Grana Padano DOP: carbon footprint certificata

Pubblicato il 12 maggio 2015

Il progetto di calcolo della prima Carbon Footprint del Grana Padano prodotto nel caseificio di Volta Mantovana dell’azienda Santangiolina è promosso e co-finanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ed è stato eseguito dal Politecnico di Milano (Dipartimenti di Energia e Design) in collaborazione con il Distretto Latte Lombardo. Il progetto rientra nell’ambito del “Bando per il calcolo dell’impronta di carbonio dei prodotti di largo consumo”.

Csqa, ente di certificazione di punta a livello nazionale nel settore dell’agroalimentare, si è occupato di certificare che il prodotto fosse conforme alla recente e specifica normativa Iso/TS 14067:2013 – Gas a effetto serra – Impronta climatica dei prodotti (Carbon footprint dei prodotti). Il certificato è stato consegnato in occasione di Tuttofood, presso lo stand di Csqa Certificazioni, dal Presidente di Csqa Luigino Disegna e dal Direttore Generale e Amministratore Delegato di Csqa Pietro Bonato ad Antonio Baietta, Presidente di Santangiolina Latte.

L’iniziativa prevede il calcolo della Carbon Footprint, cioè la somma delle emissioni e rimozioni di gas serra espressa in CO2, di 1 kg di Grana Padano DOP stagionato 9 mesi relativa a tutta la filiera produttiva nel corso di un anno (il 2013 è il periodo di riferimento). La valutazione dell’impronta di carbonio è stata svolta da Csqa seguendo la metodologia della Life Cycle Assessment che permette di individuare i diversi impatti in relazione alle fasi dell’intero ciclo di vita del Grana Padano DOP: stalla (pre-produzione), caseificio (produzione), distribuzione e packaging, uso (inclusi i servizi), dismissione (End of Life) e scarto generato dall’utente, in questo caso la crosta del Grana consumata.

Dalle analisi effettuate è emerso che la maggior parte delle emissioni climalteranti proviene dalle fermentazioni enteriche (Metano Biogenico) prodotte nel corso dei processi digestivi e di gestione delle deiezioni degli animali, seguite dai mangimi acquistati e dallo stoccaggio dei reflui (Metano e Protossido di Azoto). La fase di lavorazione industriale nel caseificio ha, invece, un’incidenza molto contenuta, di poco inferiore al 10%, mentre gli scarti derivati dalla crosta hanno una discreta rilevanza (7% circa). I processi di trasporto, sia per il conferimento del latte dalle stalle al caseificio sia per la consegna del Grana Padano DOP presso gli spacci, hanno un’incidenza marginale, mentre la gestione del fine vita del packaging un impatto pressoché irrilevante.

“Il Grana Padano DOP dell’azienda Santangiolina”, ha spiegato Pietro Bonato, Direttore Generale e Amministratore Delegato di Csqa, “è il primo a ricevere la certificazione Carbon Footprint. Siamo stati chiamati, in quanto ente terzo, a garantire che i dati relativi ai gas climalteranti, o greenhouse gas (GHG), siano in linea con le pertinenti norme internazionali e nazionali sulla quantificazione, monitoraggio e rendicontazione. Ci auguriamo che altre realtà imprenditoriali possano prendere spunto dall’esperienza di questa azienda e che vogliano intraprendere lo stesso percorso virtuoso”.

“Da sempre attenti alla sostenibilità ambientale della nostra produzione”, ha detto Antonio Baietta, Presidente di Santangiolina Latte, “abbiamo voluto calcolare la Carbon Footprint del Grana Padano DOP per estendere poi questa certificazione ad altre due DOP: il Taleggio e il Quartirolo Lombardo. Dal 2002 possiamo vantare un sistema di qualità certificato Uni EN Iso 9001:2000 da Csqa per le attività di raccolta di latte crudo e assistenza tecnica ai nostri Soci, oltre che per la produzione dei DOP Grana Padano, Taleggio, Quartirolo Lombardo e altri formaggi freschi e latticini nei nostri caseifici di Volta Mantovana e Pandino. Ad oggi raccogliamo, controlliamo e gestiamo circa 230 milioni di litri di latte l’anno, ritirati giornalmente in 300 allevamenti tra Lombardia e Piemonte”.
“Anche il rispetto dell’ambiente per un prodotto millenario e radicato nel territorio, com’è il nostro”, ha dichiarato Stefano Berni, Direttore del Consorzio Grana Padano, “non solo è essenziale ma è addirittura una condizione di vita per la continuità”.



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