applicabile in due versioni distinte:
– ISC long term, in grado di calcolare valori di concentrazione delle sostanze osmogene mediati su un anno o su una stagione;
– ISC short term, in grado di fornire le concentrazioni su basi temporali ristrette (mediate sull’ora); tale versione appare più indicata per il caso in esame in virtù della natura degli effetti dei composti maleodoranti, solitamente acuta e a breve termine.
Anche per l’applicazione di questo modello, le principali difficoltà sono legate alla reperibilità dei dati ambientali richiesti in input; i dati meteorologici (fondamentalmente direzione e velocità del vento, classe di stabilità atmosferica e temperatura) devono infatti essere forniti con un dettaglio adeguato alla precisione temporale richiesta nei risultati. Appare più facilmente applicabile, quindi, la versione climatologica (long term) che richiede in ingresso i valori delle frequenze di occorrenza delle categorie di velocità e direzione del vento, classificate per ogni categoria di stabilità atmosferica. La simulazione così ottenuta consente di individuare l’ambito territoriale coinvolto dalla diffusione di sostanze maleodoranti, rappresentato da aree di isoconcentrazione. Per quanto riguarda i dati sorgente, ovvero la descrizione e quantificazione delle emissioni, mentre da un lato si può fare ricorso a caratteristiche fisiche e cinetiche desumibili dai calcoli di progetto, dall’altro appare più complessa la scelta di fattori di emissione, in particolar modo per le sorgenti areali. L’individuazione di questi ultimi è tuttavia possibile attraverso dati di letteratura.

Emissioni acustiche

La componente di rumore legato ad un impianto di disinquinamento delle acque che deve essere oggetto di uno studio di impatto è riferibile alle emissioni acustiche ambientali, ovvero quel rumore che si propaga in ambiente libero e che va a danneggiare la popolazione umana presente nell’intorno dell’area che ospita l’impianto. La previsione dell’impatto acustico prodotto da un nuovo insediamento depurativo presenta problemi di complessa soluzione. Infatti, a differenza dell’impatto prodotto da sorgenti mobili (traffico su gomma, su ferro, aereo), non esistono algoritmi di previsione, data la molteplicità di variabili che concorrono alla definizione del problema: si pensi, ad esempio, all’orientamento della sorgente rumorosa all’interno dell’area, all’eventuale interposizione di barriere fono-assorbenti quali altre macchine o pareti, ad eventuali interventi di incapsulamento delle macchine, ecc. Tali fattori introducono, in un potenziale algoritmo di estrapolazione e propagazione, un errore tale da rendere non significativi i risultati ottenuti.