Ieri, la Commissione europea ha preso ulteriori provvedimenti contro l’Italia che non ha ancora provveduto a far sì che l’Ilva funzioni in conformità alla normativa UE in materia di emissioni industriali, con conseguenze potenzialmente gravi per la salute umana e per l’ambiente. La Commissione ha già inviato all’Italia due lettere di costituzione in mora, nel settembre 2013 e nell’aprile 2014, con le quali ha invitato le autorità italiane ad adottare misure per assicurare che l’esercizio dell’impianto Ilva venga messo in conformità con la direttiva sulle emissioni industriali.
La direttiva sulle emissioni industriali , che ha sostituito la direttiva sulla prevenzione e la riduzione integrate dell’inquinamento a decorrere dal 7 gennaio 2014, fissa gli obblighi a cui devono attenersi le attività industriali con un elevato potenziale di inquinamento. Stabilisce una procedura di autorizzazione e fissa requisiti, in particolare per quanto riguarda gli scarichi. Le autorizzazioni possono essere rilasciate solo se sono soddisfatte diverse condizioni ambientali, affinché le stesse società siano responsabili della prevenzione e della riduzione dell’eventuale inquinamento da loro causato. L’autorizzazione garantisce l’applicazione delle misure di prevenzione dell’inquinamento più opportune e dispone il riciclaggio o lo smaltimento dei rifiuti nel modo meno inquinante possibile.
Sebbene alcune carenze siano state risolte, sono state rilevate ancora molte le violazioni della direttiva sulle emissioni industriali. La Commissione ha concesso all’Italia due mesi per rispondere.
La maggior parte dei problemi deriva dalla mancata riduzione degli elevati livelli di emissioni non controllate generate durante il processo di produzione dell’acciaio. Ai sensi della direttiva sulle emissioni industriali, le attività industriali ad alto potenziale inquinante devono essere munite di autorizzazione. L’Ilva pur avendo un’autorizzazione per svolgere le sue attività, non ne rispetta le prescrizioni in numerosi settori. Di conseguenza, l’impianto sprigiona dense nubi di particolato e di polveri industriali, con conseguenze potenzialmente gravi per la salute della popolazione locale e per l’ambiente circostante.
Le prove di laboratorio evidenziano un forte inquinamento dell’aria, del suolo, delle acque di superficie e delle falde acquifere, sia sul sito dell’Ilva sia nelle zone adiacenti della città di Taranto. In particolare, l’inquinamento del quartiere cittadino di Tamburi è riconducibile alle emissioni dell’acciaieria.